lunedì 18 febbraio 2008

Monsignor Ferrari, 118 giorni da reggente

Piacenza - Termina il mandato di amministratore diocesano di monsignor Lino Ferrari. Centodiciotto giorni in cui don Lino, su investitura del collegio dei consultori, ha fatto le veci del vescovo Luciano Monari non più da vicario generale ma da capo della diocesi di Piacenza-Bobbio. Dalla prossima settimana monsignor Ferrari verrà riconfermato vicario generale per decreto vescovile che monsignor Ambrosio dovrebbe firmare già nella mattinata di lunedì. «Sono contento perchè sono stati mesi positivi e sereni - dice monsignor Ferrari -, non ci sono stati grandi momenti di difficoltà; se qualche anno fa mi avessero detto che per quattro mesi avrei dovuto fare l’amministratore diocesano mi sarei preoccupato molto. Il timore c’era e devo ammettere che qualche volta ho chiesto al Signore che mi aiutasse a non fare danni. La realtà poi è stata diversa, l’ho affrontata serenamente anche perché avevo attorno dei collaboratori validi, da monsignor Giuseppe Busani al collegio dei consultori, ai vari sacerdoti, a tutti gli operatori degli uffici di curia che voglio ringraziare». Dopo 12 anni di monsignor Monari abituarsi alla “sede vacante” non è stato facile. «Abbiamo sofferto un po’ tutti la partenza del vescovo Luciano, specialmente noi suoi collaboratori più stretti» ammette monsignor Ferrari. «Monari stesso però - continua - ci ha aiutato a metterci nello stato d’animo adatto ad accogliere al meglio il successore: quando ci ha salutato ci ha ricordato che è importante amare il proprio vescovo, non quello di prima o quello della diocesi vicina».
Da oggi è un nuovo inizio. Ferrari è d’accordo: «In un certo senso sì, anche se monsignor Ambrosio, diverse volte, ha messo in evidenza come sia arrivato per inserirsi nel cammino di questa chiesa».
Quattro mesi da reggente della diocesi. Anche momenti dolorosi: «Tre funerali di sacerdoti: don Vincenzo Calda a Bettola (un momento che mi ha colpito, compresa la presenza del ministro Pierluigi Bersani); monsignor Silvio Losini a Pontenure, con una partecipazione corale pur a distanza di anni dalla sua presenza in parrocchia; infine l’ultimo, pochi giorni fa: monsignor Luigi Molinari a Pianello. Tre figure significative di parroci. Tre momenti tristi che fanno riflettere sul calo del clero ma anche sulla ricchezza che ha avuto la nostra chiesa in passato con queste persone che hanno segnato la vita dei paesi in cui erano inserite».
L’annuncio, inaspettato, del nuovo pastore, proprio sotto Natale, ed altri piccoli segni: sono il bagaglio che monsignor Ferrari si porta dietro dopo la sua esperienza: «Porto con me una consapevolezza più grande che le responsabilità che ti vengono affidate vanno accolte con fede. Ti reputavi non adatto per fare certe cose, poi, un po’ con l’aiuto di chi ti sta vicino, un po’ con l’aiuto che viene dall’alto e che si sente davvero, quel tratto di strada sei riuscito a farlo. Porto con me un irrobustimento della mia fede, e questa gratitudine nei confronti delle persone che anche in questo periodo, direi in maniera molto forte, hanno manifestato l’amore per la nostra Chiesa».
Ferrari oggi dirà ad Ambrosio che qui «trova una bella chiesa. Credo di poterlo affermare con sincerità anche se non mancano i problemi, primo fra tutti il numero dei sacerdoti che è in fortissimo calo. Una bella Chiesa non solo per la sua storia, che è una storia di santità, ma anche perché attualmente sono tante le forze vive che hanno a cuore l’annuncio del Vangelo e la vita fraterna nelle nostre comunità». Non che tutto sia rose e fiori - conferma lo stesso monsignor Ferrari - «ci sono anche dei segni di divisione, ma fondamentalmente penso che la nostra chiesa si presenti come una Chiesa unita e bella».
Piacenza non è comunque un’isola felice: «Le contraddizioni del nostro mondo ci sono anche qui. Da un altro punto di vista Piacenza ha però ancora una radice cristiana evidente, non solo per le tante chiese che incontriamo per le strade della città, ma anche perché una percentuale notevole di persone fa riferimento alla comunità parrocchiale, a gruppi in cui sente di trovare un alimento importante per la vita». Un riconoscimento alle autorità: «Credo di aver vissuto un’esperienza bella di unità anche con le istituzioni cittadine. Durante le celebrazioni ufficiali, ad esempio, il modo di salutarsi è cordiale e sincero. Nei confronti della Chiesa diocesana c’è grande rispetto e considerazione. Senz’altro sarà merito della storia della nostra Chiesa, della presenza di un vescovo come Monari per dodici anni, ma è una base di partenza ottima anche per monsignor Ambrosio e glielo dirò».
Il problema maggiore di Piacenza? «La famiglia in crisi, se si riuscisse a puntare tutti sulla famiglia, rendendola più solida, aiutandola a svolgere il suo ruolo educativo, si farebbe il bene della Chiesa e di tutta la società>.
Federico Frighi

da Libertà, 16 febbraio 2008

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