giovedì 4 novembre 2010

Ambrosio: Santi e Defunti, giorni della speranza

Sono i giorni della speranza, della speranza che, oltre la morte, vi sia un cammino che va verso il cielo, dunque verso Dio. Lo ha ricordato il vescovo Gianni Ambrosio ieri pomeriggio nel cimitero urbano. Grazie alla diffusione dagli altoparlanti di ogni reparto, lo hanno sentito tutti coloro che nel lunedì del primo novembre hanno sfidato la pioggia per portare un fiore sulla tomba dei propri cari. Un gesto di affetto, una corrispondenza d'amorosi sensi di foscoliana memoria. Un mesto pellegrinaggio che ha vita in un fiore e in un silenzioso raccoglimento. Per chi crede, anche in una preghiera.
«Il nostro cuore, la nostra mente, la nostra preghiera - osserva il vescovo Ambrosio durante l'omelia - sono rivolti ai nostri defunti e noi siamo vicini alle nostre tombe. Anche se, in verità, noi celebriamo oggi (ieri per chi legge, ndr.) la festa dei Santi. Credo che l'intreccio tra la festa dei Santi e la commemorazione dei Defunti sia evidente e sia stato voluto dalla pedagogia, dalla tradizione della Chiesa che vede in successione cronologica queste due feste. Alla fin fine celebriamo un'unica festa, quel mistero della Chiesa che va sotto il nome di comunione dei Santi». Causa maltempo, la messa per i Santi viene celebrata nella chiesetta di Santa Maria del Suffragio, il piccolo tempio del cimitero urbano che fatica a contenere i fedeli. In prima fila, in rappresentanza del Comune di Piacenza, il vice sindaco Francesco Cacciatore, in fascia tricolore. Assieme al vescovo, all'altare, ci sono tutti i parroci urbani.
«I santi più noti - continua il presule - ma anche quelli meno noti, anche loro hanno davvero conservato dentro di loro l'amore di Dio, hanno veramente vissuto la loro vita seguendo le orme del Signore Gesù ed hanno vissuto come figli di Dio». «Si nasce qui, su questa terra, in un posto preciso e ben determinato - prosegue - ma la nostra vita va oltre. E' chiamata come vocazione all'eternità, è indirizzata a ciò che chiamiamo cielo. Anche la preghiera che noi rivolgiamo per i nostri defunti è davvero una preghiera che si colloca in questo mistero della Chiesa e della comunione dei santi. Noi possiamo contare su quegli amici che sono lassù nel cielo perchè il loro affetto è per noi così come il nostro affetto è per loro. Ma noi, da qui, da questa terra, ancora in pellegrinaggio, possiamo pregare per loro perchè vi sia per loro la pienezza della vita, purificati, rinnovati, possano davvero partecipare nella gioia piena dell'amore di quel Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. La preghiera nostra non è solo un'espressione del nostro affetto, della nostra amicizia che pure già è una cosa molto bella perchè riconosciamo che vi è comunque un legame al di là del fatto della morte. Ma la nostra preghiera poggia sulla promessa di Dio vincitore, con il suo amore, della morte. Per noi credenti vi è una grazia: poter vivere la nostra morte ma anche pensare alla morte come una pasqua, un passaggio da questa vita alla vita nuova dei figli di Dio. La nostra preghiera è fondata sull'esperienza del Signore Gesù. La speranza che il nostro cammino non si conclude qui sulla nostra terra ma è un cammino che va verso il cielo».
Federico Frighi

Libertà, 2 novembre 2010

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