sabato 26 giugno 2010

Il pallio all'arcivescovo Lanfranchi

L’arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi sarà fra i 38 presuli provenienti da tutte le diocesi del mondo che martedì prossimo, 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, riceveranno il sacro pallio destinato ai metropoliti da Benedetto XVI. Monsignor Lanfranchi concelebrerà con il Papa nella messa solenne che si terrà nella Basilica Vaticana a partire dalle 9 e 30. «Sono onorato di questo riconoscimento che viene dato ai metropoliti» osserva monsignor Lanfranchi che spiega come il pallio sia una stola di stoffa di lana bianca (rappresenta la pecora che il pastore porta sulle spalle) che, prima di tutto, sta a simboleggiare l’impegno apostolico di chi la riceve, una partecipazione più stretta alla missione del Santo Padre, e tende a rafforzare i legami di affetto e comunione tra la diocesi e la sede apostolica. «Una volta quello del metropolita era un primato giurisdizionale - evidenzia Lanfranchi - oggi è più un primato onorifico, anche se il codice di diritto canonico stabilisce specifiche e determinate funzioni. Ma tutte in casi limite. Ad esempio l’intervento sull’amministrazione temporanea delle sedi vacanti, quando i consultori non intervengano entro 8 giorni dall’assenza del vescovo titolare; poi la vigilanza sulla fede e la disciplina ecclesiastica in caso di abusi, la visita canonica nel caso il vescovo la trascuri». Nelle celebrazioni il metropolita ha il diritto di indossare il pallio solo nella sua giurisdizione. Da monsignor Lanfranchi dipendono, in tal senso, le diocesi di Piacenza-Bobbio, Parma, Fidenza, Reggio Emilia-Guastalla e Carpi.
Trentotto, come si diceva, gli arcivescovi metropoliti tra i quali, appunto, Lanfranchi per la diocesi di Modena-Nonantola. Quattro gli italiani: oltre al piacentino, Luigi Moretti, di Salerno-Campagna-Acerno, Gualtiero Bassetti, di Perugia-Città della Pieve, Andrea Bruno Mazzocato, di Udine. Tra i metropoliti, arcivescovi di sedi cardinalizie i cui titolari saranno presso promossi alla porpora, come Lubiana (Slovenia), Bruxelles (Belgio), Praga (Repubblica Ceca). Poi gli arcivescovi di Cuenca (Ecuador), Bulawayo (Zimbabwe), Maseru (Lesotho) Olinda e Recife (Brasile), Saint-Boniface (Canada), Lubango (Angola), Lingayen-Dagupan (Filippine), Chihuahua (Messico), Birmingham (Gran Bretagna), Sevilla (Spagna), Milwaukee (Stati Uniti d’America), Douala (Camerun), Oviedo (Spagna), Bertoua (Camerun), Cape Town (Sud Africa), Cincinnati (Stati Uniti d’America), Belém do Pará (Brasile), Medellín (Colombia). Ancora: Panamá (Panama), Verapoly (India), Toamasina (Madagascar), Valladolid (Spagna), Kwangju (Corea), Nueva Pamplona (Colombia), Miami (Stati Uniti d’America), Southwark (Inghilterra), Gniezno (Polonia), Hà Nôi (Viêt Nam), Cape Coast (Ghana), Kosice (Slovacchia), Acapulco (Messico). Verranno presentati ad uno ad uno dal cardinale protodiacono e giureranno nelle mani del Papa fedeltà a Pietro, alla Chiesa di Roma, al Santo Padre e ai suoi legittimi successori.
Federico Frighi

da Libertà, 23 giugno 2010

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