sabato 23 marzo 2013

Bergoglio, il Papa dei migranti

«Di fronte ad un figlio di emigranti italiani che diventa Papa, il beato Giovanni Battista Scalabrini non può che esultare e così fa anche il suo successore».


Il vescovo Gianni Ambrosio, attuale successore appunto, sulla cattedra di Piacenza-Bobbio che fu, tra gli altri, di monsignor Scalabrini, è contento e nello stesso tempo sorpreso della scelta dei cardinali per il papa Jorge Mario Bergoglio, ovvero Francesco I.

«Mi ha sorpreso la persona, così come il nome che ha scelto ed anche la rapidità della votazione» dice il vescovo che come tutti ormai attendeva l'elezione per la giornata di oggi. Del resto lo aveva detto anche il cardinale di New York, Timothy Dolan, che il conclave sarebbe finito di giovedì. Ma lo Spirito Santo è imprevedibile.

«Quando il cardinale protodiacono ha annunciato Bergoglio - continua il vescovo - ho subito pensato al nostro vescovo Giovanni Battista Scalabrini, che tanto ha fatto per i nostri emigrati. Di fronte ad un figlio di migranti italiani che diventa vescovo di Roma e successore di Pietro, Scalabrini esulta e non posso non esultare anch'io, suo successore». Ambrosio non ha mai conosciuto il cardinale Bergoglio che tuttavia ha, come il vescovo, origini piemontesi. Importante anche il nome: Francesco.

«In un periodo storico come quello in cui visse Francesco, mentre vigeva una visione mercantile della vita, Francesco ha saputo accogliere il cristianesimo alla luce della povertà e della fratellanza - evidenzia Ambrosio -; ha compreso che se non si riconosce il legame con il Signore e con la natura si diventa schiavi di un mondo senza valori».

Incollato alla televisione anche il numero due della diocesi di Piacenza-Bobbio, il vicario generale monsignor Giuseppe Illica, già missionario in Sudamerica. In Brasile.

«Mi sembra un gesto bello già il nome che ha scelto, Francesco - osserva don Illica -, poi la cosa straordinaria della richiesta della benedizione da parte del popolo, l'insistenza dell'essere vescovo di Roma che teologicamente è un'affermazione molto forte». Che cosa potrà dare un Papa sudamericano al mondo? «L'amore per i poveri - risponde il vicario generale - la vicinanza alla gente, la semplicità, la minore burocrazia».

E' festa nel convento dei frati minori francescani di Santa Maria di Campagna. «Mi ha fatto un'ottima impressione - dice il rettore e guardiano, padre Secondo Ballati -, la sua umiltà, l'essere al di fuori delle etichette. Poi ha chiesto di pregare per lui e si è inginocchiato davanti ai fedeli. Mai nessun Papa lo aveva fatto il giorno della sua nomina. E' segno di una grande comunione con la gente».

Felici della scelta di Bergoglio nella casa madre degli Scalabriani. «I nostri padri sono sempre stati vicini al cardinale di Buenos Aires - spiega il superiore, padre Gaetano Parolin -, purtroppo oggi non abbiamo più padri piacentini in Argentina». La tradizione missionaria della diocesi di Piacenza-Bobbio è rivolta verso il Sudamerica ma in modo quasi esclusivo verso il Brasile. L'unico sacerdote inviato in Argentina da Piacenza è don Fausto Capucciati che tuttavia è tornato in Italia già nel 1994. Don Capucciati non venne inviato nel paese di Papa Bergoglio come "fidei donum" ma come appartenente al movimento di Comunione e Liberazione. «Non ho mai conosciuto il nuovo Papa - confessa al telefono dalla sua parrocchia di Momeliano -, mi sembra una persona umile ma, a quanto dicono gli argentini, una persona anche tosta, che si saprà far rispettare».

Federico Frighi

14/03/2013 Libertà



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