mercoledì 30 luglio 2008

Le 4 Gmg di Alberto, pellegrino in carrozzella

Pellegrino in giro per il mondo con due tripodi (bastoni a tre appoggi) ed una carrozzella per dimostrare che la vita è una sfida: da vincere. È la storia di Alberto Carenzi, 32 anni, piacentino, disabile dalla nascita per una tetraparesi spastica che gli limita le possibilità di movimento. Almeno sulla carta. Perché è dal 2000 che, all'approssimarsi di ogni Giornata mondiale della gioventù, Alberto smette la giacca e la cravatta da impiegato di banca in un istituto di credito nel centro storico della città ed indossa i panni del pellegrino. Prima Roma, poi Toronto, Colonia e infine Sydney. Quarantaquattro ore di volo, sei aerei, quattro pullman, treni, metropolitane e tram a non finire, notti per terra su un materassino nell'aula di una scuola e quella, freddissima, all'addiaccio all'ippodromo di Randwick dopo la veglia con il Papa. Alberto, a Sydney, ha dimostrato che si può fare tutto anche se si porta la patente di “diversamente abili”. «È stata la sfida più sentita e più vinta - ricorda in questi giorni di recupero da jet lag e fatiche -, rispetto alle altre Gmg stavolta mi sono sentito un vero pellegrino. Non mi era mai capitato di dormire in un'aula o di fare la doccia al buio e al freddo in un cortile. Se quando mi si sono prospettate queste eventualità le ho vissute con un attimo di panico, oggi le ricordo con piacere. Posso dire di aver vissuto questa Gmg a 360 gradi e questo grazie al gruppo che ho trovato». «Mi hanno aiutato in tanti - continua - in particolare devo ringraziare la mia squadra di “portantini” formata da Luca Guazzi, Marco Rossetti e don Gianluca Barocelli». «A questa squadra - continua - devo dire un grazie di cuore: sono consapevole che se non ci fossero stati loro avrei fatto più fatica, così come che nessuno di loro era obbligato a fare ciò che ha fatto». Ancora: «Mi piace pensare che quando sarò vecchio ricorderò di essere riuscito a fare questo o quello ma di non averlo fatto mai da solo».Il momento più difficile? «La notte della veglia con il Papa. Lì ho avuto un attimo di panico: ho patito il freddo, non sono riuscito a chiudere occhio. C'erano i luoghi attrezzati per i disabili ma io ho preferito rimanere lì con gli altri ragazzi». Nel suo lungo pellegrinaggio Carenzi ha potuto sperimentare l'attenzione tutta australiana verso i disabili: «Quando salivo sul treno mettevano una pedana leggera tra il vagone e il marciapiedi dove decidevo di salire io e il gioco era fatto. Non voglio fare polemiche, ma qui da noi se voglio prendere il treno devo dirlo il giorno prima». Per non parlare degli ascensori nelle stazioni di treni e metropolitane: «Ci sono anche da noi, ma quelli australiani funzionano sempre». «Penso che qui, in Italia come a Piacenza, siamo indietro ma solo a livello di educazione ed attenzione: gli scivoli dai marciapiedi ci sono, ma ci sono anche le macchine parcheggiate davanti. Cosa che a Melbourne e Sydney, difficilmente mi è capitato». Quattro le Gmg affrontate in carrozzella, con l'aiuto dei tripodi e degli amici: «A Roma ero stato con l'Assofa e avevamo portato un musical; a Toronto la più bella assieme alle famiglia che mi ha ospitato e che sono andato a trovare due anni fa e sul palco del Papa assieme a don Barocelli; a Colonia, la più difficile, vissuta con la curiosità di vedere Benedetto XVI; infine Sydney, la più avventurosa, il vero pellegrinaggio. Di solito quando mi muovo, soprattutto negli aeroporti e nelle grandi manifestazioni, come disabile godo di diversi privilegi. In Australia ho avuto il privilegio di un bel gruppo. Nonostante il limite, se la vita è condivisa, si può vivere veramente senza confini».
Federico Frighi

Da Libertà, 29 luglio 2008