mercoledì 23 aprile 2008

Un appello per il campanile di San Pietro


Piacenza Il San Pietro piacentino si sta lentamente ma inesorabilmente sgretolando. L’estate scorsa un convegno riportò alla ribalta il degrado della splendida torre campanaria. A quasi un anno di distanza è il parroco, don Giuseppe Frazzani, a rilanciare una sorta di appello per il “gigante” malato. «Non possiamo più aspettare troppo tempo, occorre iniziare i restauri. Il campanile è incastonato tra i tetti degli edifici adiacenti che evidentemente non possono sopportare a lungo la caduta di mattoni e calcinacci». Per questo motivo don Frazzani, in attesa che le istituzioni provvedano, da parte sua ha iniziato a fare opera di sensibilizzazione tra i parrocchiani e gli abitanti del centro storico con una raccolta fondi che avrà il suo clou durante i mesi di giugno, luglio e agosto, quando andrà in scena, la seconda edizione dell’estate sanpietrina.
Il problema non è la stabilità della torre, quanto il suo continuo sgretolamento. «Per ora non abbiamo avuto grossi inconvenienti - osserva don Frazzani - però questo è un tema che vogliamo affrontare sia dal punto divista del campanile stesso sia della sua ubicazione, accanto alla prestigiosa sede della biblioteca Passerini-Landi». Edificata dai Gesuiti tra il 1610 e il 1666, la torre è stata realizzata a ridosso della sede originaria del tempio e si trova esattamente al centro dell’antica Placentia romana. Il vecchio parroco don Carlo Brugnoli aveva cercato di tamponare le cadute dei calcinacci con una rete metallica. Oggi l’intonaco esterno del campanile presenta esfoliazioni ed erosioni oltre a distacchi nel primo tronco. Il parafulmine sul cupolino è rotto e la scala interna alla cupola è in pessime condizioni. A suo tempo il costo del restauro era stato stimato in 400milioni di lire che oggi potrebbero essere intorno ai 200mila euro. «Rappresenta un simbolo per i piacentini - evidenzia il parroco -. È il piccolo San Pietro di Piacenza, l’unica chiesa piacentina che ha una copia del San Pietro in trono di Arnolfo Di Cambio custodita nella basilica vaticana. La scultura è stata posta proprio nella chiesa di via Carducci affinché ci fosse anche qui a Piacenza un luogo in cui fosse espressa la centralità di Pietro e con questa il senso dell’unità della Chiesa».
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà di oggi, 23 aprile 2008

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