martedì 12 febbraio 2008

Monari cittadino di Piacenza, il discorso di Reggi

Ecco il discorso del sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, per il conferimento della cittadinanza onoraria al vescovo Luciano Monari, avvenuto nell'auditorium di Sant'Ilario lunedì 11 febbraio 2008.

Eccellenza, è con la stima più sincera, in questa occasione così prestigiosa per la città di Piacenza, che anche a nome della Giunta, del Consiglio comunale e di tutta la comunità locale, Le porto il saluto della città, carico di quell’affetto e di quella riconoscenza su cui si fonda il Suo legame con il nostro territorio.
Piacenza vive oggi una giornata importante, una giornata storica: per la prima volta, a seguito di una decisione assunta dall’assemblea consiliare, viene conferita la cittadinanza onoraria a un vescovo. Non solo, ma occorre ricordare che da queste parti l’istituto dell’onoreficenza cittadina non è certo abusato. Rappresenta infatti un elemento di considerazione autentica, di grande attenzione e riveste un grande significato per ognuno di noi.
Da oggi, Lei è un cittadino di Piacenza a tutti gli effetti. Questo è per tutti noi motivo di orgoglio e di viva soddisfazione. Nei dodici anni in cui Lei ha guidato la nostra Diocesi, ha saputo coinvolgerci con la Sua profonda umanità e con la Sua grande ricchezza culturale, interpretando in modo esemplare il ruolo che Le era stato assegnato.
Cito, a questo proposito, un intellettuale laico piacentino, Piergiorgio Bellocchio: il suo ultimo libro si intitola "Al di sotto della mischia" e ammonisce, come dice lui stesso, "contro tutto ciò in cui può annidarsi un sintomo, una minaccia di imbarbarimento, una sparizione, una perdita di umanità". Lei ha fatto proprio questo, Eccellenza, nei dodici anni trascorsi a Piacenza: le Sue parole sono state un prezioso ed incessante monito contro l’aridità di questi tempi, il Suo comportamento umile un esempio contro l’arroganza imperante. II Suo carisma e la Sua presenza, sempre rispettosa dei rispettivi ruoli, hanno rivelato una partecipazione volutamente discreta ma incisiva, costante e coerente, alla vita della nostra città. Lei ha rappresentato la Chiesa che ognuno di noi vorrebbe, portatrice di valori universali quali la solidarietà e la pace, il rispetto della dignità umana e l’attenzione verso le fasce più deboli della cittadinanza, pronta all’ascolto e al dialogo, che sono sempre stati elementi prioritari nel Suo episcopato.
Penso spesso, in questi giorni tormentati da incertezza e da confusione istituzionale e politica, alle Sue parole sul mandato di chi governa, inteso come servizio alla persona basato "sulla magnanimità (che è il contrario della meschinità e della piccineria), la lucidità (che è il contrario dell’ideologia e del pressapochismo) e la carità", senza trascurare la necessità di una partecipazione consapevole dei cittadini.
Lo diceva anche Giorgio La Pira, prestigioso intellettuale cattolico e sindaco di Firenze nell’immediato Dopoguerra: "Il pieno adempimento del nostro dovere avverrà solo quando noi avremo collaborato, direttamente o indirettamente, a dare alla società una struttura giuridica, economica e politica adeguata al comandamento principale della carità". Questo voleva dire, come spiegava lui stesso rifacendosi al Vangelo, "lavoro per chi ne manca, casa per chi ne è privo, assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica per tutti".
In questi anni, Eccellenza, Lei ci ha insegnato che il cammino da percorrere è la rinuncia agli egoismi, l’apertura dei propri orizzonti al di là della sfera privata, perché l’ambizione fine a se stessa e la contrapposizione senza confronto non possono avere alcuna efficacia. Più volte, nei Suoi discorsi, ci ha invitato a stare
dalla parte degli ultimi, ad essere generosi nel rispondere alle richieste di aiuto. Un’esortazione che richiama il discorso che Giovanni Paolo II fece al Parlamento italiano nel 2002, in cui il Pontefice sostenne che "al centro di ogni giusto ordine civile deve esserci il rispetto per l’uomo, per la sua dignità e i suoi inalienabili diritti". In quella circostanza, Papa Wojtyla disse che "le sfide che stanno davanti a uno Stato democratico esigono, da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall’appartenenza politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all’edificazione del bene comune".
A nome di tutti i presenti e della comunità piacentina, mons. Luciano, vorrei ringraziarLa ancora una volta per aver portato questo stesso messaggio anche nella nostra realtà, chiedendoci una riflessione concreta e tutt’altro che superficiale sui grandi temi del nostro tempo. Oggi siamo qui per ribadire che la cittadinanza non è mera questione anagrafica o residenziale, ma espressione di impegno civile, di sentimenti di condivisione, di volontà di crescita della collettività: per tutte queste ragioni, Eccellenza, Piacenza è onorata di annoverarLa tra i propri cittadini.
Grazie.

Nessun commento: