domenica 10 febbraio 2013

Tonini ai giornalisti: mettete sempre davanti il bene dei lettori

«Libertà ha avuto la fortuna di avere un gruppo di giornalisti formidabile che nei momenti difficili ha saputo rispondere mettendo davanti a tutto il bene dei lettori. Ecco perchè questo giornale è entrato nella storia di Piacenza».


Il cardinale Ersilio Tonini ne è profondamente convinto. L'arcivescovo piacentino, il grande comunicatore della Chiesa italiana nominato cardinale dal Beato Giovanni Paolo II, il prossimo 20 luglio toccherà il traguardo dei 99 anni. Con Libertà ha sempre avuto un rapporto particolare ma la memoria di oggi va all'immediato Dopoguerra e al grande regalo dei fratelli Ernesto e Marcello Prati. Allora il giovane don Ersilio era direttore del settimanale cattolico della diocesi di Piacenza, il Nuovo Giornale.

Che rapporto c'era con il quotidiano cittadino?

«Eravamo in difficoltà, terminata la guerra, e non riuscivamo a stampare. Libertà ci offrì la sua redazione e potevamo chiedere ai giornalisti il loro tempo per comporre il nostro giornale. Non dimenticherò mai Ernesto e Marcello Prati che mi hanno offerto questo grande aiuto con un affetto e una libertà interiore splendida. Ernesto era più composto e più riservato, un giornalista autentico; Marcello più giocoso, un grande amministratore. Tutti e due avevano un cuore grande. Bloccavano la trasmissione degli articoli dei loro giornalisti per ricevere le nostre. Quando era finita la guerra c'era chi si voleva appropriare di Libertà. Ernesto Prati si battè con grande coraggio per tenere il giornale. E ci riuscì».

Erano anni difficili in Italia e a Piacenza ma la solidarietà non si risparmiava. Anche verso la stampa, è così?

«Certamente, tra l'altro devo ringraziare anche la libreria Stucchi (si commuove, ndr.). Lo faccia sapere: nei confronti miei furono di una grandezza infinita».

Che ricordo ha di quei tempi?

«Un grande fermento. Andavamo in piazza e nei teatri a fare i grandi dibattiti sui temi della politica, ma abbiamo sempre cercato il rispetto della libertà».

Difficile fare i giornalisti con quel fermento?

«No perchè c'era la partecipazione della gente. Si dibatteva nei teatri, nei cinema; il compito del giornalista era agevolato da questa grande vivacità. Piacenza ha vissuto un momento di grande partecipazione civile. Il giornalismo del Dopoguerra aveva una sua libertà interiore; sarò un po' passionale, ma hanno avuto il coraggio di presentarsi, sia Libertà sia il Nuovo Giornale, con una libertà totale, pensando al bene dei lettori e alla solennità del momento storico che si stava vivendo».

La redazione della Libertà di allora oggi è diventata un museo, il Museo della stampa. Che ne dice?

«E' stata una grande idea, hanno fatto bene: la storia non si fa solo con i grandi racconti, la storia si fa anche richiamando la memoria dei testimoni del passato con fatti concreti».

Che cosa augura per il 2013 e gli anni futuri?

«Spero che Libertà continui ricordandosi della sua tradizione. Libertà ha sempre avuto dei riguardi e delle attenzioni nei confronti dei piacentini. Quando torno a Piacenza? Eh mi muovo meno, ho compiuto 98 anni e vado per i 99. Ma, stia a sentire, il cuore è il cuore e il mio è piacentino. Io devo tanto al mio seminario, alla mia città. Piacenza ha saputo rispettare se stessa e Libertà ha avuto la capacità di entrare nella storia di Piacenza».



Libertà, 28/01/2013