giovedì 17 gennaio 2008

Ambrosio: il no al Papa è la sconfitta del buon senso


- Il rifiuto della Sapienza, un campanello d'allarme
- In Vaticano la professione di fede e il giuramento di fedeltà al Pontefice
- Ancora da definire la data d'ingresso in Piacenza-Bobbio


Piacenza -
«È un giorno triste per chi ha il buon senso, per chi cerca di ragionare, per chi va al di là degli steccati e cerca di pensare». Il vescovo eletto di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, commenta così l’annullamento della visita di papa Benedetto XVI all’università La Sapienza. Lo fa al termine della sua giornata romana di ieri, costellata dagli importanti impegni in Vaticano con i cardinali Giovanni Battista Re, Dario Castillon Hoyos e Tarcisio Bertone: la solenne professione di fede alla Congregazione per i vescovi, il giuramento di fedeltà al Papa, la definizione della data di ordinazione e di presa di possesso della diocesi di Piacenza-Bobbio (quest’ultimo incontro non ha ancora dato esito positivo). Ambrosio parla come assistente ecclesiastico generale della Cattolica e si dice profondamente preoccupato per quanto sta accadendo. «Dall’aria che si respira a Roma si capisce che, a livello di opinione pubblica internazionale, questo gesto avrà grandi ripercussioni» osserva monsignor Gianni Ambrosio. «Se per l’immagine che diamo al mondo l’immondizia di Napoli è l’immondizia italiana - evidenzia -, a livello internazionale il fatto che il Papa non vada alla Sapienza perché non è gradita la sua presenza, la sua parola, suona come una campana di allarme di quel declino dell’Italia che lascerà un segno molto preoccupante». «C’è il rischio di una deriva della realtà italiana - teme Ambrosio -, crediamo di essere chissà chi e alla fin fine 67 professori e qualche studente bloccano tutto. È veramente il segno di quel declino verso l’impotenza, il fanatismo, l’incapacità di ragionare. È tristissimo: siamo passati dai rifiuti di Napoli, come ha titolato qualcuno, al rifiuto della presenza del Papa; è la dittatura del relativismo».
Riflessioni, come detto, al termine di una giornata romana fondamentale per il vescovo eletto di Piacenza-Bobbio. Il desiderio iniziale era quello di incontrare il Papa al termine dell’udienza del mercoledì in aula Paolo VI: «Alla fine ho deciso di soprassedere, perché gli incontri programmati con il cardinale Re e con il cardinale Castrillon Hoyos avvenissero con tranquillità e senza fretta». Al mattino la professione di fede nella cappella del palazzo della Congregazione per i vescovi assieme al cardinale Re, al vescovo Monterisi e a monsignor Decio Cipolloni, assistente della Cattolica a Roma: «Si professa la propria fede con una sorta di Credo, in ginocchio davanti all’altare e con la firma finale».
Poi il giuramento all’Ecclesia del Sant’Ufficio. Giuramento di fedeltà al Vangelo, al Concilio Vaticano II, obbedienza al Papa, il legame con gli altri vescovi.
Infine l’incontro con il segretario del cardinale Bertone, monsignor Lech Piechota. Le date rimangono due, entrambe con i relativi problemi. Il 16 febbraio ci sono, al mattino, gli esercizi spirituali nella curia vaticana. Il Papa farà i saluti e sarà accompagnato dal cardinal Bertone. Bisognerà vedere a che ora terminerà di fare il suo intervento. Solo a quel punto Bertone potrà lasciare il Vaticano. Il problema del primo marzo è invece che il giorno successivo il primo ministro del Santo Padre dovrà partire per un viaggio all’estero di una settimana e dunque potrebbe non essere disponibile.
Federico Frighi

Il testo integrale dell'articolo su Libertà di oggi 17 gennaio 2008

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