mercoledì 22 ottobre 2008

S.Antonino/Don Zancani in pensione dopo 40 anni

Piacenza - Dopo quarant’anni alla guida dalla parrocchia di Sant’Antonino suonano le campane della pensione per monsignor Gabriele Zancani. Lo storico parroco, ora ospite della casa di riposo San Giuseppe, lascerà la guida di quella che fu la prima cattedrale di Piacenza a don Giuseppe Basini, il quale la sta reggendo con la carica di amministratore parrocchiale “sede plena”. La notizia era nell’aria e verrà ufficializzata nei prossimi giorni con la pubblicazione dell’apposito decreto del vescovo Gianni Ambrosio. Monsignor Zancani rimarrà come una sorta di parroco onorario, come riconoscimento per il buon governo, pastorale prima di tutto, di questi quarant’anni. «L’esperienza in Sant’Antonino per me è stata un qualche cosa di indescrivibile» esordisce il monsignore che riceve nella saletta per gli ospiti della casa di riposo, messa gentilmente a disposizione dal direttore Paolo Favari. Settant’anni compiuti lo scorso febbraio, Zancani venne ordinato sacerdote nel 1966 dal vescovo Malchiodi. Oggi, con cinque anni di anticipo rispetto alla normale età pensionabile dei sacerdoti, va a riposo per motivi di salute. Anche se, a dire il vero, la sua salute sembra migliorata di parecchio da quando si trova alla San Giuseppe. Lucidissimo, con qualche problema a camminare - «ma migliorerò, me lo ha detto il fisioterapista» - e con tanta voglia di rendersi utile. Soprattutto con gli scout, suo grande amore: «Mi sento un po’ come l’orso Baloo del Libro della Jungla, sono contento quando posso rendermi utile con i bambini». Il suo ministero di sacerdote è iniziato proprio con i più piccoli, come insegnante di religione alla scuola elementare Pietro Giordani prima e alla media Valente Faustini poi. Tifosissimo della Juventus - passione in comune con il vescovo Ambrosio - sono in tanti coloro che lo ricordano quando si tirava su i pantaloni del clergyman e si metteva a giocare a calcio con i ragazzi. Ragazzi e poveri: la sua canonica, dove era stata allestita la Banca della bontà (borse di viveri per i bisognosi) era sempre aperta.
Aveva iniziato in San Pietro, come curato, poi in Sant’Antonino come collaboratore parrocchiale. Dal 1985 venne nominato canonico prevosto del Capitolo e parroco di Sant’Antonino.
Fu l’ideatore dell’Antonino d’oro, il riconoscimento - in collaborazione con la Famiglia Piasinteina - conferito al concittadino «che ha lavorato per il Regno di Dio». Gli piace ricordare il compianto monsignor Gianfranco Ciatti e la collaborazione a il Nuovo Giornale: «Sono stato molto bene con lui. Ci trovavamo dopo la messa e scherzavamo insieme». Entrambi erano uomini dalla battuta facile. Monsignor Zancani lo è ancora: «Mi ricordo quella volta che andai a constatare di persona i restauri del campanile di Sant’Antonino fin su in alto sulla bandierina. Una paura ...». Quando tornò finalmente giù disse: «Ci saranno anche tanti parroci più bravi di me, ma io sono stato quello che è salito più in alto». Infine una confessione: «Di solito si fanno dei regali quando si va in pensione. Se posso dirlo - continua sottovoce - io ne vorrei solo uno: che don Giuseppe Basini fosse il mio successore in Sant’Antonino. Sarebbe il regalo più bello». A meno di impedimenti clamorosi, sarà accontentato.
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà di oggi 22 ottobre 2008

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