giovedì 20 settembre 2007

L'esorcista

L'85enne monsignor Giambattista Lanfranchi esorcista diocesano. La nomina pubblica per la prima volta
"‘Il diavolo, l'ho sempre scacciato"
Ogni anno 12 casi di possessione. Un ‘‘lavoro’‘ iniziato per caso

Libertà, 10 agosto 2007

Un salottino nella canonica, quattro poltroncine, un piccolo divano, un caminetto, immagini sacre alle pareti. Un angolo domestico come tanti. È qui che don Giambattista Lanfranchi (di recente promosso monsignore), 85 anni da compiere, tiene le sue battaglie contro il demonio. E le vince. Tutte. ‘‘Sono sempre riuscito a scacciarlo, grazie a Dio’‘ sospira il sacerdote. Dodici casi di possessioni all'anno: ‘‘Una cifra più o meno costante dall'89 ad oggi’‘. Casi gravi. Arrivano anche dalla zona di Pavia, di Brescia, di Lodi. I piacentini sono 6-7, in media una segnalazione ogni due mesi. Hanno dai 40 ai 50 anni. ‘‘Solo una volta mi è capitato un giovane sotto i venti’‘ ricorda don Gianbattista. Le vittime del demonio, secondo la casistica, appartengono ad ogni categoria sociale: ‘‘Dalla casalinga al medico, passando per il capo treno. Lui cerca tutti, poi è Dio che permette’‘. Tutte liberate dal maligno in una o più sedute. Si arriva anche a cinque. Monsignor Lanfranchi (cugino del vescovo Antonio Lanfranchi) a fare l'esorcista ci è arrivato per caso dopo una carriera che lo ha visto prima curato a Cortemaggiore e Pianello, poi parroco a Montereggio, San Lazzaro e Seminò. Tutti i preti sono esorcisti ma l'esercizio dipende dalla licenza del vescovo. Questa licenza, per don Giambattista, è arrivata ufficialmente lo scorso 25 gennaio e pubblicata solo di recente nell'ultimo numero del bollettino ufficiale della curia vescovile di Piacenza-Bobbio. Don Giambattista, in realtà, a fare esorcismi aveva iniziato nel 1989.’‘Venne un medico piacentino che mi parlò di un suo paziente nel quale si verificavano fenomeni inspiegabili’‘ ricorda monsignor Gianbattista Lanfranchi. ‘‘Scrissi tutto e andai dal vescovo Antonio Mazza - prosegue - chiedendogli se questa persona non fosse da esorcizzare. Mazza lesse la mia relazione ed alla fine mi disse: ‘‘Va bene, lo faccia lei’‘‘‘. Una risposta assolutamente inaspettata: ‘‘In quel momento mi sono sentito mancare le forze tanta era la sorpresa; però ho ubbidito’‘. Tempo dopo tornò dal vescovo per comunicargli il risultato positivo, il demonio era scacciato. ‘‘Sua eccellenza mi disse: ‘‘Bene, adesso continui’‘‘‘. Quando Mazza andò in pensione venne nominato amministratore diocesano monsignor Eliseo Segalini e poi amministratore apostolico monsignor Benito Cocchi: ‘‘Entrambi mi dissero di proseguire fino all'arrivo del nuovo vescovo. Ed io così feci’‘. Arrivato monsignor Luciano Monari, ai primi di ottobre del '95 don Giambattista ritorna in vescovado. ‘‘Andai per chiedere che mi sollevasse dall'incarico. Mi ascoltò e alla fine mi disse: ‘‘Ci vuole anche questa carità’‘. Anche quella volta obbedii e continuai. Quando arriverà il nuovo vescovo andrò a dirgli altrettanto. Vedremo che cosa mi risponderà’‘.
L'ultimo caso risolto risale all'inizio di marzo, poi monsignor Lanfranchi è stato male ed ha dovuto subire un piccolo intervento chirurgico. ‘‘Da allora non ne ho più presi - dice -. Mi hanno chiamato anche ieri per una presunta possessione (mercoledì scorso, ndr.) ma ho rimandato a quando starò meglio’‘.
È un compito faticoso, o lo si fa per obbedienza o nessuno se lo sognerebbe mai. Quando don Giambattista vince, si china e bacia la terra sulla quale si trovava l'indemoniato. La prima volta il diavolo lo colpì al ventre con un pugno. ‘‘La persona era seduta sul divanetto, dove si trova lei adesso - racconta -. Improvvisamente mi arrivò un pugno al petto senza che quella persona si muovesse; sentii male per una settimana’‘.
Un'altro caso arrivò da Brescia, una donna accompagnata da un salesiano: ‘‘È dovuta venire cinque volte prima di essere liberata’‘. Si parla di diavolo in persona. Un'altra donna di Lodi venne una volta sola e fu sufficiente: ‘‘Ho cominciato, come faccio sempre, leggendo la lettera degli Efesini. Ho letto la Bibbia assieme a lei per due ore e cinque minuti. Alla fine il diavolo è venuto fuori’‘. In che modo? ‘‘In quel caso la donna, dopo due ore, ha iniziato a dimenarsi picchiando con la schiena sulla spalliera del divanetto, poi per terra. Urlava. Io ho continuato a leggere tranquillamente la formula dell'esorcismo. Dopo mezz'ora era stata liberata. Alla fine mi ha rivelato che, mentre il suo corpo si contorceva, dentro di sé continuava a recitare l'Ave Maria. Dopo tre o quattro giorni è tornata, si è confessata, mi ha ringraziato’‘.
Le manifestazioni del demonio sono tante: ‘‘Mi è capitato di sentirli parlare in ebraico. Sono tutti i trucchi del diavolo’‘. Per l'esorcista è faticosissimo: ‘‘Il fine di satana è dividere e per dividere se la prende con tutti, soprattutto con me. A volte mi coglie una stanchezza enorme, una spossatezza innaturale. Ma io vado avanti lo stesso. La Bibbia dice che l'uomo obbediente canterà vittoria’‘.
Un segno che caratterizza l'indemoniato è l'ira. Si arrabbia con tutti. In particolare con l'esorcista: ‘‘Ma lei che cosa sta a fare qui, il mio medico mi dice che io non sono indemoniata, è lei che lo dice’‘. Chi è posseduto non sa di esserlo. Può capitare che avverta debolezza, uno stato di malessere persistente che i medici non riescono a spiegare. ‘‘Il diavolo si nasconde bene, è il suo segreto, ce l'hanno sempre detto in teologia, si nasconde perché non si creda che c'è’‘.
Federico Frighi

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