giovedì 30 ottobre 2008

Vicari e moderatori, incontro con il vescovo

Alla Bellotta di Pontenure
incontro Vicari episcopali e Moderatori delle Unità pastorali


Martedì e mercoledì, 28 e 29 ottobre scorso, alla Bellotta di Pontenure, il Vescovo ha riunito i Vicari episcopali e i Moderatori delle 39 unità pastorali per l'annuale verifica del lavoro svolto. Il programma dell'incontro ha compreso una relazione di un pastoralista della diocesi di Milano, l'esperienza di sacerdoti piacentini sulle Unità Pastorali di città, pianura e montagna e poi le valutazioni del vescovo mons. Gianni Ambrosio, sempre sulle UU.PP.. Anche se erano già state presentate un paio d'anni fa, il cancelliere vescovile don Mario Poggi ha illustrato i compiti delle figure legate alle nuove circoscrizioni pastorali: i Vicari territoriali e i Moderatori. Il vicario generale mons. Lino Ferrari ha passato in rassegna i possibili cambiamenti ai confini delle UU.PP., mentre mons. Tarli ha tenuto una relazione sui diaconi permanenti e sul loro variegato ministero.
Nella seconda giornata di lavoro il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani ha parlato del programma pastorale dell'anno in corso; il Vescovo ha illustrato gli estremi della futura missione popolare diocesana, mentre alcune comunicazioni hanno informato i presenti su singoli settori.

Di seguito una sintesi delle due giornate.

L'ESPERIENZA DELLA DIOCESI DI MILANO. La vicina diocesi ambrosiana da alcuni anni sta sperimentando nuove circoscrizioni pastorali che possono essere rapportate alle nostre Unità pastorali. E' una riforma ancora in fase di analisi: ne ha parlato don Luca Bressan, docente di teologia pastorale.
L'attenzione si è poi spostata su Piacenza con alcune riflessioni di Moderatori delle tre zone geografiche diocesane: città, pianura e montagna. Per le Unità pastorali cittadine è intervenuto don Federico Tagliaferri, parroco del Preziosissimo Sangue e moderatore dell'UP. 5 (parrocchie del Preziosissimo Sangue, San Corrado e San Vittore), che conta circa 18 mila abitanti. Don Tagliaferri ha richiamato le finalità dell'U.P. che sono l'espressione di una nuova situazione di Chiesa da raggiungere attraverso diverse tappe: promuovere momenti di vita fraterna per i presbiteri e sostenerli nei loro ritmi di lavoro e riposo; valorizzare i rapporti tra la gente; valorizzare il laicato e salvaguardare le storie delle singole comunità con una particolare attenzione al territorio.
Quali sono stati i tentativi fatti fino ad ora per la realizzazione di queste tappe di percorso? Incontri mensili tra i presbiteri alternati nelle singole parrocchie, disponibilità per Messe e per supplenze tra presbiteri, visite alle parrocchie nei momenti di festa per consolidare i rapporti, pellegrinaggi di U.P., anche all'interno dello stesso territorio. Vi sono poi le iniziative che rientrano nella programmazione tipica dell'U.P.: corsi per fidanzati, formazione dei catechisti, momenti di ritrovo e vacanze estive dei giovani.
Non mancano i problemi come paure generate da cambiamen6i della situazione pastorale dei presbiteri che temono il nuovo ed il confronto; a volte si fanno sentire campanilismi tra le varie comunità; auspicabile la gestione degli spostamenti (alcune famiglie, a seconda delle valutazioni del momento, tendono a spostarsi, per la loro partecipazione alla vita religiosa, da una parrocchia all'altra).
Nel complesso don Tagliaferri ha dato un giudizio positivo sul percorso delle UU.PP.: dall’esperienza vissuta se ne intuisce la portata delle potenzialità. Quella delle UU.PP. è una strada che passa soprattutto attraverso la volontà dei presbiteri: è un limite da superare con un maggiore coinvolgimento delle comunità. Occorre passare da una pastorale "eseguita" ad una "pensata" con le relative verifiche.
Il problema delle nomine: vanno fatte con una visione che superi la singola parrocchia, mentre per i laici occorre non assecondare i “giochi” di persone che tendono a perseguire interessi particolari. Tutto questo limita il percorso di chiesa.

Don Giuseppe Illica, parroco di Castel San Giovanni, ha parlato della sua U.P. che include anche Sarmato. Si è soffermato soprattutto su due livelli di attività: la collaborazione con Sarmato (viene fatto anche un bollettino insieme) e la formazione e la programmazione, settori in cui la vicina parrocchia è abbastanza autonoma. Tra l'altro è in corso la presa in carico da parte dei sacerdoti di Castello di tre parrocchie della valle: Pievetta, Fontana Pradosa e Ganaghello. L'obiettivo sarà quello di salvaguardare l'identità di queste parrocchie, ma non mancheranno i problemi anche perchè non è stata fatta una adeguata preparazione al futuro.
Parlando di clero locale, don Illica ha sottolineato la vita comunitaria dei sacerdoti della città valtidonese e si è soffermato sulle principali iniziative in corso tra cui i gruppi di quartiere, il cui obiettivo non è solo quello della formazione spirituale, ma di muoversi anche in spirito missionario. Questo resta ancora in alcuni casi un obiettivo da raggiungere. Per i problemi don Illica ha parlato di scarsa disponibilità della gente alla collaborazione: il progetto pastorale dovrebbe essere di tutti, ma non è facile superare i particolarismi. Occorre creare gruppi che si autoalimentino nella fede per passare poi alla dimensione missionaria.
Per la montagna sono intervenuti tre Moderatori. Don Luigino Pini, parroco di Bardi, ha ricordato che la realtà sociale della montagna è molto varia anche perchè si va da grosse parrocchie ad altre che non raggiungono i 100 abitanti con forti cambiamenti numerici dall'estate all'inverno. La montagna si sta impoverendo socialmente ed un'ulteriore spinta potrebbe venire dalla chiusura di scuole a cui sembrerebbe portare la futura legislazione. Mentre i giovani stanno prendendo i vizi dei loro colleghi della pianura (ad esempio le notti passate in discoteca), aumentano gli anziani e qui si richiede una pastorale specifica. Gli anziani prevalgono anche tra i presbiteri: la montagna avrebbe bisogno di preti giovani, soprattutto per la pastorale giovanile. Per le piccole parrocchie senza parroco residente si pone il problema di individuare un referente non solo per la normale attività di gestione della chiesa, ma per l'animazione spirituale della comunità.
Don Angelo Busi, parroco di Borgotaro, ha riconosciuto che vi sono difficoltà che però sono anche occasione di lavoro: ad esempio i sacerdoti anziani non si sentono di norma estromessi. Il problema non è trovare nuove figure o affrontare particolari organizzazioni, ma valorizzare quanto vi è già. "Non dobbiamo perderci in costruzioni astratte - ha sottolineato - ma metterci il cuore. Il sacerdote resta un riferimento e la gente ci vuole bene".
Don Piero Lezoli, Vicario episcopale territoriale del Vicariato val Taro e val Ceno, ha ribadito di avere fiducia nell'esperienza che si sta vivendo; ci sono state resistenze ma la gente poi ha capito. Tra le iniziative del suo Vicariato, che comprende le valli parmensi, ha citato la scuola di teologia per operatori pastorali che si tiene da ben trent'anni; in estate tutte le parrocchie vedono aumentare sensibilmente la loro popolazione e, attraverso le feste patronali, viene attuata un'apposita pastorale che diventa momento prezioso di catechesi.
Nel dibattito è stata ribadita la necessità di precisare i compiti delle figure di riferimento, tra cui “i referenti”; vanno sottolineate l'apertura missionaria delle Chiese locali e l'importanza degli incontri domenicali. Invocati anche più stretti rapporti tra vescovo, Vicari e Moderatori, senza trascurare che sul metodo hanno la precedenza i contenuti. Rispetto della tradizione, ma attenzione ai problemi di oggi. "La vera tradizione è vivere non tradizionalmente l'oggi". Emerge il problema di una nuova evangelizzazione.

IL VESCOVO E LE UNITA' PASTORALI. Le conclusioni su questo problema sono state affidate al Vescovo che ha compiuto un'ampia analisi divisa in diversi punti. Ne diamo una rapida sintesi:
- non partire dall'impressione di non avere strumenti: importante è la finalità, prioritaria soprattutto in questo momento di cambiamento;
- il presente non è solo il nostro, ma è anche l'oggi di Dio; il nostro discernimento deve essere aperto a Dio;
- siamo di fronte a scelte importanti e non possiamo fare affidamento solo sul passato; una buona ipotesi di lavoro è salvaguardare il passato, ma vivere il presente;
- occorre guardarci dai pericoli della deriva individualistica;
- attenzione merita l'insieme del popolo di Dio; ognuno di noi è importante nella sinfonia;
- l'istituzione che ha resistito nel tempo è la parrocchia che non è stata istituita per decreto ma è stata voluta dal popolo per la gloria di Dio;
- stiamo attraversando una fase di incertezza istituzionale. Può anche essere positiva perchè ci obbliga a cercare gli elementi importanti, ma questa situazione di incertezza non deve protrarsi eccessivamente nel tempo; occorre impegnarci per avviarci verso la stabilità;
- occorre tenere presente che il popolo non è di nostra proprietà; noi siamo al suo servizio;
- gestione dei cambiamenti: devono essere spiegati e condivisi; avere sempre presente che nostro compito è la cura delle anime, pur nella varietà;
- la parrocchia non è il fine dell'attività pastorale; tanto meno l'U.P; siamo nell'ordine dei mezzi e come tali vanno viste; a proposito di U.P. è consigliabile valorizzare il centro per le iniziative principali;
- importante nella pastorale lo spirito missionario e la collaborazione;
- per quanto riguarda la scelta dei referenti è importante una collaborazione tra Moderatori e Vicario territoriale; il mandato spetta al Vescovo;
- resta fondamentale l'Eucaristia domenicale;
- per quanto riguarda l'attività dell'U.P.: il numero delle Messe domenicali celebrate non può essere lasciato alle decisioni di un singolo sacerdote; anche la ristrutturazione dei beni parrocchiali non può essere lasciata alla responsabilità della singola parrocchia, ma va esaminata a livello di U.P..

Nel pomeriggio di ieri il cancelliere vescovile don Mario Poggi ha precisato quali sono i compiti di varie figure legate alle UU.P.; in particolare quelli dei Vicari e dei Moderatori sono precisati dal Codice di Diritto Canonico e sono attivi in diocesi; il cancelliere don Poggi ha proposto anche alcune indicazioni sul referente pastorale, non ancora istituito in diocesi e destinato a operare nelle comunità in cui manca il parroco residente.

VICARI EPISCOPALI.
Il Codice di Diritto Canonico disciplina la figura del Vicario episcopale nei canoni 476 e seguenti, all'interno del Libro II, titolo III, capitolo II dedicato alla Curia diocesana, articolo I "I Vicari generali ed episcopali". Il canone citato così statuisce_: "Ogni qualvolta lo richieda il buon governo della diocesi, possono essere costituiti dal Vescovo diocesano anche uno o più Vicari episcopali; essi hanno la stessa potestà ordinaria che, per diritto universale, a norma dei canoni seguenti, spetta al Vicario generale, o per una parte della diocesi, o per un genere determinato di affari, o in rapporto ai fedeli di un determinato rito o di un ceto determinato di persone".
A differenza di quello del Vicario generale, l'ufficio del Vicario episcopale, di cui parla per la prima volta il Decreto Christus Dominus 27a, è opzionale.
Spetta al Vescovo diocesano determinarne il numero e le competenze. I criteri di tale scelta terranno conto non soltanto delle esigenze pastorali specifiche ma anche della configurazione, che il Vescovo intende dare al governo della diocesi.
Il Vicario episcopale esercita in nome del Vescovo una potestà ordinaria di carattere esecutivo, da esercitarsi sempre in comunione con il Vescovo, pertanto è necessario determinare l'ambito di giurisdizione del Vicario episcopale, dettando i compiti e le funzioni che egli deve esercitare, specificandone il ruolo con precisione e chiarezza per evitare la sovrapposizione di giurisdizione, o peggio ancora, la incertezza della giurisdizione stessa.
Il Vescovo, se lo ritiene opportuno, può affidare al Vicario episcopale compiti specifici, quali, ad esempio:
Ø seguire personalmente, nell'ambito del consiglio episcopale e anche attraverso rapporti con i soggetti interessati, le nomine riguardanti i presbiteri;
Ø occuparsi delle parrocchie dove il parroco è impedito o assente;
Ø essere vicino ai presbiteri anziani e ammalati;
Ø curare la formazione permanente;
Ø curare che vengano predisposti ed attuati i piani pastorali nelle singole Unità Pastorali;
Ø promuovere corsi di aggiornamento spirituale e culturale per presbiteri e laici;
Ø garantire l'inserimento dell'attività pastorale nell'ambito di quella diocesana;
Ø verificare periodicamente con i ministri ordinati la loro situazione personale e pastorale, anche in vista di provvedimenti da assumere circa la loro destinazione;
Ø visitare le parrocchie ed altre realtà ecclesiali;
Ø convocare i Moderatori e presiederne le riunioni;
Ø coordinare le operazioni elettorali per la scelta dei Moderatori;
Ø amministrare il sacramento della Confermazione quando il Vescovo ne sia impedito;
Ø insediare i Consigli pastorali di Unità pastorale.

IL MODERATORE DI UNITA' PASTORALE
Il can. 374 § 2 CJC prevede la possibilità di riunire all'interno della diocesi le parrocchie in raggruppamenti minori, variamente denominati (Vicariati foranei, unità pastorali, ecc.). Pertanto la figura del Moderatore è disciplinata dai canoni dedicati al Vicario foraneo (can. 553-555 CJC). Infatti, dopo aver stabilito l'equivalenza dei vari termini con cui nei diversi contesti geografici viene determinato il Vicario foraneo (= Moderatore), il suo ufficio è definito in relazione alla presidenza della Unità pastorale. Nel ruolo del Moderatore viene oggi evidenziato, accanto ai tradizionali compiti giuridici e amministrativi di vigilanza, la funzione di coordinamento pastorale e di promozione della collaborazione tra le parrocchie vicine.
La nomina spetta al Vescovo diocesano, in coerenza con il carattere Vicario dell'ufficio. Si raccomanda che il Vescovo ascolti il parere dei presbiteri che prestano il loro ministero nell'Unità pastorale: le modalità di tale consultazione sono lasciate alla discrezionalità del Vescovo. E' facoltà del diritto particolare disporre diversamente in merito alla nomina, stabilendo per es. l'elezione del Moderatore da parte dei presbiteri dell'Unità pastorale.
I compiti che sono affidati dal Diritto al Moderatore sono i seguenti:
Ø in collaborazione stretta con il Vicario episcopale promuove e coordina l'azione pastorale;
Ø manifesta vicinanza ai parroci: incoraggia la corresponsabilità operosa di tutti;
Ø attua gli orientamenti pastorali diocesani;
Ø promuove la collaborazione e l'integrazione delle varie realtà ecclesiali;
Ø si preoccupa delle parrocchie dove il parroco è impedito o assente;
Ø fornisce all'Ordinario gli elementi conoscitivi utili per la provvisione delle parrocchie e destinazione dei presbiteri;

IL REFERENTE
Di seguito alcuni spunti per la figura del referente pastorale (da individuare soprattutto nelle piccole parrocchie dove manca il parroco) desunti da quanto fatto in altre diocesi; nella nostra i referenti non sono ancora stati istituiti in forma ufficiale (seppure in alcuni casi di fatto presenti ed operanti).

Il referente è un cristiano laico, donna o uomo, che si impegna responsabilmente a promuovere l'attività pastorale a lui affidata, per il bene della comunità locale parrocchiale.
Nelle comunità locali, dove spesso non risiede in modo stabile un presbitero o un diacono, il referente pastorale è costituito come punto di riferimento e, in sintonia con il parroco responsabile, come coordinatore delle attività pastorali di quella comunità.
Il referente di comunità si pone al servizio della propria comunità come persona a cui riferirsi, cura l'unità ecclesiale, coordina ogni attività che possa dare attuazione ai programmi dei Consigli di riferimento.
E' persona conosciuta e stimata nell'ambito della comunità per la sua maturità umana e cristiana.
Profilo spirituale. Per svolgere con gioia e serenità il suo servizio nella Chiesa il referente pastorale ravviva le sue motivazioni, attingendo forza nell'incontro con il Signore nella preghiera personale e comunitaria. Cerca di vivere in modo coerente la sua fede cristiana in uno stile di dialogo nella comunità cristiana, aperto all'ascolto delle istanze sociali e culturali del mondo di oggi.
La sua formazione. Il referente pastorale cura la propria formazione cristiana e la propria competenza soprattutto nell'ambito pastorale specifico; a tal fine deve avere l'opportunità di accedere ai percorsi formativi promossi a livello di Vicariato o diocesano.
I "mandati" pastorali. Con i "mandati" pastorali la Chiesa esprime la sua fiducia ai referenti pastorali laici e assegna loro una responsabilità concreta e significativa nell'animazione pastorale delle comunità cristiane. I responsabili dei "mandati" pastorali sono i parroci a livello di responsabilità parrocchiale e i Vicari a livello di Vicariato. Tale responsabilità viene supportata dai rispettivi consigli pastorali parrocchiali in armonia con gli orientamenti pastorali della Diocesi.
Altre precisazioni. La nomina di Vicari, Moderatori, Referenti è quinquennale. Si è discusso anche sulla motivazioni giuridiche che giustificano le UU.PP. Con il Codice si fa riferimento ai can. relativi ai Vicariati foranei; inoltre vi sono le decisioni prese dal recente Sinodo diocesano; vi sono poi i vari pronunciamenti della Cei.
E' stata anche richiamata la funzione che può avere nelle UU.PP. l'équipe ministeriale formata da tutti coloro che partecipano alla realizzazione del progetto pastorale.

CONFINI DELLE UU.PP. Nel pomeriggio di martedì si è parlato pure dei confini delle UU.PP. (è un argomento ancora in fase di analisi) mentre mons. Carlo Tarli, delegato episcopale per il Diaconato permanente, ha svolto una relazione sul ruolo dei diaconi permanenti in diocesi con particolare riferimento al loro apporto con le UU.PP..
Mons. Tarli ha richiamato la storia del diaconato permanente, istituito già all'inizio della Chiesa, poi caduto in disuso e rilanciato con forza dal Vaticano II. Il Diaconato non è quindi un optional, ma primo grado del Sacramento dell’Ordine composto appunto da diaconi, presbiteri e vescovi. In diocesi è iniziato con il vescovo mons. Manfredini all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso: attualmente sono 38 a cui si aggiungono due aspiranti di Fiorenzuola che saranno ordinati il prossimo 22 novembre. Dei 38, 33 sono sposati e 5 celibi; attualmente i diaconi impegnati nel cammino di formazione sono otto. In diocesi attualmente i diaconi svolgono il loro servizio in settori specifici come il cimitero e l'ospedale, negli uffici di curia, ad uno è stata affidata la cura pastorale di alcune parrocchie mentre molti sono impegnati a guidare la celebrazione della Parola nei giorni festivi in assenza/attesa del presbitero.
Ribadito che il Diacono permanente dovrebbe essere impegnato per le sue caratteristiche peculiari e non in un ruolo di supplenza dei presbiteri, mons. Tarli, facendo riferimento alle UU.PP., ha sottolineato che il suo apporto potrebbe essere quello di una migliore organizzazione della pastorale con compiti propri. Certamente la sua posizione è nell'équipe ministeriale.
Le UU.PP., da parte loro, dovrebbero impegnarsi maggiormente per incentivare le vocazioni diaconali (il diacono è una figura ancora poco conosciuta dai fedeli comuni) con la ricerca al proprio interno di persone adatte, chiamate poi alle verifiche e ala formazione necessarie. Nel dibattito è stata ribadita dai presenti l'importanza del Diacono proprio nel suo ruolo istituzionale e alcuni Moderatori hanno manifestato la volontà di impegnare le proprie comunità nella ricerca di nuove vocazioni.

La seconda giornata

La missione popolare diocesana

I lavori sono ripresi nella mattina di oggi, mercoledì 29 ottobre, con una relazione di mons. Giuseppe Busani, Vicario per la pastorale, sul "cammino pastorale dell'anno sull'esperienza dell'educare". In particolare ha riproposto una sintesi ed una rielaborazione del materiale già prodotto relativo all’anno pastorale con un taglio operativo. Lo stesso Vicario per la pastorale ha presentato un documento complessivo sulle Unità pastorali; tale sintesi, sottoposta ora alla visione del Vescovo e dei Presbiteri, sarà destinato nel futuro a diventare il documento base delle UU.PP..
Mons. Busani ha pure annunciato che il prossimo anno, dall’Epifania a fine gennaio, giungerà a Piacenza una mostra documentaria su San Paolo. Data la sua valenza culturalmente ampia si pensa di allestirla, se ci sarà l’accordo con gli organi preposti, in un luogo pubblico della città e potrà entrare a pieno diritto nell’anno dedicato all’educazione.
E’ stata poi la volta del Vescovo che ha parlato in modo particolare della missione popolare diocesana. Mons. Ambrosio ha confermato quanto è già stato deciso; nel 2007 mons. Monari aveva preannunciato una nuova missione popolare, in seguito ne hanno parlato gli organi rappresentativi tra cui il Consiglio Presbiterale, vi sono stati anche recentemente gli incontri con don Luigi Mosconi che ha messo a disposizione l’esperienza maturata nel settore in Brasile e sempre il progetto di una prossima missione è stato confermato. Mons. Ambrosio si è detto favorevole ad una scelta proposta, ma non calata dall’alto ed ogni comunità sarà libera di dare una propria impronta. Come è emerso dal dibattito sarà però soprattutto un evento di chiesa, nuovo rispetto alle missioni del passato tenute dalle Congregazioni, con l’impegno dei “fedeli laici”. Il Vescovo ha anticipato che verrà costituito un gruppo, presieduto da mons. Giuseppe Busani, che sarà chiamato a preparare e poi gestire la missione; missione che dovrà portare alla coscientizzazione in ognuno dello spirito missionario, alla responsabilità e dovrà essere attuata nei luoghi dove operano e vivono i cattolici piacentini.

Sono state rese note anche le date di massima:
dal 16 aprile al 31 maggio 2009 si terranno incontri con il clero e con gli organi rappresentativi nei vari vicariati (con la presenza di don Luigi Mosconi);
nello stesso periodo incontro con gli organismi diocesani di partecipazione (Consigli Pastorale e Presbiterale, aggregazioni laicali,...);
veglia di Pentecoste del 2009 annuncio ufficiale della missione;
settembre 2009 convegno pastorale di preparazione:
ottobre 2009 chiamata dei missionari;
gennaio – giugno 2010 periodo di formazione dei missionari;
settembre 2010 – Pentecoste 2011 celebrazione della missione.


Vi sono state poi alcune comunicazioni:

Fausto Fiorentini ha parlato del rapporto Hospice e assistenza spirituale (partendo del suo libro sull’Hospice di Borgonovo);

l’economo diocesano don Giorgio Bosini ha presentato alcune note operative che così riassumiamo:
- Il Consiglio economico parrocchiale è tassativo e i suoi membri devono essere nominati a tempo determinato;
- le composizione dei Consigli deve essere comunicata all’Ufficio amministrativo diocesano che deve essere coinvolto tutte le volte che se ne presenta la necessità;
- l’amministrazione parrocchiale richiede trasparenza e legalità;
- le comunità hanno il diritto di essere informate anche sulla gestione amministrativa;
- spesso si registra una certa riluttanza a dichiarare la provenienza dei finanziamenti, specialmente quelli dell’8 per mille;
- occorre fare chiarezza sulle proprietà della parrocchia dopo i cambiamenti che vi sono stati negli ultimi tempi;
- occorre mettere in ordine le consegne tra un parroco e l’altro;
- per l’assicurazione degli immobili sono allo studio convenzioni;
- chiedere la verifica di valore storico – artistico in caso di vendita di immobili con più di cinquant’anni (rivolgersi all’Ufficio beni culturali);
- consegnare annualmente all’Economo i bilanci sottoscritti dai membri del consiglio economico;
- per i preventivi chiedere la consulenza e l’aiuto dei tecnici dell’ufficio tecnico diocesano;
- conservare la fatturazione quando si chiedono contributi;
- iniziare i lavori solo dopo le necessarie autorizzazioni;
- dare visibilità agli aiuti che si hanno attraverso l8 per mille;
- chiedere la consulenza degli uffici diocesani in ordine ai tributi da pagare (es. l’ICI);
- avere un incaricato per ogni U.P. per il Sovvenire;
- mettere in rete le scuole cattoliche piacentine e le case di riposo per una migliore gestione del settore;
- seguire e collaborare con la rubrica del Nuovo Giornale dedicata all’informazione dell’Ufficio tecnico e dell’ufficio dei beni culturali.

E’ stata poi la volta di don Giuseppe Lusignani, direttore dell’Ufficio per i beni culturali, che ha richiamato i presenti su alcune scadenze:
la verifica d’interesse storico introdotta dal Ministero nel 2004, in caso di vendita, deve essere chiesta per tempo in quanto il procedimento è piuttosto lento (ci si deve rivolgere all’Ufficio per i beni culturali);
tema sicurezza: la Cei ha predisposto appositi contributi per impianti antifurto. Possibile anche contratti a tempo per impianti di videosorveglianza (anche qui prendere contatto con l’Ufficio per i beni culturali);
è in corso la catalogazione dei beni culturali mobili: già sono state prese in esame il 50 per cento delle parrocchie ed oltre il 60 per cento dei beni (è un’operazione chiesta dal Ministero e dalla Cei, ma utile anche per la salvaguardia del patrimonio artistico culturale);
i lavori di ristrutturazione devono essere programmati con largo anticipo per avere le necessarie autorizzazioni;
sentire sempre l’Ufficio per i beni culturali anche in caso si voglia fare ricorso ad impianti per il risparmio energetico.

Vi sono state poi le comunicazioni di don Giampiero Esopi (sul funzionamento della Casa del Clero) e di don Paolo Mascilongo sul programma dell’Ufficio catechistico.

In chiusura il Vicario generale ha dato comunicazioni sui seminaristi che frequentano le parrocchie (il loro impegno dev’essere finalizzato alla loro formazione); la comunità di suore che prenderà sede a Veano ha stabilito il giorno d’ingresso il 29 novembre prossimo.
Ha concluso i lavori il Vescovo che, accogliendo l’invito di mons. Ferrari, ha confermato che nei tempi forti dell’anno liturgico indirizzerà alla diocesi (o a singoli settori) documenti pastorali; ha ribadito la sua fiducia nelle Unità pastorali e nei Vicariati e, auspicando che la missione abbia un ampio consenso, ha chiesto un forte impegno da parte della componente femminile che negli ultimi tempi sembra essersi affievolita.
Occorre ricuperare – ha detto mons. Ambrosio - uno stile ecclesiale con attenzione alla realtà diocesana. Sulla gestione dei beni ha ricordato che non sono nostri, ma noi siamo solo dei responsabili morali; occorre recuperare una maggiore ecclesialità partendo dalla realtà quotidiana per vivere la nostra condizione di Chiesa.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio