lunedì 11 ottobre 2010

Famiglie in crisi ma il Fondo della diocesi è vuoto

Non sapete dove mettere i vostri soldi? Ecco un'idea interessante. Il Fondo straordinario diocesano di solidarietà, istituito dalla diocesi di Piacenza-Bobbio e gestito da un comitato con sede in Caritas, è stato creato nel febbraio 2009 per dare una mano alle famiglie colpite dalla crisi economica. Purtroppo è fermo ormai da sette mesi per mancanza di fondi. Qui sotto l'articolo scritto per Libertà.


Bollette e affitti, soprattutto. Ma anche spese mediche urgenti ed inderogabili. Sono gli spauracchi delle famiglie piacentine colpite dalla crisi economica che, con il procedere dell'anno, si fanno sempre più sentire. Oggi le richieste in lista attesa per ricevere un prestito dal Fondo straordinario diocesano di solidarietà hanno ormai raggiunto quota 120. Purtroppo però i salvagente lanciati dai vescovi italiani in gran parte delle diocesi del Paese, qui a Piacenza sono al momento terminati.
Il Fondo, voluto dal vescovo Gianni Ambrosio e partito nel giugno del 2009, è oggi fermo. Una sospensione che dura ormai da sette lunghi mesi. Da una parte l'impossibilità delle famiglie a restituire i soldi prestati dalle banche, dall'altra la mancanza di liquidità per garantire i prestiti. «Dopo la pausa estiva - spiega Adriano Dotti - le richieste sono aumentate. Ogni giorno abbiamo una o due famiglie che arrivano da noi dicendo di essere alla fine della cassa integrazione o in mobilità. Prendiamo nome e cognome, numero di telefono, ma di più non possiamo fare». Dotti, ex bancario, è il volontario della Caritas che si occupa di tenere in ordine i conti del Fondo diocesano. E' lui che indica al direttore Caritas, Giuseppe Chiodaroli, quando aprire i cordoni della borsa.
Che le famiglie non restituissero i prestiti era una un'eventualità messa in conto. Tuttavia, forse, non ci si aspettava un'impennata così in queste ultime settimane. «Inizialmente i rientri sono stati regolari - spiega Dotti - ma, con l'inizio di quest'anno ci sono state segnalate più difficoltà a causa della perdita del lavoro o per la cessazione della cassa integrazione. Per questo motivo è ipotizzabile una ulteriore crescita di revoche, dall'attuale 20 per cento al 30 per cento. Ecco perchè ci siamo fermati. Vogliamo monitorare l'andamento dei rientri e la cosa non è facile». Questo nonostante, si è detto, le continue richieste di aiuto. «Allo stato attuale siamo forse in grado di soddisfare le esigenze di 60 famiglie, ma non siamo sicuri» azzarda Dotti. Ecco perché sono necessari altri soldi. Il report aggiornato del Fondo è stato consegnato dal direttore Chiodaroli al vescovo Ambrosio nei giorni scorsi. Proprio al vescovo, nei mesi scorsi, erano state date rassicurazioni da parte della Provincia di Piacenza e del Comune di Piacenza che le istituzioni sarebbero intervenute per rimpinguare le casse del Fondo. Ad oggi nulla di tutto ciò è ancora avvenuto. Proprio domani Chiodaroli avrà un incontro con il Comune per capire se e quando potranno arrivare nuove entrate. «Chiediamo alle istituzioni - dice il direttore Caritas - di riconoscere la validità di questo strumento e di aiutarci. Se avessimo 30-40 mila euro in più potremmo dare uno sfogo a tante persone che oggi cominciano ad essere in mobilità e che ci vengono a chiedere un sostegno».
Gli orizzonti non sono rosei. «La mobilità molto spesso finisce in disoccupazione - osserva Massimo Magnaschi, ricercatore e responsabile dell'Osservatorio Povertà Caritas -. Gli ammortizzatori sociali, poi, sono stati importanti per una grossa fetta di popolazione; ma ce n'è un'altra che non può beneficiarne. Penso soprattutto ai dipendenti delle piccole cooperative e dell'edilizia».
Federico Frighi


06/10/2010 Libertà

Nessun commento: