lunedì 5 aprile 2010

In nove anni 88 nuovi cattolici a Piacenza

Pubblichiamo l'omelia del vescovo Gianni Ambrosio pronunciata la notte della veglia pasquale 2010. Durante la cerimonia sono stati battezzati 10 adulti di diverse nazionalità (Italia, Albania, Costa d'Avorio, Nigeria). Da nove anni - quando venne istituito il servizio di catecumenato per adulti - ad oggi sono 88 le persone che si sono convertite al cattolicesimo nella diocesi di Piacenza-Bobbio.

Carissimi catecumeni, carissimi fedeli,

in questa notte santa la liturgia ci offre con grande abbondanza la Parola del Signore e mette a nostra disposizione tutta la ricchezza dei suoi santi segni. Così entriamo in profondità e con gioia nel mistero che celebriamo, il mistero di Dio che ci ama e ci fa entrare in quella storia che è storia di salvezza, di grazia, di luce. Noi riviviamo le grandi tappe di questa storia di salvezza che ci avvolge e ci conduce alla pienezza della luce e della vita.
Celebriamo Dio creatore del cielo e della terra. Già nel dare origine all’universo, scorgiamo l’atto di amore di Dio che effonde la sua vita e la sua luce sull’universo e su tutte le creature. La luce di questa notte santa illumini sempre il nostro sguardo perché possiamo riconoscere questo atto di amore di Dio nel mondo pensato da Dio e da Lui voluto nel suo disegno di amore. Risplenda per noi questa luce per stupirci ancora della bellezza e della ricchezza del mondo creato e per rinnovare dentro di noi la consapevolezza della dignità dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Celebriamo Dio liberatore del popolo di Israele dalla schiavitù, il grande evento che è al cuore dell’esperienza di fede di Israele. Nel popolo liberato vediamo, in modo prefigurato, la nostra stessa liberazione, vediamo la profezia di ciò che accade con la nostra liberazione in Gesù Cristo. Nella sua bontà Dio vuole riportare in noi la dignità e la libertà vera dei figli in Cristo Gesù, Figlio del Padre.
Ecco, cari fratelli, la gioiosa notizia che si diffonde nel cuore di questa notte santa. Gesù Cristo è il cuore vivo della storia della salvezza: in Lui scopriamo la rivelazione piena dell’amore di Dio e la sua volontà di bene e di vita per tutti noi.
Se l’uomo ha preteso di essere il padrone del creato e di se stesso, se la creatura ha rinnegato la relazione con il Creatore, se il popolo di Israele ha dimenticato di essere il popolo del Signore e ha sperimentato l’amara terra dell’esilio, ora con Gesù Cristo, morto e risorto, siamo “liberati dal potere delle tenebre” (Col 1, 13). Esultiamo di gioia riconoscendo che “in lui (è) la vita e la vita (è) la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre” (cf Gv 1, 4-5). Per mezzo del Verbo è sorta ogni vita sulla terra e nel Verbo che si è fatto carne ed è morto e risorto, la vita trova il suo definitivo compimento: la notte è sconfitta, la morte è vinta.
Carissimi catecumeni, la mano del Padre ha rialzato e ha risorto il suo Figlio. Ma Gesù risorto si china di noi e ci dona la sua mano. Proprio lì, nella grande vasca battesimale ove sarete battezzati, vi è il trittico del XIV secolo, opera di Serafino dei Serafini, con il particolare che dall’inizio della Quaresima è presente come poster in tutte le nostre Chiese. Cristo risorto porta nella mano sinistra il vessillo del vincitore, mentre si china in avanti per offrire la sua mano destra ad Adamo, all’uomo. Lo trae fuori dalla terra e dalle rocce che lo tenevano prigioniero, mentre Eva, la donna, si aggrappa al braccio di Adamo. Segue una schiera di volti che, con lo sguardo rivolto a Cristo, quasi si accalcano per uscire in fretta fuori da quella prigione.
Ecco il gioioso Exultet di questa santa notte, che non riguarda solo Cristo, ma anche noi che abbiamo la grazia di aggrapparci alla sua mano.
La Pasqua è la vita, ci ricorda con efficacia l’artista. È la vita risorta di quel Gesù condannato a morte. Ma la vita ha trionfato sulla morte: è avvenuto per Cristo. La sua vittoria di Cristo sulla morte si trasforma in vittoria anche per Adamo, per Eva, per tutti. Avverrà così anche per noi un giorno. Ma avviene già oggi. Perché quella mano amica è sempre lì: Cristo risorto non si è dileguato nella stratosfera, ma è diventato nostro contemporaneo e nostro compagno.
Il Battesimo è lavacro, purificazione, inserimento nella comunità cristiana. Ma è soprattutto una nuova nascita, una nuova vita. Lo afferma san Paolo nel passo della Lettera ai Romani, che abbiamo ascoltato: nel Battesimo siamo stati battezzati nella morte di Cristo e siamo diventati viventi per Dio, grazie a Gesù Cristo, il Crocifisso-Risorto.
Per tutti voi che state per indossare la veste bianca, per voi fratelli e sorelle del cammino che avete indossato questa mattina la vostra veste bianca, per tutti noi che celebriamo le meraviglie di Dio nel Signore risorto, Pasqua sia l’inizio della vita nuova. Anche noi, come Pietro, siamo “pieni di stupore per l’accaduto”. Anche per noi, come per le donne che “raccontavano queste cose”, inizia il cammino della missione per raccontare ai fratelli la gioia e la speranza della fede in Gesù Cristo.
Amen.
+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

Ambrosio: con la Pasqua il buio cede il posto alla luce

Pubblichiamo il messaggio pasquale che il vescovo Gianni Ambrosio ha rivolto ai piacentini attraverso i media della provincia di Piacenza.

Sulla facciata di molte Chiese di Piacenza e dell’intera diocesi, fin dall’inizio della quaresima, campeggia un poster. Vi è raffigurato un particolare di un pregevole trittico del XIV secolo, opera di Serafino dei Serafini, che si trova nella nostra Cattedrale. Su uno sfondo d’oro, Cristo risorto porta nella mano sinistra il vessillo del vincitore, mentre si china leggermente in avanti per offrire la sua mano destra ad Adamo, all’uomo.110 Lo trae fuori dalla terra e dalle rocce pesanti che lo tenevano prigioniero, mentre Eva, la donna, si aggrappa al braccio di Adamo. Segue una schiera di volti che, con lo sguardo rivolto a Cristo, quasi si accalcano per uscire in fretta fuori da quella prigione.
Non so quante persone abbiano avuto l’occasione o il tempo di rivolgere uno sguardo a quel poster. Il tempo – lo sappiamo – è sempre poco per le molte cose da fare, anche le occasioni scarseggiano. E poi, perché fermarsi? E quella scritta, Exultet, cosa mai vorrà significare?
Ecco allora l’invito: fermiamoci e guardiamo. Ne vale la pena. Per la bellezza che l’artista ha saputo esprimere. Per la sapienza che traspare da ciò che egli ha rappresentato. Così potremo dare un contenuto all’augurio di buona Pasqua che ci scambiamo senza troppa convinzione. Così potremo richiamare alla memoria ciò che abbiamo messo da parte, e cioè la Pasqua, la vita.
Perché la Pasqua è la vita, ci ricorda con efficacia l’artista Serafino dei Serafini. È la vita risorta di quel Gesù condannato a morte e alla morte di croce. In una bella sequenza di Pasqua si canta che “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto, ma ora è vivo e regna”. La vita ha trionfato sulla morte: è avvenuto per Cristo. Eppure Cristo non ha evitato il duello, il confronto duro con la morte. Anzi l’ha affrontata in tutta la sua tragicità, dopo essere stato sottoposto ad un falso processo e ad una condanna ingiusta, dopo essere stato tradito e rinnegato, dopo essere stato flagellato e incoronato di spine, dopo essere stato inchiodato sul legno della croce per una morte vergognosa e violenta.
Ma il buio cede il posto alla luce. Perché l’amore sconfigge l’oscurità, vince la malvagità. Perché su quella croce vi è uno che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (…), per le sue piaghe siamo stati guariti”. Lo annunciava così l’antico profeta Isaia, secoli prima che il fatto avvenisse.
Ecco allora quell’Exultet scritto sul poster. È il canto che si sprigiona dalla liturgia della veglia notturna del sabato santo, in cui il cielo e la terra, la natura e la storia, gli angeli e gli uomini sono convocati per esultare e a ringraziare, perché Cristo era morto ed è tornato in vita.
L’Exultet non riguarda solo Gesù Cristo: lo evidenzia molto bene il nostro artista. La sua vittoria sulla morte si trasforma in vittoria anche per Adamo, per Eva, per tutti gli altri. Avverrà un giorno per tutti noi, uomini e donne partecipi della vittoria di Cristo. Ma avviene già oggi. Perché quella mano amica è sempre lì: Cristo risorto non si è dileguato nella stratosfera, ma è diventato contemporaneo a ogni uomo che viene nel mondo. Il Vangelo di Gesù è un messaggio di gioia e di vita e vuole dirci che la morte non è l’ultima parola. Non lo è quella morte perentoria che ci toglie il respiro, non è neppure quella morte quotidiana e strisciante come la malattia, l’ingiustizia, la povertà, la droga, la solitudine. L’ultima parola è la vita, la vita di Cristo risorto e di noi chiamati a risorgere a vita nuova.
Rinnovo l’invito: fermiamoci e guardiamo. Allora l’augurio è quello di poter scorgere quella mano amica sempre aperta e disponibile e di non avere paura di afferrarla. Per avere così uno sguardo nuovo e più luminoso sulla nostra vita. Per riuscire ad attraversare il dolore e il male con la forza della speranza, senza sentirsi precipitare nell’ineluttabile appuntamento con il nulla, in quel buco coperto da una pesante roccia che il nostro artista ha ben rappresentato. Per dare un contenuto di gioia, di luce, di speranza all’augurio pasquale che rivolgo a tutti con amicizia.


+ Gianni Ambrosio
vescovo di Piacenza-Bobbio

Piacenza 3 aprile 2010