martedì 26 aprile 2011

La notte che ricongiunge la terra al cielo

Omelia nella Veglia Pasquale

Cattedrale di Piacenza

Carissimi fratelli e sorelle

1. In questa solenne Veglia accogliamo l’annuncio pasquale: è annuncio di luce e di vita, è annuncio che riempie di gioia il cuore. Celebriamo nello stupore questo grande mistero, proclamiamo la verità di Gesù risorto e vivo e gustiamo la grazia della novità di vita e della salvezza per tutti coloro che si affidano a Lui nella fede.

I riti svolti e le molte letture proclamate chiamano tutto e tutti – dalla natura alla vicenda umana alla storia del popolo di Israele – a partecipare e a gioire del fatto straordinario accaduto in questa notte santa: “questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge dal sepolcro”, questa è “la notte veramente gloriosa che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore”.

Fin dall’inizio, tutto converge verso un unico punto centrale: Gesù Cristo, morto e risorto. E da punto centrale tutto riparte: Cristo risorto è vivo e operante nella storia dell’umanità e in ogni cuore umano che si apre a questa novità unica e insuperabile. Questo evento dell’umanità di Cristo che è resa partecipe della stessa vita divina interessa non solo i testimoni di allora e il popolo di Israele, ma l’intera umanità. Tutti noi siamo interpellati e coinvolti in termini profondi e radicali: da questa evento accaduto a Cristo è scaturita per tutta l’umanità la salvezza. Anche a noi, uniti a Cristo risorto, è data la possibilità di partecipare della santità stessa di Dio e della sua vita eterna.

2. La grazia della vita nuova ci è presentata e donata attraverso i grandi simboli della luce, dell’acqua, del pane.

All’inizio della Veglia è stato benedetto il fuoco nuovo, da cui è stato acceso il grande cero pasquale. Poi dal cero pasquale la luce si è diffusa in tutta l’assemblea. Siamo passati dalle tenebre alla luce e abbiamo pregato dicendo: “Signore, questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne”. È Cristo questa luce che mai si spegne, è “Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena”.

La luce che splende nel Signore risorto brilla anche sui nostri volti e nelle nostre persone. Seguendo Cristo, luce del mondo, “non camminiamo nelle tenebre, ma abbiamo la luce della vita” (cf Gv 8, 12) e diventiamo “figli della luce e figli del giorno” (1Tess 4, 5): il frutto della luce consiste “in ogni bontà, giustizia e verità” (cf Ef 5, 9).

L’altro grande simbolo che ci aiuta ad entrare nel mistero di questa notte è l’acqua: dalle acque delle origini al passaggio delle acque del Mar Rosso, che consentì la libertà del popolo dell’antica alleanza. La potenza di quest’acqua è offerta a noi dal fonte battesimale da cui nasce il nuovo popolo di Dio. Si compie l’annuncio profetico di Ezechiele: “Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; (…) vi darò un cuore nuovo (…) voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (Ez 36, 25-28).

In questa notte santa undici nostri fratelli e sorelle saranno generati da quest’acqua e dallo Spirito Santo ed entreranno a far parte del popolo dei credenti che loda e serve il Signore. Ci rallegriamo vivamente con loro, ricordando il nostro battesimo. Le parole dell’apostolo Paolo richiamano il legame tra il battesimo e la risurrezione di Cristo: “come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre”, così colui è battezzato in Cristo può “camminare in una vita nuova” (Rom 6, 4).

Il terzo simbolo è quello del pane e il vino. Cristo, nostra Pasqua, si è immolato per noi ed ora, risorto, è vivo e presente in mezzo a noi. In particolare Cristo è presente con il suo Corpo offerto e con il suo Sangue versato mediante i segni eucaristici del pane e del vino. È presente con la sua morte salvifica, come fonte inesauribile di vita nuova ed eterna.

L’eucaristia è la mensa a cui ogni battezzato è invitato ogni ‘domenica’, giorno del Signore risorto, “pasqua settimanale”. Partecipare a questa mensa significa vivere il cuore stesso della nostra fede in Gesù Cristo che si è immolato come “nostra Pasqua”: “è lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita” (Prefazio).

3. Cari fratelli e sorelle, con i sacramenti pasquali del battesimo e dell’eucaristia siamo introdotti nella nuova storia che ha al suo centro Cristo, luce del mondo, acqua che purifica e dà la vita, pane di vita eterna. La luce e la gioia di questa notte siano sempre presenti in noi, per confessare con la vita che Cristo è risorto ed è il salvatore che ci libera dalla morte e dalla schiavitù del male. Questa luce e questa gioia si diffondano nella Chiesa, nella nostra famiglia, nella società. Senza Cristo risorto, la storia umana è senza luce e senza speranza, prigioniera delle più diverse forme di paura, di egoismo, di odio, di disprezzo dei diritti dei singoli e dei popoli.

Le parole che l’evangelista pone in bocca all’angelo siano accolte da tutti noi e siano comunicate ai fratelli e alle sorelle: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto” (Mt 28, 5-6).

+Gianni Ambrosio

Vescovo di Piacenza-Bobbio

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