venerdì 1 febbraio 2008

Ecco lo stemma del vescovo Ambrosio


Lo stemma di un Vescovo è normalmente costituito da:

- uno scudo, che può avere varie forme, sempre riconducibili a fattezze di scudo araldico, recante al proprio interno simboli richiamanti caratteristiche ed idealità, particolari devozioni, origini geografiche ed esperienze culturali di formazione, riferimenti alla famiglia o al proprio nome ed altro.
- una croce accostata “in palo”, posta dietro lo scudo, con un traverso ad indicare il grado della dignità vescovile, ;

- un cappello prelatizio (galero), con dodici fiocchi verdi, sei per lato, pendenti, ordinati seguendo l’ordine 1, 2, 3, dall’alto;

- un cartiglio, posto sotto lo scudo, con un motto scritto generalmente in nero.


Descrizione araldica ( blasonatura ) dello stemma del Vescovo Gianni Ambrosio

“Di rosso, alla croce di Sant’Andrea d’oro, accantonata nel 1° dal cuore fiammato dello stesso, sanguinoso di rosso; nel 2° dalla stella (7) d’argento; nel 3° dalla colomba volante dello stesso; nel 4° dalla conchiglia di San Giacomo d’oro”

“VESTIGIA CHRISTI SEQUENTES”


Le parole del motto sono tratte dall’ “Itinerarium” dell’anonimo pellegrino a Piacenza, attribuito per molti secoli a Sant’Antonino ed identificano una sintesi del programma pastorale del Vescovo Gianni Ambrosio.

Interpretazione

La croce astile posta dietro lo scudo è “gemmata” con cinque pietre rosse, simbolo delle cinque piaghe di Cristo.

Il rosso è il colore intenso dell’amore e del sangue, concetti spesso abbinati nella Sacra Scrittura; l’amore senza limite di Gesù che ha versato il suo sangue per la nostra redenzione; l’amore del Padre per noi, così forte da inviare il suo Figlio prediletto per la nostra salvezza: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dar il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). E’ inoltre il colore del martirio; del martire Sant’Andrea, qui ripreso dall’omonima croce che attraversa lo scudo e che richiama la Basilica di Sant’Andrea di Vercelli, diocesi di origine di Mons. Ambrosio, del martire Sant’Antonino, patrono della Diocesi di Piacenza-Bobbio e della martire Santa Giustina, patrona della Cattedrale di Piacenza.

L’ oro è il metallo più nobile, simbolo quindi della prima Virtù, la Fede; infatti, è grazie alla Fede che possiamo accogliere l’amore che sgorga dal Sacro Cuore di Gesù e che ci conduce alla salvezza “..seguendo le orme di Cristo..”. L’immagine del Sacro Cuore vuole inoltre ricordare l’omonima Università di Milano presso cui Mons. Ambrosio ha svolto il ministero di Assistente Ecclesiastico Generale fino ad oggi (2008).

L’argento è lo “smalto” che rappresenta la trasparenza, quindi la Verità assoluta che risiede nella Gerusalemme Celeste. E’ pure il colore della Purezza, classico attributo della Madonna, qui identificata dalla stella (“Stella matutina”).

La colomba simboleggia San Colombano Abate, patrono di Bobbio. Il Santo, monaco irlandese, giunse a Bobbio nell’autunno del 614 e constatando lo stato di abbandono della chiesa di San Pietro, vi fece erigere attorno delle costruzioni in legno, primo centro di vita monastica e qui morì il 23 novembre del 616. Le sue spoglie riposano nella cripta dell’Abbazia.

La conchiglia di San Giacomo, classico simbolo iconografico del Pellegrino, costituisce qui un riferimento alla formella presente nella Cattedrale di Piacenza, che ritrae la figura dell’Anonimo piacentino che nel 570 circa tracciò un itinerario significativo per la conoscenza della Terra Santa; a ricordare inoltre che Piacenza è terra di pellegrinaggi e di pellegrini; la città infatti si trova sul percorso della famosa “Via Francigena” e in passato aveva una grande capacità di accoglienza per i pellegrini che transitavano attraverso di essa. Inoltre è terra di pellegrini: San Raimondo Palmerio (+1200), pellegrino a Santiago di Compostela; San Corrado Confalonieri (+1361), eremita e pellegrino; San Rocco di Montpellier particolarmente legato a Sarmato, paese della provincia piacentina. Inoltre, il richiamo di tale immagine, presente anche nello stemma del Santo Padre Benedetto XVI, vuole significare la devozione filiale del Vescovo verso il Papa che lo ha annoverato tra i successori degli Apostoli.

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