giovedì 20 dicembre 2007

Natale dello sportivo, il dado di monsignor Ferrari

Il Natale dello sportivo

L'omelia dell'amministratore diocesano di Piacenza-Bobbio, monsignor Lino Ferrari, alla messa dello sportivo lo scorso 20 dicembre al Palabanca


Piacenza - Ero qui anche gli anni scorsi, ma alla destra del vescovo Luciano. A stare al centro mi sento un po’ emozionato questa sera. Sono però contento di salutarvi con i sacerdoti che concelebrano ‑ don Mimmo Pascariello, don Franco Sagliani, don Gianluca Barocelli, don Paolo Camminati, don Gian Piero Franceschini.
Il saluto lo rivolgo, a nome della nostra Chiesa di Piacenza-Bobbio, alle autorità presenti, agli allenatori e dirigenti, ai genitori, soprattutto a voi ragazzi. Ci scambiamo gli auguri di Natale stasera, ma il motivo più importante del nostro incontro è essere qui con Gesù in mezzo a noi, incontrare Lui nell’Eucaristia.
Ed è stato bello all’inizio quel saggio di sport, per dire: sì, anche lo sport entra nella Messa, perché è la vita che portiamo all’incontro con Gesù.
Ma il primo dono che chiediamo anche stasera è quello della purificazione del cuore, perché quando guardiamo alla nostra vita ci accorgiamo che c’è qualche cosa che non è proprio in sintonia con quello che Gesù si aspetta da noi. Riconosciamo dunque i nostri peccati e domandiamone perdono.
Dio ci vuole bene, e di un amore grande, e da sempre, prima ancora che i nostri genitori esistessero già ci voleva bene.
Il Vescovo Luciano lo scorso anno ha raccontato un aneddoto veramente accaduto a Milano in un istituto Salesiano. Una sera i ragazzi sono già saliti nelle camere per andare a letto, suona il campanello, al direttore don Chiari si presenta un ragazzo sui quindi anni, gli abiti logori, la faccia sporca: ‑ “Non so dove andare a dormire – Come ti chiami? – Carlo – Vuoi mangiare qualche cosa? – No, ho soltanto sonno”. Don Chiari gli indica una stanza augurandogli la buona notte. La mattina dopo si trova nella sala al piano terra, quando vede spuntare Carlo, la faccia ancora sporca come la sera prima: ‑ “Perché non ti sei lavato? – E per chi dovrei lavarmi?”.
“Per chi dovrei lavarmi?”; se nessuno ha a cuore la tua vita, perché impegnarti a faticare per cambiare in meglio?; e non solo per essere pulito e ordinato, ma per studiare, per non essere litigioso, per dedicare tempo agli altri?
Voi, credo ciascuno di voi, ha tante persone che gli vogliono bene ‑ i genitori, i nonni, gli insegnanti, i catechisti, gli allenatori ‑, ma sappiamo anche che c’è un Altro che ci vuole bene, e di un amore grande, e da sempre, prima ancora che i nostri genitori esistessero già ci voleva bene: Dio.
Nella Messa di Natale noi sentiremo il vero motivo che deve portare gioia in noi: Gesù è nato per noi.
È vicino il Natale, una festa bella per tanti motivi, ci sono le vacanze, ci sono momenti gioiosi in famiglia e con gli amici, ma nella Messa di Natale noi sentiremo il vero motivo che deve portare gioia in noi: Gesù è nato per noi.
E quel “per noi” vuole dire: per me, per te, gli sta a cuore la nostra vita, e ha voluto condividerla, non è rimasto in alto mandandoci magari qualche dono, ma è venuto tra noi, si è fatto piccolo per noi.

Questo “eccomi” è quasi un nome che Maria si dà, è come se dicesse: “Io sono Eccomi, ho questo atteggiamento di disponibilità piena”.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha parlato di Maria, una giovane ragazza ebrea, non ricca e non famosa, che viveva in un piccolo villaggio, Nazaret. Sapeva che il Signore le voleva bene, aveva capito che la vita non bisogna viverla ripiegati su se stessi, ma domandandosi: che cosa piace al Signore? Certo non si aspettava un messaggio da un angelo, e quando l’angelo Gabriele le è apparso per dire: “Dio ti ha scelta per diventare la Madre del suo Figlio”; dopo un momento di turbamento Maria è pronta a rispondere: «Eccomi!» (Lc 1, 38).
Mi ha sempre colpito profondamente quella parola “eccomi”, che vuole dire: “Sono pronta, desidero fare quello che il Signore vuole da me. L’unico desiderio è questo, non ho un progetto mio per la mia vita”. E questo “eccomi” è quasi un nome che Maria si dà, è come se dicesse: “Io sono Eccomi, ho questo atteggiamento di disponibilità piena”.
Certo non è stato facile neanche per Lei mantenersi fedele a quell’”eccomi” in tutti i momenti della vita, anche sul Calvario ai piedi della croce.
Vorrei che davanti al presepe, o andando ancora a Messa al giorno di Natale, noi dicessimo a Gesù il nostro “eccomi”.
Vorrei che davanti al presepe, o andando ancora a Messa al giorno di Natale, noi dicessimo a Gesù il nostro “eccomi”. Quell’eccomi che deve tradursi poi in fatti, in scelte, in comportamenti. Noi lo sappiamo qual è il distintivo del cristiano, ce lo ha detto Gesù:
«Amatevi gli uni gli altri (…). Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli» (Gv 13, 34.35).
Noi siamo testimoni di Gesù, è lo slogan della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
All’inizio ho visto la frase che avevate scritta sulle magliette – “la nostra testimonianza”. Noi siamo testimoni di Gesù è lo slogan della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
E noi siamo testimoni, dunque, di Gesù amando, volendo bene alle persone che abbiamo accanto. E amare vuole dire: mi sta a cuore la vita dell’altro, faccio qualche cosa perché l’altro viva in pienezza, sia contento.

La “regola d’oro”: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi” (Mt 7, 12).
Potremmo fare mille esempi, però ho trovato leggendo una rivista, una iniziativa che mi sembra bella perché legata al mondo dello Sport, e ve la voglio comunicare. Un gruppo, che si chiama “Sport-fortis”, ha concepito un progetto ‑ avviato tre anni fa in Austria da un gruppo di ragazzi del Movimento dei Focolari che vivono per un mondo unito – che è sintetizzato in un dado, un dado con sei regole che si ispirano alla “regola d’oro”: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi” (Mt 7, 12).
Speravo di riuscire ad avere tanti dadi da distribuire stasera con sopra le scritte che adesso vi leggerò. Cercate di ricordare queste frasi, chissà che non possa poi fare arrivare alle varie squadre anche il dado che richiami quanto stasera ci diciamo. Le sei proposte del “dado”:

1) Dare il meglio di sé, partecipare con gioia.
2) Essere onesti con se stessi e con gli altri.
3) Non mollare mai, anche quando è difficile.
4) Trattare tutti con rispetto, ciascuno è importante.
5) Gioire del successo altrui come del proprio.
6) Grandi mete si possono raggiungere solo insieme.

Credo che vissute queste regole cambiano la faccia dello Sport. Il suggerimento che viene dato è di “lanciare il dado all’inizio di una gara”, cercando di vivere quella frase che si legge sopra.
Un punto fermo vorrei che rimanesse da questa Celebrazione, mentre ci scambiamo gli auguri di Natale, ed è questo il punto fermo: la mia vita è preziosa, è preziosa. È preziosa per tanti che mi vogliono bene, ed è preziosa per il Signore. Il Natale me lo conferma, perché Gesù è nato anche per me.


Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

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