sabato 23 marzo 2013

Bianchi: un Papa forte e saldo

«Ci vorrà un Papa forte, saldo, capace di dialogare con la modernità». Lo sostiene con fermezza Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, in Duomo prima della "lectio magistralis" sulla Lumen Gentium, la costituzione conciliare sul volto della Chiesa. Quella di ieri sera era l'ultima delle quattro lezioni organizzate dall'Ufficio pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio sulle altrettante costituzioni conciliari nel cinquantesimo anniversario del Vaticano II. Dal conclave appena annunciato dovrà uscire il nuovo volto della Chiesa, simile a quello abbozzato ma mai completato dalla Lumen Gentium. «Potrà uscire qualunque Papa, di qualunque nazionalità - continua Bianchi a margine della "lectio" -, l'importante che sia un Papa che nella Chiesa voglia la trasparenza, voglia una Chiesa che sa dialogare con gli uomini, che sa ascoltarli, perchè nel grande mutamento in atto a livello antropologico e culturale dell'Occidente, gli uomini hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e che dia loro un orientamento per la ricerca di senso».


In apertura ringrazia il vescovo Gianni Ambrosio per averlo invitato nella cattedrale di Piacenza

e mette subito in chiaro che il Concilio è «la grande grazia del ventesimo secolo per la Chiesa», richiamando una frase di Giovanni Paolo II, ma anche come sia «ancora da realizzare in molte sue parti», riprendendo le parole di Benedetto XVI. Ricorda come la Lumen Gentium sia stata promulgata nel novembre del 1964 con 2.151 voti favorevoli e 5 contrari. «Una grande convergenza - osserva - e la sensazione comune che fosse il documento più importante uscito dal Concilio». Un documento che resta tuttavia «timido sulla necessità della riforma della Chiesa, di cui in questi giorni vediamo tutta l'urgenza». «Soprattutto per questa costituzione, si attende una realizzazione che è appena abbozzata ma lontano dall'essere adeguata - spiega Bianchi -. L'idea è che la Chiesa sia non una società che visibilmente sta nella storia, ma soprattutto un mistero, non un enigma ma un qualcosa che Dio rivela. Con tante sfaccettature. La Chiesa è corpo di Cristo, comunione, dimora dello Spirito Santo, ovile, campo, immagini che non esauriscono la Chiesa come mistero». Quella più forte è la Chiesa "popolo di Dio", «espressione che appariva come nuova in quel momento storico». Una realtà di popolo fatta dalla gente, in cammino, «che abbisogna degli uomini e della storia, anche dei non cattolici». Un'immagine molto forte che più avanti, negli anni Ottanta, mutò: «Si guardò alla Chiesa come comunione: da un lato un passo in avanti per la dimensione spirituale profonda, dall'altro si è pensato più al mistero che non agli assetti e alle strutture che devono mutare nella storia, a seconda delle esigenze dei tempi e dei bisogni degli uomini. Questo è un cammino ancora da fare».

Il priore Bianchi non abbandona la speranza. Dice di non temere per il futuro del Vangelo e del Cristianesimo ma invita la Chiesa di oggi ad un'assunzione di responsabilità: «Occorre che si privilegino la trasparenza, un senso di giustizia profondo, nuove vie con lo stile di Cristo, una Chiesa più povera nel mondo, capace di dialogo anche con chi non vuole dialogare con noi. Gli uomini di oggi, è vero, sono lontani dalla Chiesa ma non sono contro il Cristianesimo. L'umanità ha bisogno di una Chiesa che la comprenda e che usi verso gli uomini tanta misericordia».

Federico Frighi

09/03/2013 Libertà



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