sabato 23 febbraio 2008

Ambrosio: Bertone costruttore di concordia

Ed ecco come monsignor Gianni Ambrosio, su Avvenire, l'11 dicembre 2002, decriveva l'episcopato di Tarcisio Bertone a Vercelli nell'articolo intitolato: "A Vercelli quattro anni da costruttore di concordia coraggio e rispetto"

È nota la bella pagina in cui Agostino, nelle sue Confessioni, descrive i suoi primi, decisivi contatti con il vescovo Ambrogio. Giunto a Milano come vincitore della cattedra di retorica, il giovane Agostino è felice di incontrare il grande vescovo della città: “L’uomo di Dio mi accolse paternamente e, da buon vescovo, si rallegrò della mia venuta”. Con l’abilità letteraria che lo contraddistingue, Agostino fa ricorso ad una felice immagine per tratteggiare la figura e la missione di Ambrogio, sempre disponibile nei confronti di ogni persona ma anche desideroso di studiare e di riflettere. Scrive Agostino che la porta dello studio del vescovo Ambrogio rimaneva sempre aperta per ricevere persone di ogni condizione: “Non era proibito a nessuno di entrare” nello studio del vescovo e sottoporgli le più diverse questioni. Ma appena il vescovo era finalmente libero da impegni, ecco lo studio e la riflessione. Quasi sbirciando nella sala di attesa, Agostino poteva vedere Ambrogio intento a leggere in silenzio: “Con gli occhi scorreva le pagine, con la mente scrutava il significato, la voce e la lingua tacevano”.
È difficile sapere se l’immagine della porta aperta sia frutto di osservazione o artificio letterario. Comunque l’immagine è esemplare per la missione del pastore: la porta spalancata per accogliere tutti senza però disattendere la meditazione e la preghiera.
Questa pagina delle Confessioni viene spontaneamente in mente nel momento in cui si cercano le parole per descrivere l’episcopato di monsignor Tarcisio Bertone a Vercelli. E poiché nella spontaneità vi è una verità immediata, il richiamo all’immagine agostiniana vale più di molte parole.
Quando Bertone venne eletto arcivescovo di Vercelli, nel 1991, l’attesa era forte. In quattro anni Bertone ha manifestato una dedizione appassionata alla Chiesa di Eusebio, ricca di tradizione e bisognosa, come ogni Chiesa, di "prendere il largo". Nella figura di sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, Bertone ha visto la "sentinella del popolo di Dio". Una sentinella vigile e attenta, capace di affermare con forza la vera fede in Gesù Cristo e di annunziare il Vangelo ovunque e con ogni mezzo.
Nello stesso tempo, Bertone ha visto in Eusebio il testimone dell’“umanità profonda della fede e della carità cristiana”. Sono le parole con cui Bertone ha presentato la figura del proto-vescovo Eusebio. Parole che non solo tratteggiano la figura di colui che ha lasciato in eredità alla sua Chiesa la fede in Gesù Cristo, ma che sono diventate l’ispirazione, la guida, il programma del suo episcopato. Non a caso l’invito di Eusebio ai suoi fedeli "custodire la fede, conservare la concordia" si è trasformato in motto programmatico. Il dialogo con le varie espressioni della società civile attesta il suo costante interessamento per le vicende quotidiane, affrontando i problemi più diversi con intelligenza, coraggio e rispetto.

Le consegne del cardinale Bertone al vescovo Ambrosio: ricerca, vita, appartenenza ed unità

Ecco il testo dell'omelia che sabato 16 febbraio il cardinale Tarcisio Bertone ha pronunciato nel duomo di Piacenza per l'ordinazione espiscopale di monsignor Gianni Ambrosio


Eminenze reverendissime, eccellenze reverendissime, carissimi sacerdoti piacentini e lasciatemi salutare anche i carissimi sacerdoti vercellesi, cari fratelli e sorelle nel Signore.

Il dono del pastore

Come al tempo di Abramo, anche oggi il Signore rinnova e moltiplica l'offerta del suo mistero di amore con il dono di un nuovo pastore per questa Chiesa che vive in Piacenza e Bobbio: sua eccellenza monsignor Gianni Ambrosio.
Il Santo Padre ha voluto donarvi questo nostro fratello perché vi sia guida, padre e pastore. Preghiamo oggi con lui e per lui affinchè, come recita l'antifona di ingresso di questa domenica di Quaresima, egli possa cercare sempre il volto del Signore a aiutare coloro che il Padre ha affidato alle sue cure a compiere nella fedeltà e nella gioia la sua volontà. Questo momento è senz'altro un momento di sovrabbondante grazia che Iddio ci fa vivere insieme.

Ringrazio i vescovi co-consacranti, sua eccellenza monsignor Luciano Monari, già vescovo di Piacenza-Bobbio, oggi vescovo di Brescia, e sua eccellenza monsignor Enrico Masseroni, arcivescovo metropolita di Vercelli. Ringrazio tutti gli eccellentissimi vescovi presenti, ringrazio inoltre le autorità del Comune, della Provincia di Piacenza, le autorità di Santhià, di cui è orginario monsignor Ambrosio, le autorità dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dal gennaio 2001 fino ad oggi monsignor Ambrosio ha svolto il compito di assistente ecclesiastico generale. Ringrazio tutti coloro che oggi si uniscono alla nostra preghiera ed alla nostra gioia per questo speciale evento ecclesiale, e in maniera del tutto particolare vorrei salutare e ringraziare mamma Caterina che io conosco da tanto tempo, qui presente in mezzo a noi, che di certo rinnova oggi l'offerta al Signore di questo suo figlio sacerdote che oggi viene consacrato vescovo.

Riscoprire l'alleanza con Dio

Il momento solenne che stiamo vivendo assume un significato particolare nel contesto della quaresima che chiama i cristiani a riscoprire e a ritrovare l'alleanza con Dio, a risvegliare nel cuore il bisogno di ritrovare in Lui il centro, il senso, il fine della nostra esistenza. A vivere così più intensamente la nostra vocazione cristiana. A questo proposito la liturgia di oggi ci offre alcuni significativi stimoli che possono servire come traccia preziosa per questo nostro fratello introdotto oggi nella grazia del sacramento dell'ordine episcopale. Con la vocazione di Abramo, descritta con chiarezza nella prima lettura, ha inizio quella storia che noi chiamiamo ormai storia della salvezza, l'obbedienza e la fiducia in Dio da parte di Abramo aprono la via al compiersi delle promesse di Dio Padre che sono benedizione per tutte le genti. Il patriarca Abramo orienta la propria vita verso una grandezza che è quella di Dio. Non parte con un salto nel vuoto ma, nell'entrare in una infinita pienezza, abbandona il centro piccolo, ridotto delle sicurezze della natura per entrare in quelle della grazia. E quanto accade sul monte della trasfigurazione con Mosè ed Elia attesta che in Gesù Cristo questa storia di salvezza raggiunge il pieno compimento. Dopo di lui la storia di salvezza prosegue con la vita della Chiesa, chiamata a prolungare nei secoli la sua azione redentrice.
Ogni nostra comunità ha bisogno di crescere in quella responsabilità evangelica che ci rende attenti alla vita ed alle necessità materiali e spirituali dei nostri fratelli. Per questo la Parola di Dio, in questo periodo, costantemente ci invita a ricominciare con slancio il cammino quaresimale, sapendo che ci porta ad incontrare, a conoscere più intimamente Gesù. Così è avvenuto per gli apostoli che non avevano ancora compreso il senso della missione di Gesù, continuavano a sognare un messia che instaurasse un regno in termini di potenza, mentre a loro veniva annunciato lo scandalo della passione.
Tuttavia, nonostante la loro situazione di incomprensione, essi continuarono a seguire il loro maestro, mentre la folla, delusa, lo abbandonava. Proprio seguendo Gesù gli apostoli compresero il senso della sua missione, venne loro concessa una luce preziosa, anticipatrice della gloria del Risorto. Narra l'evangelista: . I tre apostoli furono condotti in disparte, su un alto monte, nel luogo della rivelazione e della comunicazione di Dio. Quale insegnamento possiamo trarre noi?

Salire sul monte

Occorre salire sul monte, perché nella pianura, nella vita di tutti i giorni, si ascoltano tante voci, si dibattono tanti problemi ma è difficile prestare vera attenzione a Dio. Il cammino di fede in Dio non dimentica l'attualità, con i suoi problemi e le sue potenzialità. Tuttavia non si limita semplicemente all'attualità ma intende dischiudere l'oggi alla visita di Dio, al dono della luce di Dio, al dono della pienezza di vita di Dio. La luce è il grande simbolo biblico che indica la vita di Dio. Ma il simbolo lascia intuire ciò che non è esprimibile a parole. Sul monte i tre apostoli fecero un'esperienza breve ma profonda e gioiosa di Gesù trasfigurato, un'esperienza che illuminò il loro cammino verso Gerusalemme, verso un altro monte, il monte della passione e della morte. Gli apostoli compresero che Gesù è la luce e che la sua missione è donare luce e vita al mondo manifestando l'amore infinito di Dio per ogni persona umana.
Continua l'evangelista: . Sul monte brilla la luce e risuona la voce del Padre che invita a seguire il figlio. Con Abramo e con il tempo della nuova promessa comprendiamo che non siamo più soli. Perché Dio ci parla, vuole comunicare con noi, si fa amico dell'uomo e in Gesù ci rivela non solo la vera immagine di Dio ma anche la nostra vera propria immagine. E questa predilezione per l'uomo da parte del creatore rinnova in noi ogni giorno il desiderio che rafforza di confermare con più coraggio e decisione la volontà del Signore Gesù di eleggere fra il popolo pastori secondo il suo cuore.

La promessa ripetuta

Farò di te un grande popolo. Questa promessa ricca di benedizione che Iddio assicurò ad Abramo, oggi Dio la ripete a te, caro fratello chiamato alla grazia della pienezza sacerdotale e precelto a pascere una porzione del gregge del Signore. Dio ti consacra e ti affida l'intero popolo che è in Piacenza-Bobbio, questa comunità cristiana, che veglia, prega per te, con te e da oggi per sempre. Con le immagini consegnateci dalla Parola di Dio, ci possiamo ora chiedere quali siano i tratti caratteristici del servizio ministeriale che intraprendi alla guida di questa porzione del popolo di Dio.

La ricerca

La prima caratteristica che sintetizza questo ministero la riassumiamo con una una parola e più propriamente con un atteggiamento: quello della ricerca. Domanda di essere un pastore sempre in ricerca, con gli altri, per gli altri e per te stesso. Questa posizione del cuore e della vita ci viene comunicata dalla Parola di Dio dalle grandi pagine evangeliche. Il padre buono non si stanca mai di mettersi alla ricerca del figlio, del fratello che ha smarrito la strada. Sarà una ricerca a volte drammatica, spesso appassionante. Il tuo unico scopo dovrà essere quello di rendere presente, attraverso la tua person e il tuo cuore, la persona e il cuore di Dio. Di fronte all'umanità avvilita, spezzata, dovrai versare l'olio della consolazione e il vino della speranza, come Gesù il quale, mentre passava per le città e i villaggi, dialogava con i fratelli, confortava, consolava. Dovrai coinvolgerti con l'umanità, ogni tipo di umanità che busserà alla porta della tua vita, scendere dal monte, sentire ogni fratello e sorella come una parte preziosa di te e ai quali sarai chiamato a donare la tua carità e il tuo cuore.
Ma dovrai metterti in atteggiamento di ricerca anche per te stesso, avendo cura di dissetarti quotidianamente alla fonte della vita, lasciandoti illuminare da quella verità che ti è venuta incontro. Se infatti Cristo è stato e ora ancora di più è la verità di te stesso, dovrai in ogni istante della tua giornata lasciarti incontrare da lui: nella preghiera, nei sacramenti, nella Chiesa e nell'ascolto fraterno. Il Santo Padre Benedetto XVI che per mio tramite quest'oggi ti esprime il suo affetto, e la sua vicinanza spirituale e manda la sua benedizione che io impartirò a tutti perchè in questa celebrazine nel suo profondo libro Gesù di Nazareth osserva che lì'uomo vive nella verità e nell'essere amato, nell'essere amato dalla verità. Ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega che il significato della vita indicandogli così la via della vita, indicando ai tuoi fratelli la via della vita l'assumerai per te stesso, la farai diventare regola pastorale.

L'offerta della vita

Una seconda caratteristica dovrà configurarti la vita ed è l'offerta della tua intera vita per il bene del gregge che la Chiesa oggi ti consegna. L'offerta che Gesù fa di sè è tanto importante da precedere e accompagnare ogni suo gesto e ogni sua parola. Egli si offre al Padre perchè si compia la sua volontà,si dona ai discepoli, perché nella logica del Regno egli non si appartiene più; fino all'ultimo istante si lascia mangiare (il dono del pane di Dio). Sottolinea ancora papa Benedetto XVI: la croce è il fulcro del discorso del pastore ma non come atto di violenza che colga Gesù di sorpresa e che gli venga inflitto dall'esterno, bensì come offerta spontanea di se stesso. Gesù trasforma l'atto di violenza esterno della creocifissione in un atto di offerta volontaria di se stesso per gli altri. Lui non dà qualche cosa ma dà se stesso. E qui si vede la differenza tra i sacerdoti antichi e i sacerdoti della nuova alleanza che seguono Cristo, il buon pastore. I sacerdoti antichi offrivano un sacrificio rituale, non offrivano se stessi; i sacerdoti della nuova alleanza offrono se stessi, come Gesù.

La conoscenza-appartenenza

Per questa vicinanza, da quest'offerta discende anche la terza caratteristica che vorrei consegnarti in questa liturgia: la conoscenza tra il pastore e il gregge. Giovanni l'evangelista ci introduce in questo mistero: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori, le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Molto importante la conoscenza reciproca nella vita del pastore. Ce lo spiega ancora papa Benedetto XVI in Gesù di Nazareth. Dice: la conoscenza e l'appartenenza sono sostanzialmente la stessa cosa, il vero pastore non possiede le pecore come un qualsiasi oggetto che si usa e si consuma, esse gli appartengono appunto nel conoscersi a vicenda e questa conoscenza è una accettazione interiore. Questa parola ci aiuta a comprendere che l'essenza del ministero episcopale sta proprio in questa conoscenza-appartenenza. Più infatti vorrai entrare nella realtà che ti circonda, nella vita delle persone, desiderando con esse un dialogo profondo e vero, più percepirai tra che esse cominceranno a diventare una cosa sola con te e a fare parte della tua stessa vita, del tuo stesso destino.
Più il pastore si consegnerà al gregge che gli è affidato, donandogli il tesoro del proprio cuore, più sarà capace di condurre il gregge al di là di se stesso, affinchè l'altro trovi tutta la sua libertà.

l'Unità

L'ultima grande consegna è quella dell'unità. L'unità è al vertice della preghiera di Gesù nel suo testamento, quando lavoriamo per l'unità nella Chiesa, della Chiesa, per l'unità del mondo e dei popoli, anche da quel punto di vista particolare che è l'incarico della segreteria di Stato. Scriveva papa Giovanni Paolo II nella famosa enciclica Ut unum sint: Credere in Cristo significa volere l'unità, volere l'unità significa volere la Chiesa, volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre per tutta l'eternità. Ecco qual'è- diceva il Papa- il senso della preghiera. La tua azione caro fratello vescovo sia senza misura, senza barriere e parzialità, nessuno sia escluso dalle tue attenzioni pastorali, perché se unico è il pastore Gesù egli desidera che tutti partecipino del suo affetto, delle sue premure e tutti possano conoscere la via della verità e della vita. Ti sia di stimolo l'invocazione che abbiamo letto pochi giorni fa di Santo Cirillo: la preghiera fa crescere la tua Chiesa e conserva la tua unità, mantiene unito il tuo popolo nella professione della fede e infiamma i loro cuori con la tua parola e verità. . Vivi questa unità in comunione visibile con il Santo Padre che oggi ti affida questa porzione del popolo di Dio, esprimila insieme all'intero collegio episcopaleperché uniti tutti siamo luce e forza nel cammino che conduce al Signore Gesù. L'interessante esperienza straordinaria che hai vissuto in mezzo ai giovani quale assistente ecclesiastico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ti accompagni in questa nuova ed entusiasmante avventura tra i giovani, gli adulti, gli anziani, gli ammalati della tua diocesi; anche per loro e con loro lasciati trasfigurare da Gesù, il Maestro e sii luce e presenza concreta di Dio tra gli uomini. In questo impegno quotidiano di seguire le orme di Cristo, come dice il tuo motto episcopale, ti accompagni la Vergine Maria, Madre e Regina degli apostoli. Ella che si è lasciata trasfigurare dal suo stesso figlio, ti sostenga nel portare a compimento l'opera che il Signore ha iniziato in te a favore di questa Chiesa particolare che in Piacenza-Bobbio. Amen.