La Chiesa piacentina sente il bisogno di intervenire sulla questione delle tasse. Lo fa con il vicario generale Giuseppe Illica che spiega come viene pagato l'Ici e quali siano le varie esenzioni. E' sbagliato, dunque, dire che la Chiesa non paga le tessa. Le paga eccome. Probabilmente si potevano dare indicazioni più precise rispetto a quanto riportato nell'articolo sotto, ma il senso è quello.
«Non siamo ladri, la Chiesa paga tutte le tasse, compresa l'Ici». Il vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio, monsignor Giuseppe Illica, convoca una conferenza stampa per smentire «una falsa informazione che circola su Facebook». Tutto è iniziato quando qualche settimana fa il cardinale Angelo Bagnasco disse che è dovere dei cattolici pagare le tasse; su internet gli risposero: "Ma da che pulpito! Visto che la Chiesa non paga l'Ici". Il post è arrivato anche sul profilo Facebook del vicario generale che ha deciso di fare chiarezza.
Conti alla mano, la diocesi di Piacenza-Bobbio (Curia, Istituto diocesano per il sostentamento del clero, Opera diocesana per la preservazione della fede), solo nel 2010, ha pagato 708mila euro di Ici, Ires e Irap. Di questi, solo l'Istituto per il Sostentamento del clero 151mila euro di Ici. Si aggiungano poi le tasse pagate dalle parrocchie che hanno bar, circoli o che semplicemente affittano appartamenti. Lo stesso Istituto per il Sostentamento del Clero ha sede nel palazzo della Curia paga l'affitto alla Curia (ovvero alla diocesi) e quest'ultima ne paga l'Ici.
Monsignor Illica ci tiene ad evidenziare come la Chiesa paghi l'imposta comunale «su tutti gli immobili che hanno finalità commerciali». Non solo: «Le esenzioni è solo sugli immobili con finalità di culto o sociale, in pratica come quasi tutte le Onlus». Ancora: «La diocesi di Piacenza-Bobbio è addirittura creditrice dello Stato. Attendiamo dei fondi per la ristrutturazione del patrimonio artistico datati 2002 e che probabilmente non vedremo mai più». «Faccio presente - osserva il vicario generale - che il patrimonio artistico ed architettonico che si trova a gestire la Chiesa è completamente a suo carico».
Don Giorgio Bosini, l'economo diocesano, conferma: «E' in corso la catalogazione anche on line di tutto il nostro patrimonio che ha visto fino ad ora 80mila schede; così come la catalogazione delle chiese che in tutta la diocesi sono 804». La prima catalogazione è costata un milione e 200mila euro: oltre 600mila li ha pagati la Chiesa piacentina di tasca propria. Don Bosini prosegue con l'elenco delle cifre: «Solo la Caritas diocesana nel 2010 ha investito un milione e 700 mila euro in opere sociali». Una serie di esempi per far comprendere alla gente - anche alla comunità cattolica - che in giro la disinformazione porta a delle falsità. «Quando il vescovo Luciano Monari mi ha messo qui - ricorda don Bosini -, ha indicato la strada: trasparenza e legalità. E quella strada la seguiamo anche oggi». «Noi le tasse le paghiamo tutte - ribadisce il vicario generale - così come regola la materia il Concordato tra Stato e Chiesa; certo non paghiamo l'Ici sul Duomo di Piacenza, ma facciamo un servizio per tutta la comunità mantenendolo e conservandolo con i soldi della Chiesa e la stessa cosa vale per gli altri templi». A margine della conferenza stampa un accenno alle aree militari. «Vediamo che cosa succede con le dismissioni - dice don Bosini a proposito dei chiostri di San Sisto -, potrebbe essere l'opportunità giusta per il museo diocesano».
Federico Frighi
14/09/2011 Libertà
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