mercoledì 23 novembre 2011

I carabinieri e la Virgo Fidelis

I carabinieri affidano il loro servizio quotidiano a Maria, la Virgo Fidelis. L'altro giorno, nella chiesa di San Giovanni in Canale, a Piacenza, erano in tanti i rappresentanti della Benemerita assieme al vescovo Gianni Ambrosio. Segno che il ministero che si fa in terra, lo si fa anche rivolgendosi alla protezione celeste. Una tradizione non solo di costume ma, evidentemente, di fede.

«Maria ha creduto ed ha compiuto la volontà di Dio. Tutto questo è espresso nell'aggettivo "fedele", il titolo con cui voi dell'arma dei carabinieri le rendete onore e la invocate perchè aiutati da lei possiate attendere con fedeltà e lealtà alla vostra missione». Così il vescovo Gianni Ambrosio si è rivolto ieri in San Giovanni in Canale ai carabinieri per la festa della patrona, la Virgo Fidelis. Nell'antica chiesa di via Beverora c'erano, tra gli altri, il prefetto Antonino Puglisi, il questore Calogero Germanà, il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Paolo Rota Gelpi, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il vice sindaco Francesco Cacciatore, i colonnelli dell'Arma, Edoardo Cappellano e Gianluca Bersella, della Finanza Maurizio De Panfilis. Il vescovo, assieme al parroco don Cesare Ceruti e a don Mimmo Pascariello, ha ricordato il servizio dei carabinieri «nel rispetto della giustizia, nella difesa della dignità delle persone che hanno bisogno di buone relazioni per vivere, della protezione dei cittadini dai soprusi». «La storia dell'Arma è densa di alti esempi di fedeltà al servizio della comunità - ha osservato Ambrosio -. Possiate con l'aiuto di Maria continuare a manifestare questa fedeltà, dedizione, servizio che sono le caratteristiche dello spirito dei carabinieri. Un compito esigente, a volte non sempre compreso, ma indispensabile perchè si possa operare in una società con buone relazioni». Al termine del rito il comandante provinciale di Piacenza ha preso la parola per commemorare l'evento. E' stata ricordata anche la battaglia per l'eroica difesa del caposaldo di Culqualber da parte del I° Battaglione Carabinieri e Zaptiè mobilitato, che il 21 novembre 1941 si sacrificò in una delle ultime cruente battaglie in terra d'Africa. Nella circostanza, si è commemorata anche "la Giornata dell'Orfano". E' proprio agli orfani, assistiti e confortati con amorevole cura dall'Arma e dall'Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri che si è voluto rivolgere un caloroso pensiero. La celebrazione ha avuto il commento musicale del soprano Maria Laura Groppi e dell'organista Donatella Tacchinardi. Analoga cerimonia è stata celebrata ieri nel duomo di Bobbio e nella collegiata di Fiorenzuola con i comandati di compagnia Fabio Longhi e Andrea Leo.
fed. fri.


22/11/2011 Libertà

Diocesi, 305 preti per 421 parrocchie

Non è possibile correre avanti e indietro per la diocesi a celebrar messe in ogni dove. Non si può più gestire la diocesi come se si fosse al capezzale di un malato. Lo ha detto il vicario generale, monsignor Giuseppe Illica, alla Bellotta davanti ai preti, ponendo così le basi per una rivoluzione epocale.


(fri) Trecentocinque sacerdoti per 421 parrocchie. Una situazione insostenibile se si vuole continuare a pensare la Chiesa «come se si fosse al capezzale di un malato», osserva con una metafora il vicario generale monsignor Giuseppe Illica. Ancora più insostenibile se si tiene conto che quasi il 70 per cento dei sacerdoti della diocesi di Piacenza-Bobbio ha più di sessant'anni. Ecco perchè la linea prevista dal progetto di razionalizzazione prevede un taglio netto delle messe domenicali. «Non riusciremo più a correre in giro per la montagna a celebrare messe in ogni luogo - dice il vicario -, non ha senso continuare così. Ci saranno parrocchie che non avranno più l'eucarestia ogni sette giorni. E' inevitabile». Quali e quante? A spanne, tutte quelle con meno di 500 anime. Il che vuol dire il 76,9 per cento delle 421 parrocchie che compongono la diocesi. I preti saranno, dunque, sempre più un lusso. Anche perchè, fa notare il vicario, «spiace che i sacerdoti non abbiano il diritto ad invecchiare, ad ammalarsi. In giro non c'è una categoria come la nostra che non va mai in pensione». Se la vecchiaia, dunque, arriva per tutti, non tutti hanno nel proprio carisma la missione del parroco. «Tutti i preti sono utili - assicura monsignor Illica - e nelle nomine è giusto tenere conto anche delle inclinazioni e delle loro caratteristiche personali».

18/11/11 Libertà