sabato 15 dicembre 2007

Il Bambino, e il Natale si illumina


Oltre 500 i giovani che ieri sera, provenienti da tutta la diocesi di Piacenza-Bobbio, si sono ritrovati nella basilica di Sant'Antonino per la veglia dell'Avvento. Un appuntamento suggestivo, con un prologo nella piazza davanti alla basilica ed una processione silenziosa nel tempio del patrono illuminato solo da lumini e candele. Poi, all'alleluja, la luce ha illuminato tutti. Riporto l'intervento dell'amministratore diocesano, monsignor Lino Ferrari



Dio ci perdoni il nostro modo di vivere il Natale. C’è la festa, ci sono le luci, i doni, le vacanze, cibi tipici; ci sono gli auguri, pacchi e pacchi che intasano gli uffici postali, e gli auguri scambiati con amici e conoscenti: “buon Natale”. Ma manca Lui, colui che è nato e che da senso alle luci e ai doni e agli auguri. O meglio, Lui c’è, ma rimane troppo spesso fuori dal nostro orizzonte dei pensieri e del cuore, anche mentre diciamo: “buon Natale”. Eppure, un «bambino è nato per noi», ci ha detto il profeta Isaia. Bisogna che quel “noi” non resta indeterminato ma diventi personale – è nato per me, è nato per te. C’era bisogno di quel Bambino perché «il popolo camminava nelle tenebre» , il popolo di allora ma anche la gente di oggi. Mi piace ascoltare con voi una breve riflessione del vescovo Luciano; è anche un modo per sentirlo un po’ presente tra noi. “Quando Dio ha pensato all’uomo lo ha chiamato ad essere suo figlio, ma molte volte l’uomo di oggi appare come figlio di nessuno, sembra che non abbia niente cui potersi appoggiare con fiducia e con serenità. Dio quando ha creato l’uomo lo ha pensato in Gesù Cristo, ma molte volte l’uomo ha i lineamenti della violenza o della cattiveria o dell’egoismo. Quando Dio ha pensato l’uomo lo ha voluto animato dallo Spirito dell’amore, invece molte volte siamo spinti dall’interesse e dalla volontà di prevalere. Insomma, c’è da rifare l’uomo, e certamente non siamo noi che lo possiamo rifare”. Anche qui è importante personalizzare, chiedendomi che manifestazioni ha la “tenebra che mi abita”. Devo esaminare con onestà, per non essere vittima di illusionisti che mi convincono di essere una persona per bene, o di surrogati che sembrano colmare un vuoto che invece rimane.
Il “Bambino” preannunciato dai profeti è nato a Betlemme ‑ per me, per noi ‑ è il Figlio di Dio. Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché in Lui gli uomini possano diventare figli di Dio. Siamo nel cuore della fede cristiana. L’eterno è entrato nel tempo perché il tempo possa sfociare nell’eternità. Colui che è ricco si è fatto povero perché noi nella nostra povertà possiamo essere riempiti della sua ricchezza. E Dio non è soltanto il Creatore ma è Padre. E l’uomo che si sente fatto per amare per entrare in relazione con gli altri si scopre capace di relazionarsi con Dio, anzi comprende che è Dio che lo ha pensato e fatto così, perché viva come figlio suo e come fratello degli altri uomini. E la vita acquista allora un volto nuovo, nasce lo stupore e la gratitudine. Proprio per questo è venuto ad assumere una carne umana. Nella nostra vita c’è stato un evento che ha realizzato l’incontro con il Figlio rivelatore del Padre ‑ il nostro Battesimo. Uniti a Cristo siamo diventati figli nel Figlio. E questo dona senso ad ogni mio giorno, ad ogni mia parola, ad ogni mio gesto ‑ mi responsabilizza. Il mio vivere diventa risposta all’amore che mi ha plasmato. La mia vita, la nostra vita, non è più una condanna a faticare per poi morire, ma diviene pienamente dono, senso, possibilità, e nasce il desiderio di condividere il grazie, e l’impegno, con chi ha fatto la stessa scoperta: è la Comunità cristiana. Siamo stati illuminati da Cristo nel Battesimo. Ricordate il cero che viene consegnato, simbolo di Cristo risorto, di Cristo luce. Siamo stati rivestiti di una veste bianca, unti con l’olio profumato, immersi nell’acqua, purificati e rinati, risorti. È iniziato una vita nuova. Perché l’unione con Gesù non venga meno è indispensabile un impegno che ci aiuti a mantenere forte il legame con Dio.
Il Papa incontrando i giovani a Loreto ha detto loro: “Lasciate che questa sera io vi ripeta a ciascuno di voi: se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose”. Ecco perché cari amici non dovete avere paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene, e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile e alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui. Guardate alla giovane Maria, l’angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile, partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso dei piani di Dio ‑ la salvezza dell’umanità. Dinanzi a tale proposta Maria rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere, di fronte all’onnipotenza di Dio, e si domandò: “Come è possibile! Perché proprio io?”. Disposta però a compiere la volontà divina, pronunciò prontamente il suo “sì” e cambiò la sua vita e la storia dell’umanità intera. Abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale: “Luce di gioia, Signore, è la tua parola”. E vogliamo dire: Signore desideriamo che questa Parola illumini davvero la nostra vita, le nostre scelte di ogni giorno. Tu sei l’Emmanuele – il Dio venuto tra noi per rimanere con noi, stabili; ti fai cibo nell’Eucaristia, ti avvicini a noi in ogni fratello, specialmente nei piccoli, nei poveri, nei sofferenti.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

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