giovedì 1 gennaio 2009

Ambrosio, con il Te Deum il grazie per il 2008 che se ne va

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa




Messa episcopale del 31 dicembre 2008
Omelia del vescovo mons. Gianni Ambrosio
Cattedrale di Piacenza



MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
(Numeri 6, 22-27; Galati 4, 4-7; Luca 2, 16-21)

Carissimi fedeli,
è molto bella la tradizione cristiana che vuole che a fine anno la comunità si raccolga in preghiera per lodare e per ringraziare la Santissima Trinità con l’inno del Te Deum. Così faremo anche noi, al termine di questa celebrazione eucaristica che è la grande azione di lode e di grazie al Signore, centro della vita cristiana e culmine del culto con cui rendiamo grazie al Padre. Nell’esprimere a Dio la nostra gratitudine per il 2008 che tramonta e invocare la sua benedizione per il 2009 che sta per iniziare, abbiamo modo di renderci conto della presenza nel tempo, che inesorabilmente scorre, di Colui che è l’Eterno. Per questo siamo consapevoli della fragilità della nostra vita – il salmo afferma: “come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e dissecca”, (90, 5-6) –, ma soprattutto siamo riconoscenti nei confronti di chi è Signore del tempo, nostro creatore e nostro redentore.
La liturgia fa coincidere la fine e l’inizio dell’anno solare con la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Contempliamo il mistero della divina maternità rivolgendo il nostro sguardo a Colei che “è benedetta fra tutte le donne”, perché in Lei Dio ha compiuto le sue meraviglie: il Figlio che il Padre dona per la salvezza degli uomini nasce “da donna”. E’ questa, come abbiamo ascoltato dalla Lettera ai Galati, l’espressione dell’apostolo san Paolo: egli, parlando della liberazione dell’uomo operata da Dio con il mistero dell’Incarnazione, accenna in maniera discreta a Colei per mezzo della quale il Figlio di Dio è entrato nel mondo: “Quando venne la pienezza del tempo – egli scrive –, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Ma se l’accenno è discreto, il mistero è grandioso: il Figlio di Dio nasce da Maria, nel ventre di Maria l’eternità si è insediata dentro al tempo e il nostro tempo umano si è dischiuso all’eternità. Maria è una creatura salvata anch’essa dall’unico Salvatore, ma collabora all’iniziativa di salvezza dell’intera umanità. Dunque una donna, Maria, con il suo Figlio Gesù, concorre a determinare la pienezza del tempo, il suo traguardo, costituito precisamente dal fatto che Dio viene a condividere la nostra natura umana.
“Quando venne la pienezza del tempo”, afferma l’apostolo Paolo: tutta la storia prima di Cristo era come invocazione della sua venuta e attesa della sua presenza. Ora, dopo Cristo, contiamo i giorni a partire da lui, dalla sua nascita, dalla sua venuta in mezzo a noi. Contiamo i giorni non solo nel senso, pur importante, del calendario, con lo scorrere dei giorni, degli anni e dei secoli, ma contiamo i giorni in un senso assai più importante: noi camminiamo verso il giorno della salvezza (2 Cor 6,2), siamo chiamati a diventare sempre più figli di Dio accogliendo “l’adozione a figli”, come dice ancora san Paolo. Allora il tempo non solo scorre ma va verso una precisa direzione, va verso la sua metà conclusiva, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).
Ecco allora il nostro ringraziamento al Signore, ancor più motivato dalla fine di un anno e dall’inizio di un nuovo anno. Anche noi, come i pastori, glorifichiamo e lodiamo Dio per il dono del suo Figlio che è venuto fra noi per farci come Lui, figli nel Figlio, liberati dal peccato e incamminati verso la pienezza della vita, verso l’eternità.
Nell’inno del Te Deum, che fra poco canteremo, ci rivolgiamo al Signore con questa preghiera: “Salva il tuo popolo, Signore, guarda e proteggi i tuoi figli”. Ci affidiamo all’intercessione e alla protezione di Maria, venerata qui come “Madonna del popolo”, perché il Signore salvi il suo popolo, perché guardi con la sua misericordia gli abitanti della nostra città e della nostra diocesi. Vi sono povertà che pesano sulla vita delle persone e delle famiglie, vi sono difficoltà che sembrano impedire di guardare al futuro con fiducia, vi sono situazioni familiari attraversate dal male oscuro dell’incomprensione, vi sono persone attratte dal male, vi sono giovani affascinati dalla noia e dalla trasgressione.
Ma vi sono anche molti motivi di speranza su cui implorare la benedizione del Signore per l’intercessione di Maria. Il nostro popolo sia benedetto da Dio e, grazie alla benedizione, sia reso popolo credente come credente è stata Maria. Questo popolo credente sia capace di impegnarsi con fiducia sulla frontiera dell’educazione per trasmettere alle nuove generazioni la luce della fede e i valori fondamentali dell’esistenza umana. Siano benedette le famiglie, le parrocchie, le associazioni, i movimenti, i gruppi. Siano benedetti tutti coloro che sanno guardare verso l’alto e invitano a fare altrettanto. Siano benedetti coloro che nel quotidiano si assumono in prima persona la responsabilità e la gioia dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo. Siano benedetti i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose per il prezioso servizio pastorale, per la loro preghiera, per la loro carità, per il loro entusiasmo.
“Signore, tu sei la nostra speranza”: termina così, con questo atto di fede e di fiducia nel Signore l’inno del Te Deum. E’ la nostra proclamazione di fede, è la nostra preghiera, è anche il mio augurio per tutti alla vigilia dell’anno nuovo: sia il Signore la nostra speranza. Amen.
†Gianni Ambrosio vescovo di Piacenza-Bobbio

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