martedì 20 gennaio 2009

Tutti gli editoriali di don Conte

Piacenza - Da questa settimana nei Sacri corridoi esordisce un nuovo appuntamento. Di volta in volta pubblicheremo gli editoriali di don Giancarlo Conte (è monsignore ma guai a chiamarlo così) scritti per Libertà e Avvenire. Ringraziamo don Giancarlo per la possibilità che ci ha dato di ospitare i suoi scritti, citandone naturalmente la fonte. Don Giancarlo Conte, 78 anni, dal 1971 è parroco di San Giuseppe Operaio a Piacenza. Giornalista, editorialista di Libertà e Avvenire, nel 2007 è stato nominato monsignore dal vescovo Luciano Monari. Partiamo dall'attualità, con la strage degli innocenti nella striscia di Gaza e in Israele.

Ora nessuno più le chiama 'bombe intelligenti'. Dopo la bomba che fa strage in una scuola gestita dall’Onu. La guerra in corso tra i palestinesi di Hamas e gli israeliani è una delle più crudeli contro i bambini. I missili palestinesi Qassam uccidono o feriscono bimbi ebrei, mentre le bombe di cannone o di aereo israeliane massacrano bambini palestinesi. «Siamo governati da pazzi», diceva una scritta murale a Piacenza, negli anni bui del terrorismo. La si potrebbe ripetere in questa situazione di guerra senza fine. Finché il mondo sarà governato dalla legge del taglione «occhio per occhio, dente per dente», assisteremo di continuo a stragi di questo genere. I pazzi di Hamas dicono: gli ebrei uccidono i nostri figli, noi uccideremo i loro. I bambini trasformati volutamente in oggetti di vendette assurde. Perché muoiono tanti bambini palestinesi (sono già più di 350) a Gaza? Non certo perché sono presi di mira appositamente, ma perché nella Striscia con un milione e mezzo di abitanti i minori di 15 anni sono il 45%, cioè circa 700mila.
Davvero si può dire che «Gaza è la tomba dell’infanzia». Alcune famiglie muoiono per intero. Un solo esempio: in un edificio colpito da una bomba sono morti 5 adulti e 7 fratelli piccoli, l’ultimo dei quali non aveva ancora un anno. Tutti bambini che da quando sono nati hanno visto soltanto la guerra. Non va meglio nelle città israeliane colpite dai razzi Qassam.
Una bimba di 3 mesi nei giorni scorsi è scampata per miracolo alla morte, grazie a una sorellina di 7 anni che ha fatto appena in tempo a portarla nei pressi del rifugio, quando un missile è scoppiato ferendola alla fronte. C’è un cimitero ebraico pieno di piccole lapidi di bambini uccisi dai missili di Hamas.
A Gaza gli ospedali sono stracolmi all’inverosimile e nell’impossibilità di curare tutti i feriti. Addirittura alcune ambulanze (talvolta vigliaccamente usate da Hamas per spostare soldati) vengono colpite da proiettili e i feriti trasportati muoiono dissanguati perché il conducente è morto o fuggito. Le case di Gaza sono senza luce e con il forte rischio di epidemie per mancanza di acqua pulita. Il parroco dei cattolici palestinesi di Gaza dice che i bambini arabi vedono tutto, sentono la guerra e impazziscono di dolore. Molti hanno smesso di mangiare, sono passivi, non giocano più, parlano a stento e si aggrappano ai genitori. Gli stessi sintomi dei bambini ebrei che vivono al confine di Gaza.
Una psicologa israeliana afferma: «I bambini hanno ansie, attacchi di panico, vogliono dormire coi genitori, riprendono a fare la pipì a letto anche se già grandicelli». In passato si parlava di «danni collaterali alla guerra», cioè di morti e feriti accidentali tra i civili. Oggi non lo si può più dire perché – quando la guerra si combatte in un centro abitato – si sa che muoiono sempre e soprattutto civili e bambini. Possiamo – di fronte a queste guerre infinite – noi adulti di tutto il mondo assistere alle stragi di bambini (ebrei, palestinesi, congolesi...) senza reagire attivamente o almeno con lo sdegno delle parole o la preghiera? Perché ci devono essere nel mondo bambini che non fanno a tempo a gustare l’affetto dei genitori, le cose belle della vita e la gioia di vivere?
Davvero l’umanità di oggi non sa più difendere i propri bambini, speranza del domani?
Guardiamoli, noi adulti, quei piccoli volti in lacrime e disperati che tv e giornali ci mostrano ogni giorno. E diciamo ai nostri bambini che – un giorno, forse – di guerre non ce ne saranno più.
don Giancarlo Conte
- Avvenire - 18 gennaio 2009

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione

Continua la mostra su San Paolo

Piacenza - Continua nella basilica di San Francesco fino al 30 gennaio la mostra su San Paolo. E' composta da 22 pannelli fotografici di grande formato, oltre al pannello centrale introduttivo. Due le sezioni: la prima illustra i luoghi della vita di San Paolo, la seconda si incentra sull’esperienza umana del santo. Accanto all’esposizione un ricco calendario di incontri. Rcco quelli rimasti: “La musica sulle orme di San Paolo”, venerdì 23 gennaio, alle 18, di nuovo in San Francesco, con “I giovani sulle orme di San Paolo”, sabato 24 gennaio, nel duomo di Piacenza, alle 21, “Noi come Paolo, conquistati da Cristo. Musica e testimonianze”. Infine, venerdì 30 gennaio, alle ore 21, sempre in San Francesco, l’incontro conclusivo “Sulle orme di San Paolo, apostolo delle genti”. La mostra su San Paolo è stata organizzata con la collaborazione dell’Ufficio catechistico diocesano, l’Ufficio per la pastorale scolastica, il Servizio diocesano per il Progetto culturale, il Servizio per la pastorale giovanile, la Consulta delle aggregazioni laicali, la Fondazione San Benedetto, l’Istituto diocesano per la musica sacra San Cristoforo, l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti.
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