sabato 22 marzo 2008

Ambrosio per la Via Crucis: preghiamo perché tutti conoscano la croce di Cristo

Care sorelle, cari fratelli,
il racconto della Passione secondo Giovanni inizia con Gesù nell’’orto degli ulivi’, prostrato per l’angoscia di morte. Nella prima lettura il profeta Isaia esclama: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… È stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità».
Anche noi abbiamo iniziato la Celebrazione, prostrati a terra, come Gesù nell’orto degli ulivi.
Ora ci poniamo in contemplazione della croce e del suo mistero. Fissando lo sguardo sul volto lacerato e dolente del crocifisso, noi questa sera contempliamo e adoriamo la santa croce: in essa riconosciamo il simbolo della nostra salvezza, perché il mistero della Croce è il mistero della Redenzione.
Portiamo questa sera ai piedi della croce noi stessi e l’umanità intera. E insieme portiamo tutta l’iniquità del male, quello spensierato che quasi non ha coscienza di sé e quello consapevole e intenzionale.
E lì, ai piedi della croce, ci rendiamo conto che nessuna nostra iniquità è più grande del perdono di Cristo: la salvezza è offerta a tutti. La croce è la rivelazione dell’amore del Figlio che ama l’uomo sino alla fine: un amore più grande del peccato, un amore più forte della morte. La via della croce, percorsa del suo Figlio fatto uomo, è la via che conduce alla risurrezione e alla vita eterna.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato svela la verità della croce. L’amore del Figlio, come ci è stato ricordato nella seconda lettura, è amore che condivide fino in fondo la nostra condizione umana. «Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, eccetto il peccato». È questa totale condivisione che ha portato Gesù fino alla morte di croce.

La Croce che contempliamo e adoriamo è il nostro tesoro. Nel Battesimo siamo stati segnati con il segno della croce: siamo diventati in Cristo figli del Padre. Tutto nella nostra vita cristiana è come autenticato da questo marchio, da questa garanzia: ogni luce di speranza viene di qui, da questo patibolo degli schiavi che è diventato la sorgente del mondo rinnovato.
La croce è il segno distintivo della nostra identità di cristiani, è la nostra tessera di riconoscimento. Ai piedi della croce il popolo che “Dio si è acquistato" è chiamato a intercedere per tutte le genti, per tutta la famiglia umana, per annunciare a tutti gli uomini le grandi opere di Dio, il suo progetto di universale misericordia.
Il pensiero di tanti che non conoscono ancora il mistero e la grazia di questo segno ‑ non conoscono il grande e unico avvenimento di salvezza che è il cuore della storia del mondo ‑ ci rattrista e al tempo stesso ci sprona a pregare, come stiamo per fare nella grande ‘preghiera universale’, quasi allargando le braccia della croce sino ai confini della terra per far sentire a tutti la tenerezza dell’amore di Dio che tutto perdona. E ci sprona a far nostra la parola di san Paolo e a testimoniarla nella vita: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo».
Anche a nome di tanti che non conoscono il mistero e la grazia della croce, cantiamo con voce commossa il nostro saluto adorante: “Ecco il legno della croce, al quale fu appeso Cristo, Salvatore del mondo”.

† Mons. Gianni Ambrosio,Vescovo Piacenza-Bobbio

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.