mercoledì 26 ottobre 2011

Fondi, aiutate quasi 500 famiglie

Ancora sul rapporto Caritas povertà in tempo di crisi. Grazie ai fondi di solidarietà, dall'inizio della crisi, sono state aiutate quasi 500 famiglie.

I dati del Dossier 2011 prendono in considerazione le povertà conosciute a Piacenza attraverso la rete Caritas. Rappresentano un tentativo di allargare la fotografia e l'analisi delle povertà nella direzione di una lettura maggiormente diocesana che, tuttavia, potrà aversi quando sarà operativa la Consulta della Carità con le 69 strutture ecclesiali inserite in un'unica rete.
Centro Ascolto Caritas: 1.273 persone nel 2010 contro le 1.157 nel 2009. Delle 1.273 persone aiutate, 770 sono uomini, 503 donne con una netta prevalenza delle classi di età centrali (35-44 al 31%, 45-54 al 27%). In 460 si sono rivolti al servizio per la prima volta.
Centro Scalabriniane: 359 persone nel 2010 contro le 402 del 2009. Delle 359 persone aiutate 263 sono donne, 96 uomini.
Centro Ascolto Agape: nella struttura di Fiorenzuola (Piccola casa della Carità) nel 2010 sono state accolte 124 persone contro le 173 del 2009. Il 55% sono donne.
Fondo di Fiorenzuola: al 30 aprile del 2011 il fondo straordinario di aiuto alle famiglie di Fiorenzuola ha raggiunto oltre 66mila euro. Una cifra che ha permesso di aiutare 136 famiglie in difficoltà.
fondo diocesano: il Fondo straordinario diocesano di solidarietà attualmente ha una dotazione di oltre 456mila euro. Ha garantito, a fine giugno 2011, 289 prestiti alle famiglie in difficoltà per un totale di 745mila euro. Sono stati inoltre erogati 70 contributi di 500 euro ciascuno a fondo perduto per un totale di 35mila euro.


23/10/2011 Libertà

Le opere ecclesiali non si sostituiscono al pubblico

Torniamo sul rapporto Caritas la povertà in tempo di crisi. Da tutti gli addetti ai lavori rappresentanti il mondo cattolico arriva forte e chiaro il messaggio: le opere della Chiesa non si sostituiscono a quelle pubbliche.

(fri) Dal convegno delle Caritas parrocchiali arriva forte e chiara una puntualizzazione che per la Chiesa è essenziale: le opere socio-assistenziali nascono dalla carità cristiana e non si devono sostituire al servizio pubblico. Lo dicono e lo ribadiscono tutti: dal direttore della Caritas diocesana Giuseppe Chiodaroli - «Si curi la collaborazione con il pubblico privilegiando funzioni integrative e anticipatrici e non sostitutive» - all'economo diocesano don Giorgio Bosini, padre dell'Associazione La Ricerca, durante le testimonianze delle opere di carità. Ma anche, prima che il vicario generale monsignor Giuseppe Illica chiuda il convegno, di Massimo Magnaschi, molto esplicito nella sua relazione. «La presenza della Chiesa in campo sociale e sanitario - osserva - porta con sé un forte rischio in una fase storica di grave e perdurante crisi economica: il rischio di revisione in senso restrittivo dei sistemi di welfare, con un ricorso alla sussidiarietà che rischia di divenire deresponsabilizzazione pubblica, delega ed uso strumentale dei corpi intermedi in termini di supplenza a costi ridotti, più che complementarietà».


23/10/2011 Libertà