venerdì 28 settembre 2007

Il cardinale di New York

Il cardinale americano Egan ha chiuso il convegno
dedicato al vescovo degli emigranti
Scalabrini plasmò la Grande Mela
«New York multietnica grazie a una sua intuizione»



da Libertà, 13 novembre 2005

«Se fosse vivo oggi Scalabrini sarebbe uno dei vescovi più ascoltati anche in un ipotetico conclave, poi bisognerebbe vedere la politica della chiesa». Il cardinale Edward Michael Egan, arcivescovo di New York, non si sottrae alla provocazione, si fa una grossa risata, poi torna serio e si dice convinto che il beato Giovanni Battista Scalabrini al giorno d'oggi sarebbe uno dei punti di riferimento per la Chiesa e la società civile. Poco prima aveva parlato al convegno sulla ecclesiologia di Scalabrini che ieri mattina, all'università Cattolica, ha vissuto la sua ultima giornata. «La sua è stata una visione profetica - è convinto Egan -, ci ha dato la risposta su come trattare il problema degli emigranti». Una risposta che, nel 1954, ha dato ufficialmente vita alla pastorale della Chiesa in un tale ambito.
«Abbiamo imparato molto non solo da Scalabrini ma anche da Augustine Corrigan vescovo di New York dal 1880 al 1905 - spiega il cardinale della “grande mela” -. Entrambi avevano diverse opinioni su come seguire gli emigranti. Per Scalabrini era meglio avere istituzioni a parte, specialmente per gli italiani che non volevano entrare nella chiesa americana. Per Corrigan, un irlandese, tutti invece dovevano stare nella stessa chiesa. Hanno preso una decisone salomonica: gli scalabriniani hanno servito tutte e due le parrocchie, quelle nazionali e quelle territoriali e gli emigranti sono stati lasciati liberi di scegliere dove andare». «Oggi il 99 per cento degli italiani emigrati negli Stati Uniti - tira le somme il cardinale - è cattolico e vive bene la propria fede. Corrigan in America e Scalabrini in Europa avevano visto bene».
Ogni domenica a New York si dice messa in 34 lingue diverse: «Io inizio in spagnolo, proseguo in inglese ed almeno una parola in italiano la devo dire sennò alla fine mi arrivano le proteste».
«Molti vescovi europei mi hanno chiesto se è possibile replicare da voi il modello americano, frutto, lo ripeto, della Provvidenza e delle intuizioni di Corrigan e Scalabrini. Non lo so. Noi siamo più aperti agli aggiustamenti, mentre da voi si avverte più il peso della tradizione. Il nostro modello adesso funziona, soprattutto nelle grandi città. L'aumento delle parrocchie e delle presenze è costante ogni domenica».
Secondo alcuni il metodo Corrigan-Scalabrini ha creato le basi per la moderna società multietnica a “stelle e strisce”.
«Gli Stati Uniti sono più religiosi dell'Europa - non ha paura a dirlo in Italia il cardinale di New York - la nostra gente, i cattolici, gli ortodossi, gli ebrei frequentano la loro chiese, qui in Europa non si è così tanto legati alla spiritualità. I due nuovi giudici della Corte suprema sono apertamente cattolici. In Europa non si vedono esempi così. La religione, in America, si vede e si sente sui vestiti. Qui no».
Oltre al cardinale Egan, ieri mattina hanno concluso i lavori del convegno Pedro Antonio Marchetti Fedalto, arcivescovo emerito di Curitiba, Velasio De Paolis, segretario del supremo tribunale della segnatura apostolica, Luciano Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio, padre Isaia Birollo, superiore generale degli Scalabriniani, coordinati monsignor Saverio Xeres. Nella seconda sessione sono intervenuti gli studiosi Giuseppe Ignesti, Maria Campatelli, Giampaolo Romanato e Luciano Trincia, coordinati da monsignor Silvano Tomasi. A padre Gaetano Parolin le conclusioni sulla tre giorni scalabriniana.
Federico Frighi

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