lunedì 15 settembre 2008

FESTIVAL DIRITTO/ I Giuristi cattolici, non garantito il pluralismo

A proposito dell’imminente Festival del diritto.

Nei prossimi giorni avrà inizio a Piacenza il Festival del Diritto, organizzato dal Comune di Piacenza e dalla Casa Editrice Laterza. La manifestazione avrà rilievo nazionale, e, come ha sottolineato il Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza, dovrebbe trasmettere conoscenze e valori anche oltre le aule accademiche, e segnalare l’esigenza di “contrastare la legge del più forte o di chi è più dialettico”.

Condividendo pienamente tale finalità, la Sezione di Piacenza dell’Unione dei Giuristi Cattolici (UGCI Pc) partecipò con spirito collaborativo alle riunioni indette dal Comune per presentare l’iniziativa alle associazioni locali, ed ebbe così occasione di segnalare pubblicamente che la costituzione di una direzione scientifica monocratica – quantunque, sia ben chiaro, di incontestato e riconosciuto prestigio – risultava metodologicamente problematica, perché il tema del Festival (“Questioni di vita”) richiede lo scrupoloso rispetto di molteplici e spesso contrapposte posizioni culturali, da rappresentare in un organismo direttivo collegiale. Il pluralismo della manifestazione, infatti, non dipende solo dall’intervento di relatori di ispirazione e sensibilità diverse, o dai diversi orientamenti degli Enti promotori, ma dall’impostazione globale del Festival, che è definita dagli organizzatori e dalla direzione scientifica per determinare - attraverso la scelta dei vari eventi, la formulazione dei temi da trattare e la loro assegnazione ai relatori - la chiave di lettura dell’intero programma.

Ci fu risposto che, proprio in vista del pluralismo, si sollecitava fortemente la collaborazione delle realtà locali, espressamente invitate a suggerire temi, eventi, relatori: cosa che l’UGCI Piacenza faceva il 9.6.2008, non solo proponendo il tema di un possibile evento (poi non inserito in programma), ma, soprattutto, assicurando la disponibilità del Presidente Nazionale dei Giuristi Cattolici, il Prof. Francesco d’Agostino, a intervenire sul tema del testamento biologico, o su altri temi attinenti alla vita e concernenti la bioetica (il Prof. d’Agostino è ordinario di Filosofia del diritto all’Università “Tor Vergata”di Roma; ha presieduto il Comitato Nazionale per la Bioetica, e ne è ora Presidente onorario; è membro della Pontificia Accademia per la Vita ed è editorialista dei quotidiani “Avvenire” e “L’osservatore romano”).

La proposta, però, veniva respinta, “in quanto il programma principale prevede già, con accordo assunto in precedenza, l’intervento di un altro autorevole relatore nell’ambito di uno specifico focus”. Poiché desideravamo comunque confrontarci costruttivamente con gli organizzatori, per arricchire il Festival di una presenza autorevole e significativa, e, così, apportarvi la nostra specificità culturale, replicavamo che “il Prof. D’Agostino si era dichiarato disponibile a trattare anche altri argomenti di congruo spessore, connessi con i temi del Festival, per rappresentare, quale personalità di spicco internazionale, la voce della cultura giuridica cattolica; ma il primo agosto la segreteria organizzativa ci comunicava conclusivamente che “il programma principale del Festival è stato definitivamente chiuso la prima settimana di luglio, prevedendo quindi già al suo interno la testimonianza del mondo giuridico cattolico. Non è quindi possibile (…) l’inserimento del prof. D’Agostino quale relatore su altri argomenti connessi con i temi trattati.

A fronte di ciò, non possiamo non osservare che, nel mese intercorrente tra la nostra proposta e la chiusura del programma, sarebbe bastato sedersi ad un tavolo per trovare facilmente il modo di non privare il Festival di un contributo oggettivamente utile al suo pluralismo, e far sì che il “mondo giuridico cattolico” (locale, ma non solo) potesse esprimersi ai massimi livelli attraverso una sua importante articolazione associativa – quella di maggior rilievo nazionale – definendo autonomamente, sulla base di una propria iniziativa, come e da chi essere rappresentato. Credevamo e crediamo, infatti, che la partecipazione e la collaborazione dell’associazionismo (locale e nazionale), specie quando vengano esplicitamente richieste, debbano realizzarsi proprio così.
Pertanto, nel ringraziare pubblicamente il prof. D’Agostino per la generosa pazienza con cui ha atteso di scoprire se dovesse annotare il Festival nella sua agenda, l’UGCI Pc non può esimersi dal segnalare con rammarico che la propria assenza dal panel è dipesa dall’inattesa indisponibilità degli organizzatori ad una fattiva interlocuzione con l’Unione; e che ciò indica l’insufficiente apertura del Festival nei confronti delle realtà locali, anche di quelle (come l’UGCI) portatrici di una specifica competenza giuridica, ed inserite in ben più ampi organismi nazionali. Temiamo, quindi, che la manifestazione, per come è stata organizzata, non sfugga al rischio di esprimere un’impostazione eccessivamente unilaterale e non adeguatamente pluralistica, nonostante l’intervento di molteplici istituzioni e la partecipazione anche di personalità cattoliche.

Il concreto svolgimento del Festival ci dirà se, confermando tale preoccupazione, l’imprinting della manifestazione abbia relegato le opinioni non allineate in una posizione di precostituita minoranza.

UGCI Piacenza

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sono uno studente dell'università cattolica-sede di piacenza. trovo disgustoso leggere un articolo di questo genere. negli ambienti altamente colti non ci si abbassa all'elemosina. noi cattolici, tantomeno il prof. Dagostino, non abbiamo bisogno di elemosinare alcuna partecipazione nei luoghi di confronto culturale.
se non siamo invitati peggio per i promotori-organizzatori.

va subito precisato pero' che, nel caso di specie, il problema del non invito o dell'esclusione sia inesistente data la partecipazione, in alcune "lezioni di diritto", di illustri docenti dell'università cattolica.

l'intenzione dell'autore di questo articolo é manifestamente cattiva ed é quella di peggiorare i rapporti, gia difficili, tra il mondo laico e cattolico. Di mettere insomma "paglia sul fuoco", un atteggiamento da tipico integralista e non da cattolico.
il cattolico, amio modesto parere, prima d'essere cattolico é una persona ed un cittadino.
i valori religiosi debbono far parte esclusivamente della sfera più intima di ogni essere umano e
non essere trasformati in motivi di vanto o ,addirittura, sfruttati, come spessissimo e purtroppo accade, per fini polico-economici e per fini esibizionisti.
il fine ultimo qui in terra é la instaurazione della pace tra gli esseri umani ( e aggiungerei tra tutti gli esseri viventi), di quell'amore tra gli esseri umani che il Cristo, con la sua morte-rinascita, ci ha voluto insegnare.
l'amore tra gli esseri umani non potrà essere mai raggiunto se nel mondo delle religioni (nessuna esclusa) vi é una qualche forma di integralismo.
che i cattolici si sveglino... svegliate le vostre coscienze e piuttosto che battibeccare su sciocchezze impegnamoci a costruire ponti di dialogo attraverso il rispetto ed anche la comprensione.
cerchiamo di comprendere il prossimo invece di giudicarlo.

per quanto riguarda il festival non si puo' fare altro che ringraziare colui che lo ha voluto realizzare, chiunque esso sia ed indipendentemende dal colore politico che rappresente. cio' che conta é che la cultura sia nutrita.

inoltre vorrei precisare che il diritto é
semplicemente uno strumento attraverso il quale si tende a regolare, nel miglior modo possibile, sempre se il legislatore é buono (e questo non sempre accade), un determinato insieme di fenomeni sociali ed economici che, naturlamente, rimandano a scelte valoriali.
tuttavia i valori non sono assoluti per tutti, dunque, non possono quest'ultimi essere imposti ma proposti.

e che per una volta per tutte si capisca che cio' che il diritto deve fare non é seguire i valori di una o dell'altra religione ma semplicemente garantire a tutte le persone di poter compiere nella vita di ogni giorno delle scelte libere, cioé, che sia garantita a ciascun essere umano la LIBERTA DI SCEGLIERE, seppure nei limiti del possibile.

s.s.

Anonimo ha detto...

s.s. sta per sebastiano sardo