mercoledì 2 gennaio 2008

Nel Te Deum il grazie per il volontariato

Pubblichiamo l'omelia dell'amministratore diocesano, monsignor Lino Ferrari, nell'ultimo giorno del 2007, in occasione della messa per il Te Deum. Monsignor Ferrari traccia un breve bilancio dell'anno che si è chiuso sottolineando, tra l'altro, la grande ricchezza del volontariato.


Il Te Deum, che canteremo al termine della celebrazione, da il là per così dire al nostro ritrovarci e alla nostra preghiera.
Per tanti queste sono ore frenetiche, di preparazione al cenone e ai vari riti connessi allo scoccare della mezzanotte e all’ingresso nel nuovo anno.
Noi siamo convinti che questa ora passata in compagnia del Signore sia preziosa, ci aiuta a ripercorrere, nel 2007 che si chiude, momenti significativi per la nostra città, per la nostra Chiesa, per la nostra vita; e ci permette di dire un grazie motivato e non generico al Signore.
Sono tante le sintesi degli avvenimenti dell’anno che in questi giorni ci vengono proposte - da giornali, radio, tv… -, il mio è solo un cenno al territorio e alla vita diocesana.
Inizio con una sottolineatura positiva.
Il volontariato ha trovato ampio risalto nelle cronache e in pubbliche manifestazioni. Sono state proposte ai ragazzi iniziative sulla cultura del dono, e si sino moltiplicati i segni di apprezzamento per associazioni e singoli che si sono distinti nell’aiuto al prossimo, soprattutto ai più deboli. È un segnale incoraggiante e da far crescere perché la solidarietà - che per noi cristiani porta il nome "Carità" – è garanzia di sviluppo autentico, soprattutto in umanità; e manifesta che il Vangelo è ancora "lievito che fermenta la pasta" della nostra società.
Troviamo anche in questo anno motivi di preghiera e di riflessione.
Penso alle tante, troppe, giovani vittime di incidenti stradali, anche negli ultimi giorni. Un invito per i giovani soprattutto a riflettere sul valore dell’esistenza, che va difesa e custodita con amore.
Penso all’uccisione in Afghanistan del maresciallo capo Daniele Paladini, un fatto che la nostra città ha vissuto intensamente. Un invito a pregare per la pace, per la pace nel mondo che è sempre così minacciata. Domani, come ogni primo giorno dell’anno, celebreremo la "Giornata della pace" per ricordare che questo valore grande per la vita dell’uomo è anzitutto dono da invocare dal Signore.
Penso alla tragedia di Natale che ha scosso Piacenza… e che fa pensare all’emergenza della famiglia. La famiglia che va difesa nella sua unità, nel suo impegno educativo.
È aumentato in questo anno anche il numero dei minori seguiti da strutture pubbliche, perché nella famiglia non trovano un supporto sufficiente.
Dicevo, questi sono alcuni dei motivi di preghiera e anche di riflessione per ciascuno di noi e per la nostra Chiesa.
A questo aggiungo alcuni riferimenti alla vita diocesana.
Un anno significativo per la partenza di mons. Monari, un vescovo tanto amato che ci ha guidato per dodici anni.
E nei giorni scorsi l’annuncio del nuovo pastore della nostra Chiesa, nella persona di mons. Gianni Ambrosio. Abbiamo gioito, abbiamo ringraziato il Signore, ci prepariamo ad accoglierlo tra noi.
Nella preghiera vogliamo ricordare anche i sacerdoti defunti di questo anno, dal primo mons. Ciatti, all’ultimo mons. Losini.
Ma pensiamo anche al dono di un nuovo sacerdote alla nostra Chiesa don Giuseppe Perotti, di un diacono don Paolo Inzani.
Pensiamo alla celebrazione del 40° della missione diocesana in Brasile, che ci ha richiamato quella dimensione della missionarietà che fa parte costitutiva della Chiesa, e che anche la nostra Chiesa di Piacenza-Bobbio ha vissuto in modo significativo, e rimane ancora per noi un richiamo e uno stimolo a crescere in questo atteggiamento.
L’Eucaristia di questa sera sottolinea in particolare la dimensione del "grazie". C’è anche certamente la richiesta di perdono per le nostre manchevolezze - le infedeltà, le fragilità di questo anno. Ma prevale il grazie, per i tanti segni che il Signore ci ha inviato della sua presenza e della sua bontà, e che ognuno di noi è chiamato a rileggere in questo momento.
Un frammento di vita è passato. Ma il tempo per noi cristiani non è il dio cronos dei pagani che divora i suoi figli . E non è neppure uno scorrere ineluttabile della vita verso il nulla, pensiamo ad esempio a quelle parole di Leopardi, nel "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia": "Abisso orrido, immenso, Ov'ei precipitando, il tutto obblia"; quello è il punto di arrivo della vita dell’uomo.
E invece per noi credenti, la vita e il tempo, lo spazio dove esprimo me stesso e dove Dio mi incontra. La mia risposta a Lui che mi ha chiamato all’esistenza e mi ha affidato una missione da compiere la do giorno per giorno.
Romano Guardini, in una sua riflessione nel primo giorno dell’anno sottolinea che "ciò che passa è l’immediatezza dell’atto, ma il suo orientamento - se è legato al bene, a ciò che vale - è legato all’Eternità, a Dio stesso". Dunque, nel tempo che passa avviene l’incontro con il Signore, e quanto viviamo di positivo con amore rimane legato a Dio, acquista un raggio di eternità. Il mio destino, e il mio compito, si realizzano nel tempo che passa.
Dire grazie mi aiuta ad avere lo sguardo sereno e benevolo verso la mia vita, verso gli altri, verso gli avvenimenti. Ed è lo sguardo che troviamo in Maria, ricordata nel Vangelo che è stata proclamata da quelle poche parole:
«Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Maria sapeva leggere ogni avvenimento della vita guidata dalla fede, riconoscendo i segni della presenza e dell’amore di Dio.
Allora nonostante le nubi che si addensano all’orizzonte della storia, come sempre d'altronde, guardiamo con più fiducia al nuovo anno che stiamo per iniziare.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

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