sabato 12 aprile 2008

Counseling, dalla relazione alla verità di sé

Il pensiero di padre VITTORIO SOANA, fondatore del Centro di formazione Counseling Jesuit Encounter di Genova

Il Centro counseling Jesuit Encounter Training di Genova, presso il quale si tengono i corsi di formazione per operatori ai quali hanno fatto riferimento anche i professionisti dell’associazione “La Ricerca” di Piacenza, è stato fondato da Vittorio Soana, padre Gesuita, psicologo, psicoterapeuta. E’ nato per formare operatori alla relazione interpersonale, all’intervento educativo e alla gestione del ruolo in varie situazioni istituzionali. Si ispira al modello teorico delle psicoterapie umanistiche con riferimento all’Analisi Transazionale, elaborata da E. Berne, integrandola con l’Approccio Centrato sulla Persona (C. Rogers), la Logoterapia (V. Frankl), la psicologia della Gestalt (F. Perls), la Programmazione Neurolinguistica (Bandler e Grindel) e la terapia familiare Sistemica. L’orientamento è determinato dall’area lavorativa dell’allievo: educativa – psicosociale – organizzativa. I contenuti teorici e le applicazioni pratiche sono focalizzate ogni anno su una specifica formazione relativa al campo di appartenenza: il colloquio, il gruppo, la metodologia, la verifica dell’intervento. Specializzato in Terapia Centrata sulla Persona, in Psicodramma a Louvain (Belgio), in Bioenergetica a Milano e in Analisi Transazionale presso la Scuola Superiore Seminari Romani di Analisi Transazionale di Roma, padre Soana dirige tuttora il Corso di Counseling che ha progettato a indirizzo analitico transazionale e metodologie umanistiche. E’ anche docente, per la formazione all’intervento educativo e riabilitativo per gli operatori del campo sociale e supervisore clinico del Centro di Counseling Jesuit Encounter Services: J.E.S. di Genova. E’ Direttore della rivista “Quaderni di Counseling". “La lettura della verità di sé con l’altro - osserva padre Soana - nasce dal rapporto interpersonale, quando l’empatia e la sollecitudine sono conosciute per il loro valore di relazione. All’interno di questa, curare una sofferenza esistenziale è porsi soggetto di fronte ad un altro soggetto: in questo c’è un confine di identità separate, ma, allo stesso tempo, chi cura e chi è curato sono in reciproco ascolto. Il profondo senso dell’esistere emerge dove l’orizzonte ideale di un riorientamento è richiesto all’altro e a se stessi. In questa asimmetria c’è reciprocità e, nella diversità, c’è armonia. Il trasformare la sofferenza in un dono fa nascere un desiderio di restituzione che è l’azione della vita. Qui il confine è stato valicato e i soggetti si sono interscambiati, perché ognuno, in questa relazione, è nella ricerca di un sempre nuovo equilibrio esistenziale”.

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