giovedì 10 gennaio 2008

Ambrosio: "Vorrei intervistare io i giornalisti su Piacenza"

Questa mattina il vescovo eletto di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ha incontrato per la seconda volta i giornalisti piacentini nella curia di piazza Duomo. Ecco alcune sue frasi:

L'INGRESSO - "Un'unica celebrazione per l'ordinazione e la presa di possesso nel duomo di Piacenza. "Saremo anche in Quaresima e dunque occorrerà limitare tutte quelle celebrazioni che ci possono distogliere dal cammino che porta alla Pasqua".
BOBBIO - "Vorrei fare una celebrazione d'ingresso anche nella cattedrale di Bobbio o il giorno successivo o la domenica dopo".
IL PAPA - "Mercoledì prossimo andrò alla congregazione per i vescovi per la professione di fede ed il giuramento, non so se riuscirò a vedere anche il Santo Padre. Mi piacerebbe ringraziarlo per la nomina".
I GIORNALISTI - "Vorrei rivolgere io qualche domanda ai giornalisti chiedere qualche cosa di Piacenza, di come vedete la diocesi, il territorio. La mia non è una provocazione ma un desiderio di conoscenza".

Chiesa e non solo nel marasma mediatico

Nel marasma mediatico odierno mi sembra significativo riportare questo scritto di monsignor Luciano Monari, risalente allo scorso 4 novembre in occasione della giornata per il quotidiano Avvenire. Penso sia valido per tutto.

"Chiesa strumentalizzata
nel marasma mediatico"



C’è un modo semplice per creare dal nulla una notizia appetibile: basta prendere le dichiarazioni di una persona pubblica che riesca a suscitare sentimenti forti di simpatia o di antipatia; estrarre da queste dichiarazioni un elemento significativo isolandolo dal contesto; dare l’interpretazione più provocatoria possibile e lanciare la notizia. È accaduto così per il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona dove la citazione di un testo medievale è stata fatta passare per un giudizio del Papa sull’Islam; è accaduto così per alcune dichiarazioni di monsignor Bagnasco quando gli è stato attribuito falsamente un giudizio odioso sui Dico. E gli esempi si potrebbero moltiplicare. In Italia la Chiesa fa notizia; ma fa notizia solo quando la si può collocare, a torto o a ragione, da una parte dello schieramento politico o la si può contrapporre polemicamente ad altre posizioni. Non è facile, in questo marasma della comunicazione, venire a sapere con precisione i fatti e riuscire a dare interpretazioni corrette, che rispettino i fatti stessi. Accade così che tensioni politiche o culturali si scaricano anche all’interno delle comunità cristiane creando sospetti, giudizi, contrapposizioni dolorose. Se non vogliamo lasciarci condizionare da visioni tendenziose, dobbiamo procurarci informazioni che siano complete e corrette, che nascano da una conoscenza dei meccanismi reali che operano nella vita ecclesiale. Non si tratta di rifiutare a priori i giudizi laicisti e nemmeno quelli anticlericali. Si tratta, però, di disporre degli strumenti conoscitivi necessari per valutare correttamente quello che viene detto di noi. Avvenire fa quello che qualche anno fa veniva chiamata “controinformazione”. Temi come quello della famiglia e della vita, dell’eutanasia e del testamento biologico, dell’Otto per mille e dell’esenzione Ici, sono bombe che vengono confezionate e gettate con piacere nello spazio della discussione pubblica. È giusto ascoltare, riflettere, formarsi un giudizio equilibrato; ma è necessario avere davanti i dati del problema, senza censure e senza alterazioni. E questo, purtroppo, non è la condizione di chi s’informa solo su giornali cosiddetti “laici”.

Avvenire, 4 novembre 2007
Monsignor Luciano Monari, Vescovo di Brescia