venerdì 21 novembre 2008

Caso Englaro, per il vescovo Monari la condanna di Eluana è la sconfitta di fronte al dolore

“Eluana perde quel filo di vita che possedeva; ma noi perdiamo qualcosa della nostra umanità”. Lo ha detto il vescovo di Brescia (ma anche cittadino onorario di Piacenza) Luciano Monari all'Agenzia Sir. “Il mondo è più freddo, adesso; la società umana è più egoista. Non siamo capaci di assicurare a Eluana i legami di umanità che rendono effettivo, attuale, il suo potenziale di umanità”. E “non è questione del coma”, puntualizza il vicepresidente della Cei, in quanto “una persona in coma può essere inserita realmente in una rete di relazioni, di rapporti, di gesti e anche di parole che sono umani e umanizzanti. Tutti quelli che si prendono cura degli altri sanno, per esperienza, che ricevono un abbondante ‘ritorno’ di umanità, di fiducia, di speranza. Eluana, come ogni persona sana o malata che sia, è in grado di donare umanità: tutto dipende dalle persone che l’accostano, dall’apertura di umanità che esse portano in sé”. In questo senso, spiega Monari, “la condanna di Eluana è in realtà un’accusa verso di noi; ci dice che il nostro tasso di umanità è debole; che non siamo capaci di affrontare vittoriosamente situazioni dolorose come queste; che chiediamo alla morte di liberarci da un peso che non riusciamo a portare. Eluana sarà nelle mani del Signore che, lo so, sono ricche di misericordia. Ma noi ci troviamo consegnati a mani d’uomo che si sono mostrate deboli e fredde. Che non venga l’inverno”.

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