domenica 12 aprile 2009

Il messaggio di Pasqua del vescovo Ambrosio

Diocesi di Piacenza-Bobbio Pasqua 2009: messaggio del Vescovo ai piacentini

Eravamo già preoccupati per la crisi finanziaria e economica che ha ormai raggiunto anche la nostra realtà. Ora a questa preoccupazione si aggiunge, come un pesante macigno, il tragico evento del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo, con le tante vittime e le ingenti distruzioni. Con l’animo colmo di profondo dolore, partecipiamo alla sofferenza della popolazione abruzzese, vogliamo essere affettuosamente vicini ai superstiti per aiutarli e sostenerli, incoraggiamo quanti si stanno prodigando nelle operazioni di soccorso. È possibile in questa situazione l’augurio di buona Pasqua? Sì, forse è possibile, ma l’augurio è reso più difficile. Eppure proprio in queste situazioni abbiamo bisogno di speranza, di luce, di conforto. Credo che, in qualche occasione, ci sia capitato di trovare fiducia proprio là dove non l’attendevamo, e cioè nelle persone che, per diversi motivi, si trovavano in una situazione difficile. Questa esperienza l’abbiamo forse fatta non solo a livello di singole persone, ma anche a livello collettivo: vi sono popoli afflitti da molte sofferenze che sono un esempio luminoso di speranza. Là dove si pensa di trovare sfiducia, si incontra una sorprendente vitalità. Mi chiedo se, di fronte alla crisi, l’annuncio della Pasqua non possa esserci di aiuto. Non solo: mi chiedo pure se, di fronte all’immane tragedia del terremoto in Abruzzo, l’annuncio della Pasqua non possa aiutarci a ritrovare la luce della speranza.
Può la nostra storia quotidiana, oggi così segnata dalla situazione di crisi e di dolore, aprirsi alla speranza? Un filosofo, Martin Heidegger, si chiedeva se servono e a cosa servono i poeti nel tempo della povertà (Perché i poeti?, in Sentieri interrotti). Sì, i poeti servono nel tempo della povertà. Sono utili, non tanto nel senso strumentale del termine, quanto nel senso che sono al servizio dell’uomo, del suo pensiero, della sua riflessione. I poeti invitano a scorgere l’aurora, attendendola e ricercandola, anche quando la notte è ancora buia.
Andando oltre la risposta del filosofo, forse proprio la povertà – nelle sue varie forme – può aiutarci a ricercare le cose che più contano, a ridiventare pellegrini del senso, a ritrovare la condivisione e la solidarietà, a impegnarci per la pace. La metafora dell’aurora dice che non ci possiamo rassegnarci all’oscurità: non è lì la nostra casa, la nostra vita. Dice anche che la domanda di un orizzonte ultimo è una questione seria per la nostra vita, personale e collettiva. La Pasqua cristiana parte dal buio della notte, dal bacio che tradisce, dalla fuga dei discepoli, dalla condanna ingiusta voluta da una folla urlante, dalla croce. La Pasqua è anche questo. Ma è anche ‘passaggio’: questo – come sappiamo – è il significato etimologico del termine ‘pasqua’. Un ‘passaggio’ importante, come apertura all’altro e all’Altro. Se la povertà di cui soffriamo non è solo quella economica, ma è anche – e soprattutto – di relazioni, di etica, di speranza, allora questa apertura sia l’inizio di un cammino che attende di arrivare alla meta, sia l’aurora che attende la luce. La fede che accoglie la luce che proviene dal Crocifisso-Risorto arriva ad affermare: “Cristo vive”. Ma il Crocifisso è sempre lì, davanti a noi, in tutta la sua drammaticità. Egli è “l’uomo spaccato sulla croce, dalle mani grosse di sangue”, scriveva il poeta Quasimodo (Thanatos Athanatos).
La fede in Cristo Risorto non può mai essere una fede banale e comoda, è una fede che interroga e, interrogando, si lascia illuminare dal mistero. Così la fede varca la soglia e va incontro all’Amore. Allora anche la realtà umana più triste e dolorosa non è più come prima. Tutto partecipa della vita di Cristo Crocifisso-Risorto: anche la povertà e le tribolazioni non sono più l’ultima parola. La stessa oscurità della morte non è più l’ultima parola. Nella luce del Risorto, la speranza ridiventa possibile, l’impegno per un mondo più giusto, più equo, più umano ritrova ulteriore impulso. In particolare a chi soffre, a chi è senza luce, a chi ha poca speranza, a chi è senza lavoro, a chi ha molti dubbi, auguro di poter sperimentare come vere le parole di Isaia, profeta, poeta, credente: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43, 19).
A tutti giunga il mio augurio di una buona Pasqua.
+ Gianni Ambrosio vescovo di Piacenza-Bobbio

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio