giovedì 20 settembre 2007

Bandra, India

Concluso il viaggio pastorale con l’équipe medica del professor Calza. Aiuti alle comunità colpite dal maremoto
«In India batte il cuore di Piacenza»
Il vescovo:vi racconto l’ospedale dei bambini a Bombay



da Libertà, 18 gennaio 2005

Il progetto “Un cuore per i bambini”, l’associazione di volontariato
presieduta dal vescovo Luciano Monari, ha raggiunto il
proprio obiettivo. Il reparto di cardiochirugia all’interno dell’ospedale
di Bandra, sobborgo di Bombay, realizzato anche
grazie alla solidarietà dei piacentini, funziona a pieno regime
e, solo nella scorsa settimana, ha operato al cuore 8 bambini indiani.
A confermarlo è lo stesso presule di ritorno dal viaggio
pastorale in India assieme all’équipe medica del Gaslini di Genova
guidata dal professore piacentino Giovanni Calza.
Si tratta del terzo viaggio in India
del vescovo Luciano Monari
dopo quelli del 1986 e del 1995,
il secondo da capo della diocesi.
Pur essendo la costa colpita dallo
tsunami distante da Bombay
circa tremila chilometri, il maremoto
ha fatto sentire le proprie
conseguenze anche sull’immensa
metropoli indiana, in
molte delle tappe toccate dal presule.
Gran parte delle offerte
dell’associazione “Un cuore per
i bambini” sono state consegnate
alle suore del Pime (Pontificio
istituto missioni estere) di Bombay
che operano nelle zone colpite.
«Le conseguenze del maremoto
- spiega il vescovo - si sentono
e si avvertono nelle persone,
nel loro parlare, nelle domande
che fanno. Durante i ritiri
spirituali mi è stato chiesto
come va interpretato lo tsunami,
come lo si può mettere insieme
alla misericordia ed alla
provvidenza di Dio».
Il vescovo ha assistito personalmente
ad alcune delle operazioni
chirurgiche dell’équipe
del professor Giovanni Calza
entrando nella camera operatoria
dell’Holy Family Hospital. In
poco più di una settimana (tanto
è durato il viaggio in India) i
medici del Gaslini hanno operato
al cuore otto bambini indiani.
Monari si è intrattenuto con gli
infermieri ed i sanitari dell’ospedale
realizzato grazie alla
grande volontà della piacentina
madre Giovanna Alberoni. Il
presule ha poi visitato la Casa
della carità di Bombay che celebra
il 25° anno dalla fondazione
e che è gestita dalla medesima
congregazione (le Carmelitane
minori della Carità) che fa funzionare
la comunità di accoglienza
voluta da Monari nel Vescovado
di Piacenza. A Bombay
le suore ospitano circa 40 persone.
«E’ una testimonianza
straordinaria - è convinto il presule
- di come la dedizione agli ospiti
sia capita da tutte le persone
che aiutano nella casa, anche
dai non cristiani. Regolarmente
ci sono dei musulmani che danno
una mano e tutte le domeniche
un gruppo di Sikh fa da
mangiare». Poi le suore Orsoline,
forse il primo esempio di
“cooperazione indo-piacentina”.
«Costituiscono una famiglia
religiosa nata a Piacenza
ma che ha ormai un numero di
suore indiane superiore a quelle
italiane - rileva Monari -. Tanto
che la madre generale della congregazione,
dopo suor Giovanna
Alberoni, oggi è un’indiana.
Penso che questo sia uno dei segni
di speranza. Le Orsoline rap-
presentano una grande famiglia
religiosa; proprio dalle energie
che vengono dall’India ha avuto
la capacità di rigenerarsi ed oggi
ha chiaramente un futuro».
Monari ha poi visitato un lebbrosario
tenuto da un padre italiano.
«La lebbra oggi si può curare
- dice il vescovo -. Il problema
più difficile da curare è l’emarginazione.
Per questo il centro
si chiama “clinica delle malattie
della pelle”. Il lebbroso,
per il tipo di esperienza che fa, è
in qualche modo una delle persona
che ci aiuta a capire il senso
della vita, della fragilità e della
debolezza della condizione umana;
ci mette di fronte alla
morte inevitabile che fa parte
del nostro cammino».
Il lavoro all’ospedale di Bandra,
a questo punto, dovrà continuare
su tre fronti: quello della
formazione (anche se l’équipe
dei medici indiani è in grado di
operare da sola), dell’assistenza
(un’équipe del Gaslini si recherà
a Bombay una volta l’anno
per dedicarsi ai casi più gravi)
e dell’aggiornamento delle
strumentazioni (la Tac, ad esempio,
sta diventando troppo
vecchia). Per questo è necessario
che la gente continui a sostenere
l’associazione “Un cuore
per i bambini”. Duplice il messaggio
per i piacentini: «Questo
è un esempio di progetto che
permette agli indiani di divenire
autonomi - dice il vescovo -
con le competenze necessarie
per far funzionare un reparto di
cardiochirurgia infantile». Non
solo. «L’attenzione a realtà come
quelle dell’India ci aiuta a renderci
conto - spiega Monari - che
siamo una piccola cosa e che
varrebbe la pena di riuscire a
vedere i problemi che abbiamo
in un contesto più ampio. Questo
ci ridimensionerebbe un poco.
L’India è uno dei grandi paesi
con un futuro immenso davanti.
In India si incontrano e a
volte si scontrano praticamente
tutte le religioni: dall’Induismo
all’Islam, dai Sikh ai cristiani,
dai buddisti ai parsi e via dicendo.
La convivenza di queste esperienze
è uno dei problemi
grandi. Nonostante tutto, fondamentalmente
funziona e quel
Paese si appresta a diventare un
laboratorio di convivenza tra religioni.
Una prospettiva inevitabile
anche per noi».
Federico Frighi

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