lunedì 26 gennaio 2009

Ambrosio, quella della stampa è una crisi non solo economica ma di fiducia

Piacenza - «Se il giornalismo è attuato con senso di responsabilità verso i lettori, allora la comunicazione e l'educazione non solo convergono ma si alleano». A parlare è il vescovo di Piacenza-Bobbio nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono della stampa. «Siamo in tempi di crisi economica, più in generale - osserva Ambrosio - di crisi della nostra epoca segnata dalle “passioni tristi”: espressione di Spinoza tornata in auge grazie al titolo di un recente libro di Benasayag e Schmit (L'epoca delle passioni tristi). Gli autori suggeriscono la necessità di creare e ricreare i legami vitali. Una strada da percorrere ricreando o rinnovando anche il legame tra educazione e comunicazione». Ambrosio cita la crisi mondiale della stampa. «L'editoria - osserva - dovrà nel 2009 fare i conti con una riduzione della pubblicità e con una contrazione delle copie vendute. Neppure il web potrà correre in aiuto». «Sarebbe molto superficiale - evidenzia - ritenere che la crisi sia dovuta solo alla difficile congiuntura economica. In realtà è venuta meno la fiducia e occorre recuperarla». Per Ambrosio ciò significa due cose. La prima: «Tutti gli operatori della comunicazione debbono rendersi conto che svolgono un ruolo importante per la vita sociale, come informatori dell'opinione pubblica». La seconda: «L'opinione pubblica deve avere la possibilità di poter riconoscere che gli operatori della comunicazione svolgono bene questo ruolo importante». In definitiva, «solo ritornando ai lettori non secondo il marketing, ma in quanto cittadini, si ricupera la fiducia».
Ambrosio riprende il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. «Credo che il Papa consideri chi opera nei media anzitutto come un operatore culturale. La notizia è un bene pubblico e chi opera nella comunicazione svolge un servizio culturale, in quanto fornisce gli elementi di informazione, di conoscenza per la visione del mondo dei cittadini. Occorre cercare una convergenza fra le istanze educative e la comunicazione».
fri

Il testo integrale su Libertà del 25 gennaio 2009

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