martedì 27 novembre 2012

Betori in Duomo: un buon cattolico legge la Bibbia

«Le diocesi facciano un esame di coscienza e riflettano su come hanno applicato il Vaticano II». A parlare è il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che l'altra sera ha aperto in duomo il ciclo di conferenze della Chiesa piacentina-bobbiense a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Invitato dal vescovo Gianni Ambrosio, il porporato ha tenuto una lectio magistralis sulla Dei verbum, la più breve delle costituzioni uscite dal Vaticano II, avente come tema la divina rivelazione. L'arcivescovo di Firenze, già segretario della Cei, nel 2008 scrisse il volume "Leggere la Bibbia nella Chiesa" (edizioni San Paolo) in cui, ripercorrendo proprio la Dei verbum, offre un'autorevole riflessione sulla Bibbia nella vita della Chiesa.


«Prima del Concilio un bravo cattolico stava lontano dalla Bibbia - ricorda Betori in Duomo -. La Dei verbum é uno snodo fondamentale del rinnovamento della pastorale della Chiesa perché ha permesso di riconsiderare il rapporto dei cattolici con la Bibbia che era rimasto bloccato dalle polemiche controversistiche legate alla Riforma protestante. La libertà che il Concilio ci dà nei confronti della Parola di Dio é un accrescimento della vita delle nostre comunità cristiane e aiuta a crescere sia i singoli sia le comunità». Racconta l'evoluzione degli schemi preparatori e di come quelli frutto di una teologia controversista vennero accantonati. «Il concetto di Parola di Dio che troviamo nella Dei verbum - osserva Betori - è molto più alto della sacra scrittura. La Parola di Dio è una rivelazione che accompagna l'uomo lungo il suo cammino dalla creazione al verbo di Dio fatto uomo. Dio parla agli uomini come ad amici». La rivelazione divina passa dunque da una trasmissione di nozioni «ad un incontro apicale tra Dio e l'uomo. Come due interlocutori che si aprono ad una conoscenza d'amore».

«Dice Benedetto XVI che all'inizio dell'essere cristiani non c è un'idea o una decisione etica ma un incontro - prosegue Betori -. Un concetto rivoluzionario 50 anni fa quando la fede era un nucleo essenziale di verità a cui credere e di precetti a cui obbedire».

La storia: «Il Concilio parla della rivelazione divina come di una vicenda storica. La creazione è vista come un momento di un processo storico. La dimensione storica che a lungo è apparsa come un pericolo per l'assolutezza della verità non fa più paura perchè in essa Dio ci si è dato». La tradizione: «La parola rivelata viene veicolata nel tempo formando una tradizione che ne fa memoria e la attualizza».

Il sacramento: «E' però necessario che la Chiesa tutta si ponga all'ascolto della Parola di Dio. La presenza del verbo viene accostata alla eucarestia. E' la separazione di Parola e sacramento che ha reso asfittiche le nostre comunità cristiane». Infine, un buon cristiano deve leggere la Bibbia. «L'ignoranza delle scritture - evidenzia Betori - è ignoranza di Cristo».

Federico Frighi


21/11/2012 Libertà