giovedì 30 agosto 2012

Don Cantoni, da Econe in viaggio verso Piacenza

Piacenza - Nove sacerdoti e cinque seminaristi, in pratica tutta la fraternità sacerdotale fondata dall'ex lefebvriano don Pietro Cantoni, si trasferirà in diocesi di Piacenza-Bobbio nelle prossime settimane. Si tratta dell'Opus Mariae Matris Ecclesiae che oggi ha sede in un centro di spiritualità in diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, a Selva di Filetto, nel comune di Villafranca in Lunigiana. I locali individuati per ospitare la comunità dovrebbero essere quelli della Casa della Giovane "Papa Giovanni XXIII°", in cantone San Nazzaro, all'incrocio con via Taverna. La struttura, patrimonio dell'Opera diocesana per la preservazione della fede, fino allo scorso anno era in affitto alle suore della Madonna del Divino Amore, rientrate a Roma.


Don Pietro Cantoni, conosciuto anche come don Piero, è nato a Piacenza nel 1950 e si definisce un «piacentino del sasso, nato in via Mazzini e battezzato in San Francesco». Si è formato alla scuola di Econe, in Svizzera, quartier generale della fraternità San Pio X dell'arcivescovo dissidente Marcel Lefebvre. Lefebvre fu uno dei più influenti cattolici tradizionalisti che si opposero delle riforme apportate dal Concilio Vaticano II e nel postconcilio. Venne scomunicato nel 1988 per aver consacrato quattro vescovi, scomunica ritirata poi da Benedetto XVI nel 2009, 18 anni dopo la morte dello stesso Lefebvre.
«No, non arrivano a Piacenza i preti lefebvriani - sorride don Cantoni -, lo posso garantire nel modo più assoluto». «Io, è vero - evidenzia - sono stato ordinato prete da monsignor Lefebvre nel dicembre del 1978. Poi però, studiando teologia, mi sono reso conto che le posizioni della fraternità non si potevano accettare. Ho avuto uno scontro con monsignor Richard Williamson e sono uscito». Williamson è uno dei quattro vescovi ordinati da Lefebvre, e nel 2008 si è reso protagonista di una controversia negazionista, affermando che nei campi di concentramento fossero morti 200.000-300.000 ebrei, nessuno nelle camere a gas.

«In seguito - continua don Cantoni - non ho più avuto a che fare con la fraternità, anche se ci sono delle cose, degli aspetti che mi sono portato appresso, un certo stile di serietà sacerdotale, il primato della preghiera, cose che ritengo positive. Quando il Papa ha redatto il Motu Proprio noi l'abbiamo accolto volentieri. Nel senso che celebriamo comunemente la messa ordinaria, quella post conciliare ma a volte si fanno anche celebrazioni con il vecchio rito». Dunque nessuna fraternità lefebvriana a Piacenza: «Direi proprio di no, possono stare proprio tranquilli, dormire tra quattro guanciali se il problema è questo».
Nei prossimi giorni la Opus Mariae uscirà con una nota stampa in cui precisa il perchè dell'abbandono della Lunigiana. «Non è il vescovo che ci manda via - anticipa don Cantoni -, anzi più volte ha detto che ha tanta stima in noi, dipingendoci come dei super preti, cosa che non siamo. Il problema è che nella diocesi di Pontremoli abbiamo incontrato delle difficoltà per il nostro sviluppo. Il nostro carisma prevede la vita in comunità e sono necessari posti dove la comunità si può vivere. Nella diocesi dove siamo ora praticamente non ci sono, così abbiamo pensato di andare via. Essendo piacentino ho chiesto al vescovo Gianni Ambrosio se ci fosse stata la possibilità nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Il vescovo mi ha accolto subito e ha anche trovato un luogo dove possiamo vivere in comunità e seguire poi alcune parrocchie dei dintorni e quello che lo stesso vescovo ci dirà di fare. Speriamo che la cosa vada in porto».

Federico Frighi





27/08/2012 Libertà