venerdì 27 novembre 2009

Un libro sui francescani a Piacenza

Sabato prossimo, 28 novembre, alle ore 16, nella basilica di Santa Maria di Campagna verrà presentato il libro di Franco Fernandi “Piacenza e Francesco d’Assisi – Alla riscoperta della presenza francescana”, edito dalla Berti. Interverranno, oltre all’autore, padre Berardo Rossi ofm, padre Raffaele Russo ofm cap. ed il giornalista Roberto Mori. Nell’occasione, la Corale di Santa Maria di Campagna, eseguirà alcuni canti francescani.
La presentazione del libro, che ricostruisce la presenza di questi religiosi a Piacenza dal Duecento ai nostri giorni, rientra nelle iniziative promosse per ricordare l’ottocentesimo anniversario dell’approvazione, da parte di papa Innocenzo III, della prima Regola che San Francesco aveva predisposto per i suoi frati nel 1209; è appunto la “Protoregola”. Un altro momento dedicato a questa ricorrenza si avrà domenica prossima, alle ore 11, con una solenne concelebrazione eucaristica, sempre nella basilica di Santa Maria di Campagna.

SCHEDA SUL VOLUME DI FRANCO FERNANDI.

Le celebrazioni per l’ottavo centenario dell’approvazione della “Protoregola” dell’Ordine dei Frati Minori (1209) ci forniscono l’occasione per poter tracciare un bilancio della presenza dei francescani nella nostra città e provincia. Il loro arrivo a Piacenza, databile intorno agli anni 1228-1230 (sulla datazione non c’è concordanza tra gli storici), li vede insediarsi in un luogo poco distante dalle mura cittadine, nelle vicinanze di Porta San Raimondo, ove sorge ancora oggi l’ex Monastero di Santa Chiara e dove i frati si tratterranno sin verso il 1280, quando si trasferiscono nel centro della città, a fianco della basilica di San Francesco, che è in costruzione. All’origine della costruzione di questo grandioso tempio, dedicato al Santo di Assisi, vi è la liberalità di Ubertino Landi “ ... quel gran ghibellino e capo di rissa… a fine di risarcire in qualche parte i mali esempi per lui dati al mondo in addietro”(Poggiali, V volume, pagg. 385 ss.), che dona ai frati il suo palazzo e altre case da lui comprate nelle vicinanze, affinché vi costruissero una sede più comoda e più adatta alla loro vita. Sorge così, seppur tra mille difficoltà, il grande convento e la basilica di San Francesco in Piazza. Qui i frati rimangono dal 1336 al 1810, quando in seguito alle soppressioni napoleoniche, sono costretti ad abbandonare chiesa e convento, che diventano sede di parrocchia affidata al clero secolare.
Nel secolo XV l’Ordine francescano aveva visto una riforma spirituale con la nascita dei Frati Minori, chiamati Osservanti, che si distingue per il genere di vita, dalla corrente detta dei Conventuali.
Nel 1420 si trova a predicare a Piacenza, San Bernardino da Siena, frate minore osservante, egli con la sua parola ardente suscita un tale entusiasmo che la Comunità piacentina supplica Papa Martino V a voler concedere ai frati dell'Osservanza il convento di Santa Maria di Nazareth, fuori Porta San Raimondo, nell’area occupata oggi dall’Ospedale Militare. Piacenza accoglie così una seconda comunità di frati francescani.
In seguito, a partire dal 1547, agli Osservanti è affidato, il complesso di Santa Maria di Campagna; ancora oggi, con il semplice nome di Frati Minori, essi sono custodi della basilica cittadina.
Piacenza, nel corso dei secoli, vede l’insediarsi di altre comunità francescane. I Frati del Terz’Ordine Regolare sono presenti nella chiesa di S.Antonio Abate e Santa Maria di Loreto (sorgeva nelle vicinanze della chiesa di San Savino; di essa non resta nulla) mentre i Conventuali Riformati hanno una fugace presenza nella nostra città negli anni 1619-1626 in Santa Margherita. Nell’anno 1568 Piacenza vede l’arrivo di un'ulteriore presenza francescana, i frati minori cappuccini, che subentrano agli Amadeiti nel convento di San Bernardino da Siena, sullo Stradone Farnese, ove sono tuttora presenti, nella chiesa detta popolarmente di S. Rita.
Anche il ramo femminile dell’Ordine Francescano ha una valida presenza nella nostra città; le suore Clarisse arrivano a Piacenza contestualmente alla prima comunità maschile fondando un monastero poco fuori Porta San Raimondo. Negli anni successivi le suore subentrano, ai frati minori, nel convento posto sullo Stradone Farnese, che da quel momento viene intitolato a Santa Chiara. Le Clarisse sono presenti anche nel monastero di Valverde, posto sull’attuale via Taverna nell’area prospiciente il vecchio ingresso dell’Ospedale Civile. Questa comunità è particolarmente beneficata dal Cardinale Giulio Alberoni (nato a poche decine di metri da quel monastero) che, non solo si dimostra provvido benefattore, ma anche attento e risoluto custode dell’osservanza della Regola e delle vicende amministrative del monastero.
Ultime nel tempo, ma non per ordine di importanza, troviamo le Suore Cappuccine presenti per circa due secoli (1613-1810) nella chiesa di San Carlo in via Torta.
Anche la nostra provincia è sede di importanti insediamenti francescani. Bettola, Bobbio (un convento maschile e un monastero di clarisse), Borgonovo, Castel San Giovanni, Castell’Arquato, Fiorenzuola (ove è presente ancora oggi una comunità di Frati Minori), Monticelli d’Ongina e Rocca d’Olgisio conoscono nel corso dei secoli, l’importanza di una presenza religiosa che si mostra determinante per la crescita spirituale e culturale di quelle comunità.

A Piacenza i francescani hanno un ruolo determinante nella fondazione del nostro Ospedale Civile e del Monte di Pietà, quest’ultimo insostituibile baluardo contro la piaga dell’usura. L’assistenza spirituale agli ammalati vede, i Frati Cappuccini attivi per oltre tre secoli (1687-1997) nel nostro Ospedale e nei vari luoghi di cura che negli anni sorgono nel nostro territorio.
La presenza dei francescani anche in tempi recenti si dimostra efficace, particolarmente con l'assistenza alle giovani generazioni, spesso nel disagio, come testimoniato dall’opera di due Frati Minori di S. Maria di Campagna, Fra Paolo Ligutti e Fra Gherardo Gubertini, fondatore quest’ultimo nel 1948, della Casa del Fanciullo, benefica istituzione ancora attiva ai nostri giorni.