venerdì 30 ottobre 2009

Morto in Kenya monsignor Pozzi, aveva 101 anni

E' morto all'ospedale Aga Kan di Nairobi (Kenya) mons. Domenico Pozzi. Nato
a Castelsangiovanni il 9 luglio 1908, è stato ordinato sacerdote il 28
febbraio 1931. E' stato insegnante in seminario, curato in Sant'Antonino e
addetto alla Curia. Arciprete a Polignano nel 1939, nel 1949 con lo stesso
titolo è passato a Cortemaggiore. Ha rinunciato alla parrocchia il 1° maggio
1977 ed è partito missionario per il Kenia, restando sempre incardinato nel
clero diocesano. Il 29 novembre 1985 è stato nominato Cappellano di Sua
Santità.
Quanto ha fatto questo sacerdote nel Paese africano è noto. Alle ore 12,30
di oggi, quando è giunta a Piacenza ha notizia della sua morte, il vicario
generale mons. Lino Ferrari (il Vescovo è in alta Val Nure per la visita ai
sacerdoti) ha dichiarato: "E' terminato il lungo e fecondo cammino terrestre
di mons. Domenico Pozzi, decano del nostro Presbiterio. Lo accompagniamo con
la preghiera fraterna e riconoscente per il bene che ha seminato con il suo
ministero e il suo esempio, nella certezza che il Signore lo ha già accolto
tra i suoi 'servi fedeli'. In data da stabilire il vescovo mons. Gianni
Ambrosio presiederà una S.Messa di suffragio a Cortemaggiore". Da quanto apprendiamo da confratelli che gli erano vicini, mons. Pozzi aveva
già predisposto perchè il suo corpo fosse tumulato nel centro missionario
africano dove ha operato per tanti anni.

Morto monsignor Domenico Pozzi

Dossier Caritas-Migrantes, l'immigrazione in Emilia Romagna

EMILIA ROMAGNA
Dossier Statistico Immigrazione 2009


L a s t o r i a d e l l ’ i m m i g r a z i o n e i n r e g i o n e
In Emilia Romagna il saldo migratorio ha cambiato segno,
nel corso degli anni ’70, grazie ai flussi migratori provenienti dall’estero che si sono concentrati,
come altrove in Italia, nelle maggiori cttà. È un fenomeno che ha interessato
soprattutto Bologna, capoluogo e prima porta d’accesso in regione per un almeno un
decennio.
I flussi in entrata erano dovuti sia a motivi di studio universitario e alla tradizionale
accoglienza nei confronti di profughi politici (in particolare da America Latina, Grecia,
Eritrea) e rappresentanti di movimenti di liberazione, sia alle prime carenze di offerta nel
lavoro domestico e di assistenza alle persone. Ma è soprattutto dagli inizi degli anni ’90
che l’immigrazione straniera è risultata funzionale nel colmare le carenze dell’offerta di
forza lavoro nei sistemi economici regionali, in particolare quelli caratterizzati dalla piccola
e media impresa. Una dinamica particolarmente attrattiva hanno giocato i distretti
industriali regionali, come quello ceramico di Sassuolo, metalmeccanico di Modena e
biomedicale di Mirandola.
La presenza di immigrati in regione si è inizialmente sviluppata lungo la cosiddetta
“ Via Emilia”, nei capoluoghi di provincia, sia in direzione di Modena e Reggio Emilia sia
in direzione della costa romagnola. Una presenza che, in breve tempo, ha coinvolto
anche i centri minori, mentre sul finire della seconda metà degli anni Novanta ha
cominciato a interessare anche i comuni dell’Appennino.
Pur in questo contesto di immigrazione diffusa, si è osservata una concentrazione sia
delle residenze sia degli avviamenti al lavoro nelle aree provinciali di Modena, Reggio e
Bologna. Le direttrici dell’insediamento possono essere spiegate dalla disponibilità di
abitazioni e dalla diffusione delle presenze industriali di piccole e medie imprese. In
ragione della prima spiegazione si osserva che spesso il comune di residenza degli immigrati
stranieri non coincide con quello di lavoro. Sin dalle prime fasi, infatti, si è delineata
una differenziazione negli insediamenti a seconda del tipo di percorso migratorio: i
nuclei familiari si concentrano prevalentemente (anche se non esclusivamente) nei centri minori,
mentre le persone senza nucleo familiare al seguito tendono a concentrarsi
nei centri maggiori.
Negli ultimi otto anni, l’incremento medio degli stranieri residenti è risultato di oltre il
17%, mentre la quota di donne immigrate ha oltrepassato quella maschile alla fine del
2008. In questi anni si è anche registrata una crescita sostenuta di bambini stranieri
nelle scuole di ogni ordine e grado.

Una p r e s enza s emp r e p iù c ons o l idata e di f f u s a

La dinamica della presenza di cittadini stranieri in regione appare chiaramente da un
dato: dal 1993 al 2008 i residenti stranieri sono passati da 43.085 a 421.482. Ciò significa,
in termini di incidenza percentuale sul totale della popolazione, che si è passati
dall’1,1% al 9,7%.
Si tratta di una presenza la cui consistenza numerica tende quindi ad aumentare.
Come è stato evidenziato in un recente rapporto regionale, “i ritmi di crescita della
popolazione straniera in Emilia-Romagna sono rallentati rispetto al boom degli anni
novanta quando gli incrementi sfioravano il 20% annuo, ma mostrano comunque valori
medi annui attorno al 10%” (vd. Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio - ER,
L’immigrazione straniera in Emilia Romagna, Bologna, Clueb, 2009, p. 10). Va aggiunto
che l’ingresso nell’Unione Europea di Romania e Bulgaria ha influenzato la crescita dei
regolari ingressi di immigrati stranieri in regione.
Se si considerano i dati sui permessi di soggiorno (che non comprendono quelli scaduti
e in attesa di rinnovo) si può avere un’idea delle tendenze in atto. Al 31 dicembre
2008, su un totale regionale di 186.306 titolari di permessi di soggiorno, le province
che presentano maggiore numerosità sono quelle che hanno dimostrato, come già
detto, maggiore capacità d’attrazione: Bologna (35.305), Modena (35.291), Reggio
Emilia (34.603), che insieme totalizzano il 56,5% del totale regionale. Da tale punto di
vista, queste province confermano anche per il 2008 una presenza straniera ormai consolidata.
Ciò è confermato dal fatto che si tratta delle province in cui, nel corso di quell’anno,
il numero dei permessi rilasciati ha rappresentato il 61,3% del totale regionale
(27.103). Ciò è avvenuto con la seguente distribuzione territoriale: Bologna 6.121,
Reggio Emilia 5.699 e Modena 4.794.
A queste province del “consolidamento” della presenza straniera fanno da contraltare
quelle in cui la pressione immigratoria tende al “riequilibrio”. Sono i dati sulle residenze
a mostrarcelo, nella misura in cui registrano, rispetto a quelli sui flussi relativi ai permessi
di soggiorno, la presenza stabile degli stranieri in regione. Rispetto all’anno precedente,
nel 2008 le province in cui si è registrato un aumento dei residenti stranieri superiore
alla media regionale (15,3%) sono quelle di Ravenna (17,8%), Parma (17,5%), Piacenza
(16,6%), Ferrara (16,6%) e Rimini (16,1%). Il quadro che si chiarisce ulteriormente riferendosi
a un arco di tempo più ampio: dal 2004 al 2008, a fronte di un aumento media
regionale del 63,9%, le province che registrano valori superiori sono quelle di Ferrara
(94,7%), Ravenna (82,7%), Piacenza (76,8%), Forlì-Cesena (74,4%) e Parma (65,9%).
Al dicembre 2008, la distribuzione provinciale del totale regionale dei residenti stranieri
è così articolata: Bologna (20,6%), Modena (18,1%), Reggio Emilia (14,1%),
Parma (10,9%), Ravenna (8,7%), Forlì-Cesena (8,3%), Piacenza (7,9%), Rimini (6,2%) e
Ferrara (5,2%).

Come già rilevato, dal 2007 al 2008 la percentuale di donne sul totale dei residenti
stranieri è passata dal 49,4% al 50,1%. Ciò conferma la tendenza, già osservata alla fine
degli anni ’80, verso un riequilibrio nella composizione per genere, che soprattutto nelle
prime fasi è legato all’aumento dei ricongiungimenti familiari.
Riguardo alla composizione per nazionalità dei residenti, nel 2008 non si riscontrano
cambiamenti significativi rispetto all’anno precedente. Considerando i primi 10 paesi di
provenienza – che nell’insieme totalizzano il 68% circa del totale regionale –, al primo
posto si conferma il Marocco (circa il 15%) e a seguire troviamo ben cinque paesi
dell’Europa dell’Est: Albania e Romania (entrambi col 13% circa), Ucraina (attorno al
5%), Moldova (circa il 4%) e Polonia (attorno al 3%). Fra le altre nazionalità presenti
con quote significative troviamo la Tunisia, la Cina, il Pakistan e l’India.
Guardando al dato relativo al genere, si può notare che i paesi che presentano una
percentuale di donne superiore alla media regionale sono quelli dell’Est Europa, quali
l’Ucraina (81,2%), la Polonia (73,8%), la Moldova (68,5%) e la Romania (54%). Questo
dato permette di riferirsi all’altro fenomeno che più di recente ha contribuito al riequilibrio
di genere: l’aumento dei flussi migratori provenienti dai paesi dell’Est Europa, dovuti
sia a contingenze economiche (vedi il caso dell’Albania) sia a fattori politici (come nel
caso dei paesi dell’ex Jugoslavia e dell’ex Unione Sovietica). A complemento di tali considerazioni
va tenuto conto che, nel 2006, su un totale nazionale di 35.766 concessioni di
cittadinanza, quasi il 10% ha riguardato stranieri residenti in Emilia Romagna (in valore
assoluto 3.521). La regione si trovava al secondo posto dopo la Lombardia (quasi il
15%, pari a 5.263 casi).

L ’ i n s e r i m e n t o l a v o r a t i v o

Come si è visto, sin dall’inizio della storia regionale dell’immigrazione i lavori svolti
dagli immigrati sono risultati indispensabili sia allo sviluppo del sistema produttivo e dei
se vizi, soprattutto nel settore manifatturiero (operai generici e specializzati) e delle attività
domestiche e di cura (le cosiddette “badanti”), sia in settori come l’agricoltura e l’edilizia.
Secondo i dati dell’Inail, nel 2008 i lavoratori nati all’estero e occupati in regione
ammontano a 302.003, di cui 125.396 (il 41,5%) sono donne. Si tratta del 18,8% del
totale degli occupati; un dato di poco inferiore alla media delle regioni del Nord Est
(19,3%) e comunque superiore alla media italiana (15,5%).
La distribuzione per provincia ricalca sostanzialmente quella dell’insieme dei lavoratori,
in linea coi dati relativi alle residenze, con una maggiore concentrazione nelle province
di Bologna (22,2%), Modena (17,4%) e Reggio Emilia (11,8%), in cui nel complesso
è presente il 51,4% del totale regionale di questi lavoratori. Ravenna, Rimini e Forlì contano
presenze che oscillano intorno al 10%; valori inferiori si registrano per quanto
riguarda le province di Parma (8,6%), Piacenza (6,4%) e Ferrara (4,8%).
Guardando alla composizione per genere, la percentuale di lavoratrici sul totale degli
occupati stranieri registra valori più alti rispetto alla media regionale (41,5%) nelle province
di Rimini (54%), Ferrara (50,8%) e Ravenna (44,5%). Ciò è dovuto al fatto che in
tali realtà sono più diffuse sia le imprese nel campo alberghiero e della ristorazione sia il
lavoro stagionale nell’agricoltura, settori nei quali è sempre più presente la forza lavoro
femminile, caratterizzata soprattutto da lavoratrici provenienti dai paesi dell’Est Europa.
Questa connotazione femminile potrebbe dare conto di quanto prima osservato,
rispetto alla tendenza al “riequilibrio” delle presenze, in particolare nelle province romagnole.
In tali contesti territoriali, la presenza femminile proveniente dell’Est Europa
potrebbe anche essere il presupposto per un futuro radicamento, soprattutto nella
misura in cui ne scaturisse il ricongiungimento sia di nuclei familiari “spezzati”, dove l’altro
genitore – il padre – vive nel paese d’origine, sia di famiglie monogenitoriali costituite
da donne sole con figli.
Tali considerazioni inducono alla necessità di analizzare la dinamicità del mercato del
lavoro regionale riguardo agli inserimenti lavorativi degli stranieri. Da questo punto di
vista, dai dati Inail si osserva che in Emilia Romagna nel corso del 2008 sono stati assunti
144.588 lavoratori stranieri, quasi il 30% del totale degli assunti. Essendo state 141.681
le cessazioni del rapporto di lavoro, il saldo è stato positivo di 2.907 unità. Analoghe
considerazioni possono essere fatte per il sottoinsieme dei lavoratori nati in paesi non
comunitari (128.580 assunzioni contro 125.624 cessazioni).
Anche la distribuzione territoriale dei lavoratori stranieri che nel 2008 sono entrati per
la prima volta nel mercato occupazionale mette in evidenza le province in cui si è verificato
il loro maggiore inserimento, confermando quanto già detto a proposito della
maggiore dinamicità osservata per le province romagnole. D’altra parte, proprio
Modena, pur essendo tra le province che in Emilia Romagna hanno avuto sempre una
particolare capacità d’inserimento, ha registrato un valore inferiore a quei contesti dinamici,
con un saldo tra assunzioni nette (22.092) e cessazioni nette (22.451) che alla fine
del 2008 è risultato negativo. Tale peculiarità territoriale può essere letta anche alla luce
del fatto che la crisi del mercato immobiliare, che ha colpito le economie più avanzate,
ha avuto delle ricadute negative (in termini di vendite e di produzione) sul settore delle
piastrelle, le cui unità produttive sono concentrate nelle province di Modena e Reggio
Emilia (vd. Banca d’Italia, L’economia dell’Emilia Romagna nell’anno 2008).
Per quanto riguarda i settori d’impiego, nel 2008, secondo le elaborazioni della Banca
d’Italia su dati Inail, il 26,7% dei lavoratori dipendenti regolari stranieri è stato occupato
nel settore manifatturiero, mentre in quello delle costruzioni è stato il 13,6%; in quello
degli alberghi e ristoranti il 12,9%. Si è anche osservata “una marcata specializzazione
degli immigrati nel comparto agricolo, nelle costruzioni e nelle attività di alberghi e
ristoranti, con una quota in questi settori circa doppia rispetto a quella degli italiani. Al
contrario – secondo il rapporto della Banca d’Italia – gli immigrati sono relativamente
meno presenti nei servizi professionali e in quelli della Pubblica amministrazione, istruzione
e sanità”. Per quanto concerne le mansioni svolte, rispetto agli italiani gli stranieri
risultano prevalenti nei lavori generici non qualificati nell’industria e nell’edilizia, nelle
collaborazioni con famiglie e convivenze, nelle attività agricole e in quelle di pulizia e
lavanderia.
Il rapporto della Banca d’Italia, riprendendo i dati del SILER (il Sistema Informativo
Lavoro dell’Emilia Romagna), pone anche in luce l’esistenza di alcune differenze nelle
attività lavorative per area di provenienza. Ad esempio, “risulta elevata la specializzazione
dei lavoratori cinesi, rispetto agli italiani, nell’industria manifatturiera e soprattutto
nel settore tessile, mentre le persone originarie del sub continente indiano sono maggiormente
utilizzate nel comparto agricolo e negli allevamenti”.

L ’ e s p e r i e n z a i m p r e n d i t o r i a l e

Secondo i dati elaborati dalla Cna, aggiornati al maggio 2009, in Emilia Romagna
sono presenti 22.360 imprese con titolare straniero, le quali costituiscono circa il 12%
del totale nazionale. Si tratta di una realtà che si conferma in crescita, se si tiene conto
che, sempre secondo la Cna, al giugno 2008 le imprese individuali registrate in regione
risultavano 20.316.
È interessante rilevare che più della metà delle imprese con titolare straniero è presente
nelle province di Reggio Emilia, Bologna e Modena, confermandosi anche per questo
aspetto aree del “consolidamento” della presenza immigrata.
In quali paesi sono nati questi imprenditori? Secondo i dati della Cna, circa il 66% del
totale si distribuisce tra Albania (15,6%), Marocco (14,4%), Cina (12,9%), Tunisia
(12,6%) e Romania (10,7%). Più della metà del totale delle imprese è presente nel settore
delle costruzioni, che si è sviluppato in regione proprio grazie alla propensione
all’imprenditorialità di lavoratori albanesi (25,6% del totale di tali aziende), tunisini
(20%) e romeni (16%), i quali hanno saputo valorizzare le proprie competenze acquisite
nel corso di precedenti esperienze di lavoro. Il secondo settore è quello del commercio
(21,6%), in cui prevalgono imprenditori marocchini (27,7% del totale di queste
imprese) e cinesi (16,9%). Il terzo è quello manifatturiero (15% del totale), di cui più
della metà è costituita da imprese con titolare cinese (54,5%).
La maggiore presenza nelle province del “consolidamento” può essere spiegata alla
luce di una recente ricerca, in cui si mostra che l’esperienza imprenditoriale degli immigrati
si è sviluppata in regione proprio in ragione della tendenza alla stabilizzazione insediativa
nelle loro strategie migratorie. Risulta superata, nella percezione di questi ultimi,
la temporaneità della propria condizione e, nel contempo, cambiano le aspettative relative
al lavoro, soprattutto allorché entrano in gioco non solo aspirazioni a un maggiore
guadagno, ma anche alla mobilità sociale, al miglioramento delle proprie condizioni di
lavoro, ecc. (vd. C. Marra, “Immigrati imprenditori e distretti industriali. Una ricerca in
Emilia Romagna”, in Materiali di discussione, Dipartimento di Economia Politica –
Università di Modena e Reggio Emilia, n. 594, 2008).

L a s c u o l a

Anche nell’anno scolastico 2008/2009 l’Emilia-Romagna si è confermata la regione
con la più elevata incidenza degli iscritti non italiani sul totale degli studenti. Di fatti, con
72.585 studenti stranieri, su un totale di 569.631 iscritti, è stata raggiunta la percentuale
del 12,7%, precedendo nell’ordine l’Umbria (12,2%), la Lombardia (11,3%) e il
Veneto (11,0%). A livello nazionale, invece, l’incidenza è pari al 7%. Nello specifico,
valori superiori alla media regionale si riscontrano nelle scuole primarie (14,5%) e nelle
scuole secondarie di primo grado (14,2%).
La crescita degli alunni stranieri continua a ritmi sostenuti. Quattro province della
regione hanno superato il 13%; precisamente: Piacenza (16,2%), Reggio Emilia
(14,9%), Modena (14,0%) e Parma (13,2%), mentre Bologna si attesta su un valore
pari al 12%. Come sempre, la Romagna e Ferrara registrano percentuali inferiori alla
media.
Le nazionalità più presenti ricalcano il quadro generale delle residenze in regione: al
primo posto troviamo il Marocco con il 19,3%; segue l’Albania con il 15,3%, poi la
Romania con l’8,7%, mentre più staccate Tunisia, Cina e Moldavia (tra il 4 e il 5% ciascuna).
Di particolare interesse, infine, risulta il dato relativo agli studenti stranieri nati in Italia:
essi sono 28.690, rappresentando quasi il 40% della popolazione scolastica straniera a
livello regionale.

L e p o l i t i c h e d e l l a R e g i o n e

La Regione Emilia-Romagna prosegue da un decennio la propria programmazione di
i n t e rventi per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri.
La cornice normativa di riferimento è stata meglio precisata e definita dalla legge
regionale n. 5/2004 e dall’approvazione di due programmi triennali di attività: il primo,
varato nel febbraio 2006, ha coperto il triennio 2006-2008; mentre il secondo, varato
nel dicembre 2008, coprirà il triennio 2009/2011.
Il secondo programma triennale ha come obiettivo la coesione sociale, partendo dalla
consapevolezza riguardo al contributo degli immigrati al lavoro e alla ricchezza regionale
(11,3% del PIL nel 2006), ma anche del loro crescente apporto al gettito contributivo
e fiscale.
Sul versante programmatico la Regione Emilia-Romagna ha operato una scelta su 3
obiettivi strategici:
- la promozione dell’apprendimento e dell’alfabetizzazione della lingua italiana, per
favorire i processi di integrazione e consentire ai cittadini stranieri una piena cittadinanza
sociale e politica;
- la promozione di una piena coesione sociale, attraverso processi di conoscenza e
mediazione da parte di stranieri immigrati e italiani;
- la promozione di attività di contrasto al razzismo e alle discriminazioni.
Accanto alla ridefinizione degli obiettivi strategici, nel corso degli anni si è assistito a
un’evoluzione degli strumenti della programmazione regionale.
Dopo una prima fase impostata su una programmazione a base prevalentemente
provinciale, dal 2004 la programmazione in materia di immigrazione è essenzialmente
confluita nei Piani sociali di zona di ambito distrettuale (previsti dalla legge nazionale
328/2000) con un apposito programma finalizzato. Nella più recente programmazione
2008-2009 si è proceduto alla costituzione del Fondo Sociale Locale, che ha sostanzialmente
superato la logica dei programmi finalizzati, a favore di percentuali minime di
spesa, da garantire nei vari settori (e dunque anche per quanto concerne le politiche di
integrazione degli immigrati) in ogni ambito distrettuale.
Negli ultimi anni questa programmazione è stata accuratamente monitorata (i testi
completi dei vari monitoraggi sono consultabili visitando il sito internet www.emiliaro -
magnasociale.it, alla voce immigrazione). Il monitoraggio più recente riguarda i tre programmi
finalizzati regionali del 2008:
- il primo, relativo alla programmazione di ambito distrettuale, rivolto agli immigrati
stranieri e ai richiedenti asilo nelle 38 zone sociali dell’Emilia-Romagna e che ha visto
la definizione di oltre un centinaio di progetti esecutivi;
- il secondo, relativo alla programmazione finalizzata a realizzare il progetto “Oltre la
Strada”, consiste in interventi a sostegno dei programmi di assistenza e di integrazione
sociale a favore delle vittime di sfruttamento sessuale (art. 18 D. Lgs 286/98 e
art. 13 L. 228/03);
- il terzo, relativo alla programmazione di livello provinciale, ha ripartito le risorse
direttamente alle amministrazioni provinciali per azioni di coordinamento ed ha portato
alla definizione di una quarantina di progetti.
Dal punto di vista della partecipazione alla realizzazione dei progetti si evidenzia
un’oggettiva ricca presenza di soggetti del privato sociale, delle istituzioni scolastiche e
delle parti sociali. Infatti, i progetti esecutivi che vedono unicamente coinvolti gli Enti
locali risultano essere una minoranza: soltanto 10 su 136. I progetti che vedono formalmente
indicata almeno la presenza di un’istituzione scolastica risultano essere 64, il
coinvolgimento delle Aziende sanitarie è previsto in 42 progetti e i soggetti appartenenti
al Terzo Settore sono coinvolti in 111 progetti esecutivi. Si conferma, inoltre, la collaborazione
con le Questure e le Prefetture (indicate in 18 progetti) e con l’associazionismo
promosso dai cittadini stranieri (42 associazioni).
Dall’analisi degli interventi finanziati emerge che nel 2008 la programmazione si è
concentrata sulle seguenti aree principali:
- il consolidamento di centri specializzati e informativi per cittadini stranieri (20% delle
risorse);
- l’attivazione di interventi in ambito scolastico rivolti ai minori: alfabetizzazione, laboratori,
accoglienza di famiglie, sostegno allo studio (16% delle risorse);
- interventi a favore di vittime di sfruttamento sessuale, secondo l’art.18 del D. Lgs
286/98 (10% delle risorse);
- la realizzazione di attività specifiche di mediazione interculturale (9% delle risorse);
- il sostegno a interventi per facilitare l’accesso ai servizi: percorsi formativi di aggiornamento
per operatori, realizzazione di guide e opuscoli multilingue (7% delle risorse);
- il sostegno a percorsi di rappresentanza e partecipazione pubblica (Consulte, Forum
ecc.), nonché all’associazionismo promosso dai cittadini stranieri (6% delle risorse);
- la predisposizione di corsi lingua italiana per adulti (3%).

sabato 24 ottobre 2009

A Venezia si corre per Africa Mission

Anche Alex Zanardi a sostegno di “Run For Water, Run For Life”. Il campione, che parteciperà domenica alla 24ª Venicemarathon nella categoria handbike, ha deciso infatti di mettere all’asta online il body speciale che indosserà al fine di devolvere il ricavato a favore del progetto che coinvolge Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo. L’obiettivo di “Run For Water, Run For Life”, lo ricordiamo, è di raccogliere fondi per la costruzione di nuovi pozzi per l’acqua potabile nell’arida regione ugandese del Karamoja, dove il Movimento piacentino opera da anni. All’iniziativa è legato anche un sms solidale: fino a lunedì 26 ottobre è possibile infatti donare 1 euro inviando un SMS al numero 48583 da cellulare personale Tim, Vodafone e Wind e da telefono fisso Telecom Italia abilitato al servizio messaggi. Il contributo è di 2 euro con una chiamata allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia.

In questi giorni Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo è presente con due stand alla fiera Exposport, che precede la Venicemarathon e che è stata inaugurata giovedì. Presso il primo stand, che si trova all’interno della struttura espositiva, a fronte di un piccolo contributo sono a disposizione dei visitatori prodotti artigianali ugandesi, oltre che i braccialetti “Run for Water, Run For Life”. Il secondo stand, collocato all’esterno, è costituito da un lungo corridoio fotografico con immagini scattate da Prospero Cravedi durante il suo ultimo viaggio in Uganda e da un pannello artistico realizzato da 15 ragazzi della classe IV Architettura del Liceo Cassinari di Piacenza. Dal 2006 è stata avviata infatti una collaborazione con la scuola piacentina, e ogni anno gli studenti, insieme al professor Giovanni Gobbi, realizzano un lavoro artistico che richiama all’SMS solidale. Presso lo stand, inoltre, tutti i maratoneti e i loro accompagnatori, hanno la possibilità di lasciare un messaggio su un grande pannello, intitolato “Dedicati all’Africa”, che verrà inviato nei primi mesi del 2010 in Uganda a simboleggiare il legame che unisce Cooperazione e Sviluppo e A.S.D. Venicemarathon Club.
Ricordiamo che ad Africa Mission verrà devoluta anche una parte del ricavato delle due Family Run, le corse non competitive che si tengono il giorno prima della Maratona vera e propria, in programma domenica, 25 ottobre (la manifestazione verrà trasmessa in diretta da RaiTre a partire dalle ore 9,20). All’evento partecipano anche Oscar Pistorius, che ha tagliato il nastro di inaugurazione di Exposport e che “debutterà” nella Family Run di 3,5 km, e Alex Zanardi, testimonial del progetto Bimbingamba, a favore del quale è stata promossa una raccolta fondi. Come dicevamo, Zanardi ha inoltre fortemente voluto che andasse a favore di “Run For Water, Run For Life” il ricavato dell’asta online del body, realizzato ad arte da “Rudy Project”, che indosserà per la gara. Un gesto, quello del grande campione di sport e di vita, che va al di là del valore economico e che testimonia stima e fiducia nei confronti dei progetti di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in questo caso in particolare per la perforazione di pozzi in Karamoja

giovedì 22 ottobre 2009

Nomine, don Guarnieri referente per gli esercizi spirituali

Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 21 ottobre 2009 il M.R. Antonelli don Stefano è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Pietro Apostolo in Saliceto, Comune di Cadeo, Provincia di Piacenza, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altra sede dell’ultimo titolare il M.R. Cattadori don Francesco.
Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 21 ottobre 2009 il M. R. Guarnieri don Gianmarco è stato nominato delegato diocesano della FIES (Federazione Italiana Esercizi Spirituali), in sostituzione del M.R. Stabellini don Mauro.

lunedì 19 ottobre 2009

Il testamento di don Melfi

Non capita molto spesso che un testamento spirituale venga reso pubblico. I familiari di don Melfi lo hanno invece inviato su internet e alla stampa perché se ne conservi futura memoria. Noi lo riproponiamo così come lo ha scritto lo stesso sacerdote recentemente scomparso.

TESTAMENTO SPIRITUALE
Ai miei cari parrocchiani di Zerbio Gropparello Corneliano e ai carissimi amici di San Giorgio
Raccomando di pregare per me.
Le mie spoglie mortali resteranno nel cimitero dell’ ultima parrocchia che mi è stata affidata e cioè nel cimitero di Corneliano.
Cari fanciulli, anziani, ammalati, giovani collaboratori, vi ho amati fino alla morte.
Cari fedeli tutti, grazie per avermi sempre aiutato, ascoltato, perdonato, chiedo perdono a tutti e mi affido alla vostra bontà e alla misericordia di Dio.
Amate sempre il Signore e amatevi fra voi.
Accogliete con amore seguite e collaborate con il nuovo Pastore che Dio vi darà.
Vi aspetto tutti nel regno di Dio.
Ricordatevi che l’anima vive dopo la morte, in Dio.
Provvedete a salvarla.
Con la grazia di Dio voglio vivere la mia vita e affrontare la mia morte:
Nella fede in Dio Padre, che ha continuamente cura di me
Nella fede di Gesù Cristo, che è morto e risorto per me e vive nel mio cuore
Nella fede dello Spirito Santo che mi da gioia e forza
Nella fede della Santa Madre Chiesa Cattolica
Nell’amore al Papa e al Vescovo e a tutti i cari sacerdoti
In pace con tutti i parrocchiani con tutti i parenti nessuno escluso
Un ringraziamento particolare porgo al mio carissimo fratello Don Angelo, cui va la mia stima e il mio affetto:
Per le sue premure verso di me
Per la sua aggiornata cultura (dottorato in pedagogia)
Per il suo impegno pastorale nella scuola e in parrocchie disagiate
Per aver restaurato le strutture parrocchiali, opere di fede dei nostri antenati
Il mio grazie cordiale si estende alla buona Maria al caro Vito e a tutti i fratelli, i nipoti e ai parenti tutti.
Un grazie riconoscente alle generose persone collaboratrici della mia vita quotidiana:
La mia cara mamma con nipoti Giulia Rita Luisa e Angioletta, a Tegoni Anna, a Maggi Italina a Silvana Quintieri.
A Varani Giovanni , Varani Giuliano Fabio ed Enzo
e ancora a Lugani Giulia che si prende cura continua del sottoscritto.
Grazie a tutto il personale del seminario di Bedonia che mi accolse fanciullo,
grazie a tutti i superiori del collegio Alberoni,
grazie ai parrocchiani di Santa Teresa, Caorso, Varone, Zerbio, Gropparello San Giorgio e Corneliano,
ove ho svolto il mio ministero.
Grazie a tutti coloro che mi hanno offerto aiuto, amicizia e preghiere.
Il Signore vi ricompensi con le sue benedizioni.

Arrivederci presso Dio

venerdì 16 ottobre 2009

Morto don Giulio Melfi

E' morto nelle prime ore di oggi pomeriggio, venerdì 16 ottobre, nella sua abitazione di San Giorgio, don Giulio Melfi. Nato a Varone di San Pellegrino Parmense il 21 maggio 1926, è stato ordinato sacerdote il 2 aprile 1949. Ha iniziato il servizio pastorale come curato a Caorso per passare, nel 1952, con la stessa qualifica, a Varone; due anni dopo era curato nella parrocchia cittadina di Santa Teresa; nel 1955 è delegato vescovile a Zerbio; poi parroco nel 1959. Il 1° agosto 1977 il Vescovo lo nomina parroco di Gropparello dove rimane fino al 26 ottobre 2001 quando rinuncia alla parrocchia. Del 1° novembre 2000 è la nomina ad amministratore parrocchiale di Corneliano, incarico che teneva tuttora. E' stato anche insegnante di religione nelle scuole medie superiori.

I funerali verranno celebrati lunedì prossimo, alle 14,30, nella chiesa parrocchiale di San Giorgio e saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.La salma sarà tumulato el cimniterio di Corneliano. Lo aveva chiesto lui stesso in una recente lettera inviata al vicario generale mons. Lino Ferrari.

"Veramente a questa piccola parrocchia mi sono fortemente affezionato - scriveva lo stesso sacerdote - per molti motivi, anche perché ho trovato una équipe di collaboratori che, all'occorrenza senza presbitero, recitano il S.Rosario nel mese di maggio, svolgono la via Crucis in Quaresima, celebrano la liturgia della Parola con distribuzione della S.Comunione. I medesimi distribuiscono volantini e visitano le altre famiglie. A questa parrocchia mi sono affezionato tanto che ho acquistato un loculo nel cimitero di Corneliano, con l'intenzione di restare a Corneliano in vita e in morte".

mercoledì 14 ottobre 2009

Giornate sociali europee/ Ambrosio: la solidarietà è il futuro comune dell'Europa

Rientrato da Danzica, dove ha partecipato, in rappresentanza della Comece (organismo che raggruppa gli episcopati europei), alle giornate sociali europee il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha espresso la sua piena soddisfazione per questo primo incontro europeo promosso dai Vescovi cattolici nella città polacca dove, il 1° settembre 1939, i colpi di cannone sulla Westerplatte diedero inizio al più sanguinoso conflitto mondiale, con oltre 60 milioni di morti. “La ricerca di riconciliazione che emerse da quella tragedia ha fatto crescere il progetto di libertà, pace e progresso che é divenuto l’Unione Europea”.

“Abbiamo riflettuto - ricorda mons. Ambrosio - sul significato della solidarietà e sul suo futuro in Europa. Alla luce del Vangelo e del Magistero sociale della Chiesa cattolica, intendiamo così offrire il nostro contributo per la promozione del bene comune in Europa. Noi pensiamo che la nostra generazione sia chiamata a raccogliere nuovamente la sfida della costruzione di una strategia per il bene comune, basata sul principio: ‘Mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri’. (Gal 5,13) Tale principio esige dalle istituzioni sociali il rispetto degli spazi per l’azione autonoma, affinché ogni persona possa realizzare pienamente il proprio potenziale. Tutto ciò richiede che le nostre istituzioni siano permeate dai principi di solidarietà e di sussidiarietà.

“Tale strategia necessita di una democrazia giusta, che può funzionare solo con il concorso responsabile di tutti. I comportamenti egoistici, l’utilitarismo e il materialismo devono lasciare spazio alla condivisione, come è stato ampiamente dimostrato dall’attuale crisi economica. La solidarietà deve farsi principio guida per l’azione economica. La dignità inalienabile della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, deve essere rispettata. Così come quella dello straniero che bussa alla nostra porta e delle future generazioni.

“Viviamo in società che hanno sviluppato molto la coscienza dei diritti individuali, fino a coltivare la pretesa di non avere alcuna responsabilità che verso sé stessi. E’ necessario ribadire che la solidarietà è un dovere costitutivo per ciascuno di noi e che solo a questa condizione i diritti non si trasformano in arbitrio.

“Non dobbiamo avere paura: la solidarietà è il nostro futuro comune. L’unità dell’Europa era il sogno di alcuni. E’ divenuta una speranza per molti. Oggi è nostro dovere far si che continui a servire l’obiettivo di una solidarietà globale. Dobbiamo evitare di cedere allo scoraggiamento o ad un nuovo nichilismo. Dobbiamo avere più fiducia nella capacità di ogni persona di contribuire a dare forma ad una Europa basata sui valori”.

Mons. Ambrosio a questo proposito, con gli altri vescovi europei, sottolinea che la solidarietà significa un impegno personale e collettivo in tre direzioni:

“Solidarietà tra le generazioni: promuovere e proteggere la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, creando le condizioni per consentire ai genitori di allevare i propri figli e conciliare la vita famigliare e lavorativa; implementare una politica comune europea per l’immigrazione e l’asilo, riconoscendo la dignità umana di ogni migrante, con diritti e doveri conseguenti, che sono la base della loro integrazione; riorientare i nostri stili di vita e la crescita economica per ridurre la nostra impronta ecologica e il consumo di risorse naturali non rinnovabili, e assicurare così un pianeta ancora abitabile alle future generazioni.

Solidarietà tra i cittadini europei: mettere l’economia a servizio di tutti, riconoscendo il valore del lavoro umano, in tutte le sue forme, remunerato o volontario; adattare l’economia sociale di mercato europea alle nuove sfide; proteggere i più vulnerabili, accrescere la giustizia sociale e le pari opportunità per ciascuno in seno alle nostre società, assumendo misure più efficaci per ridurre la povertà e l’esclusione sociale; promuovere una politica di regolazione dei mercati finanziari a livello dell’Unione europea e sostenere le strutture di governance a livello internazionale.

Solidarietà tra l’Europa e il resto del mondo: rispettare la parola data nei confronti dei paesi in via di sviluppo e promuovere il co-sviluppo con i paesi più poveri, in particolare con l’Africa; sviluppare ulteriormente le pratiche del commercio equo, sia a livello nazionale che europeo; promuovere la pace e la giustizia, basata sul rispetto della dignità dell’uomo, dei diritti umani e in modo particolare della libertà religiosa”.

Per consentire il raggiungimento di questi obiettivi da Danzica è venuto l’invito ad operare affinché i Bilanci degli Stati e dell’Unione europea si adeguino. Tutti i cittadini europei che condividono queste prospettive si impegnino personalmente per la loro realizzazione ed assumano anche le necessarie responsabilità politiche ai rispettivi livelli.

“La chiamata allo sviluppo integrale delle persone e dei popoli - sottolinea mons. Ambrosio richiamando quanto affermato anche dagli altri Vescovi - è una vocazione che ci precede e ci costituisce. In quanto Cristiani coltiviamo l’apertura alla trascendenza, per accogliere il dono della fraternità e affidarci alla Provvidenza di Dio e diventarne così suoi strumenti, anche se ciò debba richiedere il sacrificio personale. L'Europa ha bisogno di uomini e donne adeguatamente formati, con le braccia aperte per accogliere l’altro in nome di Gesù Cristo e costruire insieme relazioni e istituzioni di solidarietà, a servizio degli uomini del nostro tempo e avendo a cuore le generazioni future. Noi vogliamo anche continuare a dialogare e lavorare con gli uomini e le donne di convinzioni diverse per il perseguimento del bene comune”.

lunedì 12 ottobre 2009

Un sms per una goccia d'acqua

Riparte la ‘maratona solidale’ che vede impegnati la Ong piacentina Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo e la Venicemarathon Trofeo Casinò di Venezia per la costruzione di pozzi d’acqua potabile in Uganda attraverso il progetto Run for Water, Run For Life – Correre per l’Acqua e Correre per la Vita.

Da domenica 11 fino a lunedì 26 ottobre si potrà quindi aiutare gli abitanti dell’arida regione del Karamoja (Nord-Est dell’Uganda) mandando un sms solidale al numero 48583 al costo di 1 euro, oppure telefonando da rete fissa Telecom Italia al costo di 2 euro. Hanno aderito al progetto anche quest’anno le principali compagnie telefonica nazionali come, Telecom Italia, Vodafone, Tim e Wind.

Altri canali di raccolta fondi verranno poi attivati nel corso della 24° Venicemarathon Trofeo Casinò di Venezia di domenica 25 ottobre, come il ricavo netto della vendita dei pettorali delle due Family Run, le corse non competitive dedicate ai ragazzi che si svolgono il giorno prima della maratona, le donazione spontanee all’atto dell’iscrizione alla maratona e il ricavato dalla vendita di prodotti artigianali di Cooperazione e Sviluppo all’interno dell’area espositiva della maratona.

La Maratona di Venezia sposò il progetto della Ong Piacentina nel 2006 e da quel giorno insieme hanno donato da bere a 7.512 beneficiari diretti, attraverso la costruzione di 6 fonti d’acqua pulita e la riattivazione di 3 esistenti ma non più funzionanti.
Uno dei due pozzi costruiti quest’anno è stato realizzato solo grazie alla vendita di 7.000 magliette tecniche realizzate congiuntamente da Radio Deejay e Venicemarathon, vendute durante i giorni di Exposport dello scorso anno.
Oggi sono sei i villaggi e tre le scuole, nella Regione del Karamoja, che hanno accesso al bene più prezioso della terra, grazie a chi ha deciso di correre anche per una buona causa.

sabato 10 ottobre 2009

Il vescovo incontra gli studenti

La Messa di inizio anno scolastico sarà celebrata martedì 13 ottobre 2009,
alle ore 15, in Duomo e sarà presieduta da mons. Gianni Ambrosio. Al termine
della celebrazione il Vescovo incontrerà docenti e dirigenti in episcopio.
"Si tratta di un'occasione preziosa, - precisa il responsabile dell'ufficio
diocesano per la pastorale scolastica diacono Giovanni Marchioni - per tutti
coloro che vivono nel mondo della scuola, per ritrovarsi in comunione, uniti
nella preghiera e nella consapevolezza di quanta responsabilità sia
necessaria nell'apprendere e nell'insegnare".

Dalla Provincia 12mila euro al fondo diocesano anticrisi

Il vescovo Gianni Ambrosio ha ricevuto in visita ufficiale il presidente della Provincia Massimo Trespidi. All’incontro hanno presenziato il vicario generale Lino Ferrari e il direttore della Caritas diocesana Giuseppe Chiodaroli. Durante l’incontro, che ha avuto anche una parentesi riservata, si è parlato, in particolare, del Fondo straordinario diocesano di solidarietà promosso dalla Diocesi per aiutare le famiglie colpite dalla crisi economica. Il vescovo ha ringraziato il presidente Trespidi per quanto l’Ente di via Garibaldi ha già fatto: la Giunta provinciale, a titolo personale, come primo gesto di solidarietà subito dopo l’insediamento, ha infatti donato la somma di 12.210 euro. Da parte sua il presidente Trespidi ha manifestato la volontà di mettere a bilancio, per il prossimo anno, un ulteriore contributo al Fondo diocesano in quanto lo ritiene uno strumento utile per intervenire in modo concreto nelle situazioni di bisogno; inoltre si sta rivelando una scelta con una spiccata vocazione educativa in quanto tende a responsabilizzare i destinatari degli aiuti. Il presidente Trespidi ha anche parlato con il vescovo Ambrosio di altri due argomenti. E’ intenzione della Giunta provinciale sostenere le scuole paritarie presenti sul territorio provinciale in quanto operanti in un contesto di libertà educativa a cui intende ispirarsi la nuova Amministrazione provinciale; il presidente della Provincia ha pure manifestato la volontà di sostenere la rete degli oratori parrocchiali per la validità della loro proposta educativa.

Nomine, padre Rocco a Montezago

Con atto proprio dell’Ordinario Diocesano in data 23 settembre 2009 il M. R. padre Devis Rocco ocd, carmelitano scalzo, professo e sacerdote della Provincia Lombarda, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Biagio Vescovo e Martire in Montezago, Comune di Lugagnano Val d’Arda, provincia di Piacenza.

Dalla Curia Vescovile

Piacenza, 7 ottobre 2009

martedì 6 ottobre 2009

Il vescovo Ambrosio a Danzica per la Comece

Il vescovo mons. Gianni Ambrosio partecipa alle "Giornate sociali cattoliche per l'Europa" in programma a Danzica, Polonia, dall'8 all'11 ottobre prossimi. Si tratta di un primo appuntamento del genere che vedrà riuniti seicento delegati, molti giovani, provenienti da tutti i Paesi europei. Mons. Ambrosio interviene come esponente della Comece (organismo che riunisce gli episcopati europei); con lui altri due vescovi italiani: mons. Arrigo Miglio di Ivrea, presidente del comitato scientifico delle Settimane Sociali (vi fa parte anche mons. Ambrosio) e mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi, presidente della Caritas ittaliana.

Mons. Gianni Ambrosio, che in altre occasioni non ha mancato di manifestare le sue perplessità sull'attuale situazione dell'Europa, questa volta partecipa alle giornate di Danzica con molte speranze. "Mi attendo molto - precisa con decisione - perchè le Giornate Sociali si avvalgono dell'apporto di tutte le Chiese cristiane ed anche perchè vi è una larga partecipazione dei giovani. Penso che da Danzica si possa rilanciare la casa comune europea che ultimamente ha potuto contare anche sul referendum irlandese".

Mons. Ambrosio, alla vigilia della sua partenza per la città polacca, parla pure della necessità che l'Europa trovi la sua dimensione di carità e di solidarietà, che riscopra - in altre parole - la sua anima cristiana.
L'ottimismo del Vescovo deriva anche dalla scelta della sede di queste Giornate Sociali: Danzica è una città dal forte significato siombolico. Qui nel 1939 ha avuto inizio la seconda guerra mondiale; qui nel 1989 vi è stata la fine del regime comunista nell'Europa centrale e dell'Est; qui nel 1979 vi è stata la prima visita del Papa Giovanni Paolo II al suo paese natale, visita dalla quale ebbe origine proprio a Danzica il movimento sociale Solidarnosc, destinato ad unire milioni di polacchi.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Oratori, servono più risorse dai Comuni

Ci sono ambiti dell’agire sociale per i quali il lavorare “in rete” non è una strategia, ma una necessità. Uno di questi è certamente l’ambito educativo. Sempre più spesso ne sentiamo parlare, ci interroghiamo e facciamo analisi, si abbozzano ipotesi per il futuro, si tentano nuove strade. Tutto importante. Non dobbiamo però dare per scontato che i nuovi problemi necessitino unicamente di nuove risposte. A volte la tradizione e la buona prassi di alcune esperienze vengono dimenticate o, per lo meno, non valorizzate nel giusto modo.
Nel marzo del 2005 il Comune di Piacenza e la Diocesi di Piacenza-Bobbio firmarono un Protocollo d’Intesa per la promozione e la valorizzazione della funzione sociale ed educativa degli oratori e dei centri di aggregazione parrocchiali. La firma di questo protocollo non ha avuto solo il grande merito di riconoscere il lavoro, importante anche sul piano sociale, che svolgono le parrocchie nei confronti dei giovani, ma anche di stimolare i responsabili e gli educatori degli oratori e dei centri di aggregazione parrocchiali ad elevare la qualità della loro proposta.
La bontà di questo protocollo appare proprio nella duplice valenza che dovrebbe avere ogni collaborazione tra pubblico e privato: riconoscimento e sostegno dell’azione del privato, da un lato, ma anche continuo stimolo al suo miglioramento, dall’altro.
Possiamo dire che in questi cinque anni il Protocollo d’intesa ha dato esiti decisamente positivi.
Il numero e la qualità dei progetti sono aumentati progressivamente durante questi cinque anni. Sono stati presentati progetti di formazione rivolti a giovani e genitori, progetti di aggregazione sociale e culturale, progetti di laboratorio teatrale e musicale, progetti di prevenzione primaria e universale per giovani e genitori; tutti progetti collocati nell’orizzonte pastorale, ma non riducibili a quest’ultimo.
Anche il numero delle persone coinvolte in questi progetti è andato via via aumentando: in totale, tra giovani, educatori e genitori, circa 6000 persone.
Dal 2005 le parrocchie coinvolte nell’orizzonte aperto dal Protocollo d’intesa sono state 20 e i progetti per i quali il Comune di Piacenza ha erogato i contributi previsti dal Protocollo stesso sono stati 54. Nel primo anno, il 2005, il contributo messo a disposizione dal Comune è stato di 15.000 euro, mentre dal 2006 il contributo è salito a 20.000. Il totale, quindi, dei contributi erogati in questi cinque anni è di 95.000 euro a fronte di una richiesta di 275.000 euro; i contributi erogati alle parrocchie a fronte dei progetti presentati sono stati quindi il 34% dei contributi richiesti.
Siamo consapevoli che la ricaduta positiva di questi accordi non deve essere valutata solo a livello finanziario; non sono i soldi che rendono creativo e significativo un progetto. E’ innegabile, però, che i mezzi agevolano la qualità degli interventi messi in campo.
Presumibilmente il prossimo anno aumenteranno sia le parrocchie sia i progetti presentati e quindi il numero di giovani potenzialmente raggiunti. Lo scorso anno il nostro Vescovo ha posto la “sfida educativa” al centro dell’attenzione della nostra comunità diocesana. Da parte loro le parrocchie si stanno impegnando con rinnovato entusiasmo, investendo risorse umane ed economiche. Il settore, che nel passato ha conosciuto momenti di grande vitalità, ha poi affrontato una parentesi di crisi dovuta a cambiamenti strutturali a cui è andata incontro anche la società piacentina. Ora si sta verificando un’inversione di tendenza e pertanto siamo grati a tutti coloro che si impegnano a sostenere i nostri sforzi, tra l’altro sempre più impegnativi.
La nostra speranza è che il circolo virtuoso innescato dalla firma del Protocollo d’Intesa nel 2005 non si interrompa, ma si incrementi, nella consapevolezza che, in ambito educativo, il mettersi “in rete” è decisivo.
Il consiglio direttivo dell’Associazione Oratori Piacentini.
Il presidente don Fabio Galli.

Appello Caritas per tsunami Filippine

La Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio lancia un appello alla popolazione piacentina a favore delle Filippine, Samoa e Sumatra, supportando l'azione di Caritas Italiana e della Conferenza Episcopale Italiana. Caritas Italiana ha subito risposto all’emergenza del tifone Ketsana, sostenendo Caritas Filippine (NASSA – National Secretariat for Social Justice and Peace). La direttrice Suor Rosanne Mallillin coordina gli interventi in loco e già parecchie migliaia di kit di prima emergenza sono stati distribuiti. I bisogni immediati riguardano sia generi alimentari che prodotti di prima necessità per gli oltre 600.000 senza tetto e a tutta la popolazione colpita dal tifone nelle Filippine, in Vietnam, Cambogia e Laos. Un appello d’urgenza è stato lanciato alla rete internazionale. La Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un milione di euro dai fondi otto per mille.
L’onda anomala che ha invaso le strade dell’isola di Samoa e di Tonga ha distrutto 70 villaggi, causando morti, dispersi e migliaia di ‘senza tetto’. “Siamo arrivati con i primi soccorsi entro 5-6 ore dallo tsunami – ha dichiarato il responsabile di Caritas Samoa Peter Bendinelli – ed abbiamo constatato un livello di devastazione davvero altissimo. I nostri camion partono carichi di cibo, acqua e vestiti, per tornare stipati di persone che hanno perso le loro case, malati e feriti”. La rete Caritas ha risposto al disastro in coordinamento con il Centro Pastorale di Apia, la capitale, con le Caritas locali di Samoa e di Tonga, e con la Chiesa locale. Molti edifici utilizzati per le attività pastorali sono stati adibiti a centri di pronto soccorso e assistenza medica. Resta alto il rischio di infezioni ed epidemie. Caritas Italiana è accanto alle Caritas locali sostenendone gli interventi in atto.
Il terremoto che ha colpito e messo in ginocchio l’isola indonesiana di Sumatra ha seminato distruzione e morte. Migliaia sono i feriti. Il network Caritas è già presente nei luoghi del disastro, nella zona di Padang. Gli interventi immediati riguardano la distribuzione di cibo, acqua pulita e alloggi temporanei. Secondo il direttore di Karina- Caritas Indonesia, Fr. Sigit Pramudji “Ci sono ancora molte persone intrappolate sotto le macerie. Una delle nostre maggiori preoccupazioni è che vi sono soltanto tre ospedali, due dei quali sono stati seriamente danneggiati dal sisma. Altre difficoltà derivano dal problematico accesso alla zona di Padang, e dalle comunicazioni ancora intermittenti.” Caritas Italiana è presente in Indonesia con i propri operatori, che si mantengono in stretto coordinamento con la Caritas nazionale e con gli altri membri della rete Caritas dando un apporto concreto in questa fase di emergenza. Anche per queste nuove emergenze in Indonesia e nelle isole Samoa, la Presidenza della CEI ha stanziato un milione di euro, invitando alla preghiera e a sostenere le iniziative promosse da Caritas Italiana.

Per sostenere gli interventi si possono utilizzare le seguenti modalità:
versamento presso i nostri uffici in Via Giordani, 21 a Piacenza dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 15 alle 18
C/C bancario tramite Banca di Piacenza intestato a Fondazione Caritas Diocesana (causale “EMERGENZA OCEANO PACIFICO”) Iban: IT61 A 05156 12600 CC0000032157
Versamento con CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio).