venerdì 21 settembre 2007

Monari 11 settembre

«Un abisso di vergogna per l’umanità»
Il vescovo in Cattedrale ha esortato ad evitare ogni rigurgito di vendetta

da Libertà, 15 settembre 2001

«Un abisso di vergogna per l’umanità
ed una bestemmia di disprezzo
gettata su Dio stesso».
Così il vescovo Luciano Monari
ha definito l’attacco terroristico
contro gli Stati Uniti, ieri pomeriggio
in cattedrale, durante la
celebrazione del giorno della
memoria; un momento di preghiera
che verrà ripetuto questa
sera, quando, alle 21, sempre in
Duomo, si terrà una veglia, sempre
guidata dal capo della diocesi.
Ad officiare la messa in suffragio
dei caduti di New York e
Washington, oltre a monsignor
Monari, il parroco del duomo,
monsignor Anselmo Galvani, ed
il vicario episcopale di zona, don
Luigi Chiesa. Presenti le massime
autorità cittadine, con i gonfaloni
di Comune e Provincia
portati da vigili ed agenti in alta
uniforme. Nelle prime file, tra
gli altri, il vice prefetto Lorenzo
de’ Luca di Pietralata, il sindaco
Gianguido Guidotti, l’assessore
Vittorio Anelli in rappresentanza
del presidente della Provincia,
il questore Adamo Gulì, il
presidente della Camera di
Commercio, Luigi Gatti, il comandante
della polizia municipale
Carlo Sartori. «Oggi si celebra
l’esaltazione della croce - ha
esordito il vescovo - la croce di
Cristo che è sorgente di guarigione
».
«Abbiamo oggi un bisogno
grande di questa guarigione - ha
evidenziato - perché l’attacco
terroristico che si è compiuto
negli Stati Uniti ha aperto una
ferita dolorosa e profonda nel
cuore dell’umanità».
Monari ha parlato di vergogna
e bestemmia contro Dio: «E’ vero
che gli empi che l’hanno pronunciata
pensavano probabilmente
di rendere gloria a Dio;
ma proprio questo è il segno di
quanto profonda è la perversione
della loro coscienza: adorano
un idolo, non Dio; un moloc distruttore,
non il Dio creatore;
hanno fatto un patto con la morte,
non conoscono e non onorano
il Dio della vita». Il vescovo si è
rivolto ai rigurgiti di vendetta.
«Il tragico è che questa violenza,
che nasce da un cuore indurito,
rischia, come tutte le violenze,
di indurire altri cuori e di
avvelenare altre coscienze». Ancora:
«Quando Gesù diceva ai
suoi discepoli di porgere l’altra
guancia non chiedeva di lasciare
libero campo al male, di rinunciare
a contrastarlo; chiedeva
però che la lotta contro il male
non fosse motivata e guidata
dal risentimento e dalla vendetta,
ma da una decisione efficace,
sincera e trasparente di bene».
Federico Frighi

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