lunedì 22 ottobre 2007

"Siete il sogno di ogni vescovo"


Monari ringrazia i piacentini, cinquemila in cattedrale
per il congedo del vescovo Luciano

da Libertà, 22 ottobre 2007

Piacenza - Quello di oggi è un sogno che vorrebbe si avverasse qualunque vescovo: una cattedrale piena di gente, preti, autorità, fedeli, tutti qui per onorare non tanto Luciano Monari, quanto il Signore». Sono le prime parole del vescovo nel giorno dell’addio, forse stupito davanti alle cinquemila persone accorse ieri pomeriggio in cattedrale per il suo congedo dalla diocesi di Piacenza-Bobbio. Sicuramente commosso dal lungo applauso con il quale viene accolto quando, in processione, entra in cattedrale dalla porta che dà sull’episcopio. Era da tanto tempo che non si vedeva il duomo di Piacenza così gremito. Monari se ne accorge e parla di un sogno che si avvera. Accanto ha i suoi missionari, quelli che ha visitato di persona per sei volte in Brasile, durante i suoi viaggi oltre oceano in quella che il vescovo Manfredini definì - lo ricorda lo stesso Monari - «una zona pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio». C’è la sorpresa del cardinale Ersilio Tonini - non annunciato ma arrivato all’ultimo momento - la presenza dei vescovi piacentini Luigi Ferrando e Antonio Lanfranchi, il vicario generale Lino Ferrari con accanto il vicario espiscopale Giuseppe Busani. È proprio parlando dei sui preti, durante l’omelia, che Monari si commuove. «Scusate un momento» dice, interrompendosi e voltandosi per asciugare le lacrime. È il volto tenero di un vescovo che prima di tutto è un uomo. Dalle navate risuona un nuovo e sentito applauso. In prima fila ci sono le autorità cittadine: il prefetto Alberto Ardia, il presidente della Provincia Gianluigi Boiardi, il sindaco Roberto Reggi, il questore Michele Rosato, il procuratore della Repubblica Lucio Bardi, il tenente colonnello dei carabinieri Edoardo Cappellano. Poi tanti sindaci e assessori dei comuni della diocesi, tutti con la loro fascia tricolore. «Se c’è un tema sul quale ho insistito in questi 12 anni è quello della comunione, comunione del presbiterio ma anche dei laici» sottolinea Monari di fronte ad un popolo riunito in cattedrale con tutti i suoi rappresentanti, con tutte le sue sfaccettature. I giovani, gli anziani, i bambini, chi è costretto su una carrozzella (ieri in prima fila), le religiose e i religiosi, i cori della diocesi riuniti dal maestro Berzolla, gli amici di Sassuolo e della diocesi reggiana che Monari cita nella sua omelia. È un addio corale. Lo sci capisce anche dalla preghiera dell’eucarestia: tra le navate si odono voci familiari. Quella grossa e quasi romagnola del vescovo che se ne va, quella solenne e più vicina del vescovo Lanfranchi, quella velocissima e tipicamente piacentina del cardinale Tonini. Già, perché la chiesa è universale. Lo aveva detto Monari domenica scorsa nel duomo di Brescia quando di fronte aveva bresciani, reggiani, piacentini e sassolesi; lo lascia intendere nella sua ultima messa nella cattedrale di Piacenza-Bobbio, anche quando segue incantato, all’offertorio, la danza liturgica delle tre suore brasiliane delle Carmelitane messaggere dello Spirito Santo (congregazione che ha una propria casa a Bedonia). Il vero coup de theatre del regista della celebrazione di ieri. Si finisce con i fazzoletti bianchi che escono da sotto le tonache di suore e sacerdoti, con il dito indice e pollice portati agli occhi per fermare le lacrime, con la mano destra alzata che il vescovo Monari agita in segno di saluto. Terminano con questi fotogrammi i 12 anni di Luciano Monari a Piacenza-Bobbio. Da oggi è un’altra storia.
Federico Frighi

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