lunedì 28 gennaio 2013

Ambrosio sulla Gaudium et Spes: la storia umana ha come fine Cristo


L’eredità del Concilio. Incontro giornalisti, 26 gennaio 2013

Intervento del vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Gianni Ambrosio all’incontro dei giornalisti

Sarebbe necessario avere assai più tempo a disposizione per cercare di affrontare il tema che mi è stato proposto. Ma pur con molto tempo a disposizione, risulterebbe sempre difficile, forse impossibile, esprimere in modo sintetico l’eredità dell’evento conciliare. Piuttosto che tentare una sintesi, preferisco soffermarmi solo su un documento del Concilio, e precisamente sulla Costituzione pastorale Gaudium et Spes.

Condivido infatti il parere del beato Giovanni Paolo II: “Devo confessare che la Gaudium et Spes mi è particolarmente cara, non solo per le tematiche che sviluppa, ma anche per la diretta partecipazione che mi è stato dato di avere alla sua elaborazione. Quale giovane vescovo di Cracovia, infatti, fui membro della sottocommissione centrale, incaricata di provvedere alla redazione del testo. Proprio l’intima conoscenza della genesi della GS mi ha consentito di apprezzarne a fondo il valore profetico e di assumerne ampiamente i contenuti nel mio magistero, fin dalla prima enciclica Redemptor Hominis. In essa, raccogliendo l’eredità della Costituzione Conciliare, volli ribadire che il destino e la natura della umanità e del mondo non possono essere definitivamente svelati se non alla luce del Cristo crocifisso e risorto” (Giovanni Paolo II, Discorso nel XXX anniversario della promulgazione della Costituzione pastorale Gaudium et Spes, 8.11.1995).

Anche a me è particolarmente cara la GS, perché è soprattutto grazie a questa Costituzione che la Chiesa si presenta all’uomo di oggi come il popolo di Dio che annuncia e testimonia l’amore di Dio per il mondo. È un grande “annuncio di vita e di speranza”, come disse Giovani Paolo II nel suo discorso commemorativo. Questa Costituzione evidenzia il carattere ministeriale della Chiesa, cioè la Chiesa vuole essere sempre più a servizio di Dio e del suo Regno e, precisamente per questo, a servizio del mondo. Così pure è molto rilevante l’influsso della Gaudium et Spes nel favorire la partecipazione attiva del laicato cattolico alla vita della Chiesa e all’animazione evangelica delle realtà temporali.

Indico innanzi tutto la novità della GS e poi mi soffermo rapidamente sui suoi contenuti di fondo. Concludo proponendo una chiave di lettura di tutto il documento.



La novità

Vorrei far notare in primo luogo che questa Costituzione è una novità per la storia della Chiesa. Nel corso dei duemila anni di storia della Chiesa, nei ventuno Concili ecumenici, mai è stata promulgata una Costituzione pastorale. Abbinare il termine Costituzione – cioè che fonda la Chiesa – all’aggettivo ‘pastorale’ è sorprendente. La dicitura è totalmente nuova. I Padri conciliari hanno pensato di introdurre prima del testo una lunga nota, in cui si spiega cos’è una Costituzione pastorale e quale è il valore del suo insegnamento. È “pastorale” nel senso che la Costituzione è “basata sui principi dottrinali”, ma intende esporre l’atteggiamento della Chiesa verso il mondo e gli uomini d’oggi: occorre dunque tener conto “delle mutevoli circostanze con le quali sono connessi, per loro natura, gli argomenti di cui si tratta”. Quindi vi è l’aspetto dottrinale ma “consta di elementi non solo immutabili, ma anche contingenti”.

Ma la novità del titolo dice la novità del contenuto. Questa Costituzione, a differenza di ogni altra, non espone soltanto principi generali di fede, ma si esprime anche in merito a questioni concrete del mondo contemporaneo. Entra nella storia, così mutevole, per esaminare i “segni dei tempi”. Parla della pace e della guerra, fino ad evocare la guerra nucleare. Tratta del lavoro e dell’economia, si sofferma sulla scienza e sulla cultura, sul matrimonio e sulla famiglia. Affronta le questioni del mondo, i problemi della vita odierna per aiutare gli uomini a capire ciò che è in gioco in quell’ambito della vita.

Non solo. Questo documento non si rivolge soltanto ai fedeli, ma a tutta la famiglia umana. All’inizio del Concilio, vi era il desiderio di rivolgersi alle questioni degli uomini di oggi, ma non era stato previsto un documento di questi tipo. Soltanto nel corso della riflessione e delle discussioni, si evidenziò la necessità di chiarire questo atteggiamento rispetto alla situazione del mondo odierno.

Però bisogna fare attenzione. Alcuni dicono che questo documento tratta del rapporto tra la Chiesa e il mondo. Non è esatto. Nel titolo non è scritto “messaggio della Chiesa al mondo contemporaneo”, ma è scritto “la Chiesa nel mondo contemporaneo”. La Chiesa non si pone davanti al mondo, ma comprende se stessa come una realtà facente parte del mondo, in solidarietà con gli uomini. Tra la Chiesa e il genere umano vi è intima unione e la Costituzione si rivolge a tutti gli uomini per aiutare gli uomini a entrare in questa intima unione con Cristo.

Anche questa è una novità significativa. La Chiesa non solo non si considera accanto o sopra il mondo, ma si dichiara inserita in esso. E quindi si sottolinea il rapporto di mutualità (GS 40) e reciprocità con il mondo, si indica l’aiuto che la Chiesa può dare al mondo (GS 41-43) ma anche quello che può ricevere dal mondo, compreso da chi ostacola o avversa la Chiesa (GS 44).

È davvero significativa la frase diventata molto nota con cui inizia il documento: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (n. 1).

La Costituzione rappresenta una novità indiscussa, e ancor più nuovo è il modo in cui essa affronta i temi, con un atteggiamento di dialogo. Qui troviamo esplicitata una delle caratteristiche fondamentali del Concilio Vaticano II, e cioè il dialogo.

I contenuti

Indico molto rapidamente i contenuti di fondo della Costituzione GS.

Nell’introduzione (nn. 4-10), viene descritta la condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo (speranze e angosce, profonde trasformazioni delle condizioni di vita, mutamenti nell’ordine sociale, mutamenti psicologici, morali e religiosi, squilibri per questi cambiamenti, aspirazioni a una vita piena, interrogativi profondi del genere umano).

La Parte prima (nn. 11-45) è intitolata La Chiesa e la vocazione dell'uomo. Si compone di quattro capitoli che delineano l’antropologia cristiana. In particolare viene posta in luce la ricerca umana del significato: la questione della nostra origine, lo scopo della nostra vita, la presenza del peccato e della sofferenza, l’inevitabilità della morte, il mistero dell’esistenza al di là della morte. Sono tutte domande che non si possono eludere (nn. 4. 10. 21. 41). Questi interrogativi sollecitano il cuore umano e lo spingono a cercare una risposta piena e definitiva. La GS sottolinea con forza che tale risposta si trova soltanto in Gesù Cristo, il quale è “la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana” (n. 10). Connessa al problema del significato è anche l’attenzione che il documento conciliare dedica alla sfida dell’ateismo contemporaneo (nn. 19-21). Questa prima parte si conclude proprio con La missione della chiesa nel mondo contemporaneo: mutua relazione tra chiesa e mondo, chiesa a servizio degli uomini, della società e dell’attività umana, l’aiuto che la Chiesa riceve dal mondo.

Nella Parte seconda (nn.46-90) vengono affrontati alcuni problemi umani più urgenti. È composta da 5 capitoli. Il primo riguarda la Dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione, il secondo la cultura, la sua promozione, il terzo la Vita economico-sociale, il quarto La vita della comunità, il quinto La promozione della pace e la comunità delle nazioni. La conclusione si sofferma sui compiti dei singoli fedeli e delle Chiese locali per costruire un mondo giusto e per condurre il mondo al suo fine. “Così facendo, risveglieremo in tutti gli uomini della terra una viva speranza, dono dello Spirito Santo, affinché alla fine essi vengano ammessi nella pace e felicità somma, nella patria che risplende della gloria del Signore”.


La chiave di lettura

Per me il cuore pulsante del documento è il n. 22, intitolato Cristo, l'uomo nuovo.

Inizia così: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo”. Poi troviamo questa affermazione fondamentale: “Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”. Occorrerebbe leggere con calma tutto il numero. Ma vengo subito alla fine, ove è scritto: “Tale e così grande è il mistero dell'uomo, questo mistero che la Rivelazione cristiana fa brillare agli occhi dei credenti. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!”.

Tutta la storia umana ha come fine Cristo, è la ragion d'essere del cosmo e del mondo. Cristo è il centro della Chiesa e la missione della Chiesa è annunciare e testimoniare questa verità, che solo nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo.

Questo legame tra Cristo e l’uomo è il cuore del messaggio della GS: “Con l’incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d’uomo (…) ; in lui Dio ci ha riconciliati con se stesso e tra noi e ci ha strappati dalla schiavitù del diavolo e del peccato; così che ognuno di noi può dire con l’Apostolo: il Figlio di Dio «mi ha amato e ha sacrificato se stesso per me» (Gal 2,20). Quindi al centro del documento conciliare sta il mistero di Cristo/il mistero dell’uomo, l’uomo visto nella luce pasquale, l’uomo unito a Cristo. La Chiesa è chiamata a servire Dio e l’uomo, perché si realizzi compiutamente il progetto di Dio e del suo amore a favore dell’umanità.

Ho iniziato citando Giovanni Paolo II e concludo con una sua affermazione: “Bastano questi rapidi cenni per sottolineare l’amplissimo orizzonte nel quale si muove la GS. Con essa la Chiesa ha voluto davvero abbracciare il mondo. Guardando agli uomini nella luce di Cristo, essa ha saputo coglierne gli aneliti profondi e i bisogni concreti. Ne è risultata una specie di “magna charta” dell’umana dignità da difendere e da promuovere”.

+Gianni Ambrosio