sabato 16 febbraio 2008

Il saluto del sindaco Reggi al vescovo Ambrosio

Eccellenza,
è con profonda emozione che, anche a nome della collettività piacentina, sono lieto di porgerLe il benvenuto nella nostra città, che oggi La accoglie con sincera e gioiosa partecipazione. Oggi festeggiamo il Suo ingresso nella nostra Diocesi e desidero quindi esprimere con queste parole la vicinanza, l’affetto, l’abbraccio ideale di tutti i piacentini, sottolineando, nel contempo, la storia e le eccellenze di una realtà bimillenaria quale è Piacenza.
Terra di papi, come Gregorio X, guelfa per vocazione, nel Cinquecento visse il dominio dei Farnese. Qui crearono il loro avamposto militare proprio come avevano fatto i legionari romani nel 218 a.C., quando fondarono la città per contrastare le truppe di Annibale. Una città dove i mercanti, nel Medioevo, si fecero conoscere in tutta Europa per la loro intraprendenza commerciale ed economica. Piacenza batteva addirittura moneta e teneva un’università.
Nei secoli, questa città è stata crocevia di razzie spagnolesche, francesi e asburgiche, ma anche luogo di transito di pellegrini ansiosi di conoscere il messaggio di Cristo: perché da queste parti la via Francigena ha avuto un ruolo importante per la storia e la cultura cristiana. Il suo patrono, S. Antonino, è un martire cristiano che difende gli ideali della fede e proprio per questo viene ucciso.
Eccellenza, chi non ha memoria del proprio passato non può essere padrone del proprio futuro, perché, come diceva Enzo Biagi “la vita è memoria”.
Durante il Risorgimento, Piacenza si distinse per l'annessione al nascente Regno d'Italia, con un plebiscito in cui la quasi totalità dei votanti scelse di seguire le sorti del Piemonte, tant’è che per questa ragione fu nominata la Primogenita. Spettò alla cultura, un ruolo fondamentale nel rimarcare e diffondere lo spirito volto, nell’Ottocento, all’unità nazionale, e, nel secolo scorso, alla ricerca di un’identità comune europea.
E anche la Chiesa piacentina ha confermato, con la sua storia, quello stesso legame profondo e inscindibile tra cultura e società. In questa città è nato il cardinale Giulio Alberoni, il quale decise di lasciare in dono a Piacenza il collegio a lui dedicato; un’istituzione che nel tempo ha formato prelati e porporati, alcuni dei quali hanno poi prestato il loro servizio a Sua Santità.
Negli anni, il confronto tra Chiesa e mondo laico ha prodotto fermenti culturali e sociali di rilevante importanza. Non a caso, questa terra, per tradizione e per vocazione, ha visto affermarsi grandi personalità ecclesiastiche: dal Beato Giambattista Scalabrini, che ha dedicato la sua opera ai migranti del secolo scorso, al cardinale Agostino Casaroli, uomo del dialogo tra la Chiesa e l’Est europeo prima della caduta del Muro di Berlino, fino al cardinale Ersilio Tonini, che con la sua spiccata capacità comunicativa porta le parole del Vangelo ai giovani, anche attraverso i media.
Discreta e sfuggente alle classificazioni, Piacenza è stata definita “terra di passo”, anche da Leonardo Da Vinci, per la sua posizione strategica, crocevia tra regioni diverse. Ciò, tuttavia, non ha impedito ai piacentini di esprimere una propria identità, fondata sui valori della libertà, della giustizia sociale, della solidarietà, della tolleranza e della pace.
Piacenza, nel rispetto dei ruoli che ciascuno occupa a livello istituzionale, indossa un abito intessuto di quella generosità silenziosa e concreta che caratterizza il volontariato, con le sue numerose associazioni pronte a intervenire in favore degli ultimi e dei deboli, sia sul nostro territorio che nei Paesi più lontani e bisognosi d’aiuto. La solidarietà nei confronti di popolazioni dilaniate dalla povertà e dalla guerra ci ha condotto a rafforzare, in particolare, il legame con l’Unicef e con altre organizzazioni umanitarie, che si concretizza nel sostegno diretto ed esclusivo a strutture di accoglienza rivolta alle ragazze e ai ragazzi di strada in Congo e in altre parti del mondo.
Un’attenzione, quella rivolta ai più piccoli, che si riflette anche in ambito locale, innanzitutto attraverso progetti mirati a restituire loro quegli spazi di socializzazione che l’evoluzione del territorio urbano rischia di cancellare. Una politica che considera i bambini al primo posto, e insieme a loro gli anziani, che rappresentano un quarto della nostra popolazione e ai quali vogliamo essere particolarmente vicini. Sia a coloro che sono indipendenti e attivi, ma soprattutto ai non autosufficienti, a quanti vivono situazioni di solitudine.
Piacenza sta cambiando volto: se è vero che è stata città di chiese e caserme, in questi ultimi anni è emersa una forte volontà di recupero agli usi civili delle aree militari e industriali dismesse, che potranno diventare spazi di aggregazione, accoglienza ed elementi di riqualificazione urbana.
Quanto alle chiese, voglio ricordare ciò che disse a proposito della basilica di S. Antonino lo scrittore Giorgio Manganelli: “E’ una meraviglia. E’ forse una delle meraviglie di Piacenza. Una chiesa di gran classe, nasce carolingia, si imparenta col Gotico… Qui si discusse della pace di Costanza tra gente teologica ed irta”. E non posso non citare la maestosità della Cattedrale, che oggi ci accoglie per questo evento di particolare importanza. In queste due chiese si impastano storia e cultura, romanico medio padano e rinascimento, vita e morte, mercanti senza tempo di un Medioevo lontano e gente comune, che ancora oggi fa di questi tesori il centro dei momenti di raccoglimento e di preghiera.
Poco distante dalla basilica patronale c’è il nostro teatro, il Municipale, che nel 2004 ha celebrato i duecento anni dalla nascita. Sul palco del teatro piacentino si sono esibiti i grandi nomi della lirica, della prosa e della concertistica, e ancora oggi si alternano grandi maestri capaci di attrarre, oltre agli appassionati di sempre, un pubblico giovane in forte crescita.
Una città è fatta di tante presenze più o meno evidenti, ma tutte ugualmente importanti. Tra queste realtà preziose c’è il 2° Reggimento del Genio Pontieri – presente da più di 120 anni a Piacenza – impegnato in missioni di pace in Kosovo e in Afghanistan, dove abbiamo pianto, recentemente, la scomparsa del maresciallo capo Daniele Paladini, brutalmente ucciso da quel fondamentalismo che ognuno di noi respinge con forza. I Pontieri ricostruiscono, ripristinano arterie stradali e nuovi ponti, e allora parlare di ricostruzione, in questo caso, significa guardare con fiducia al domani ma anche, inevitabilmente, ritornare con la memoria all’epoca in cui fu il nostro Paese a conoscere la devastazione della guerra. In quegli anni, il territorio piacentino poté contare sull’impegno e sul coraggio di oltre seimila partigiani. Al termine del secondo conflitto mondiale, la città pianse 926 caduti – molti dei quali giovani – e altrettanti feriti, in una strenua battaglia per la Resistenza contro il nazi-fascismo che le è valsa la Medaglia d’Oro al Valore Militare. E, prima ancora, la consapevolezza del sacrificio in nome della libertà e della democrazia.
Ideali altissimi, questi, già rivendicati nelle prime lotte operaie tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in una Piacenza che nel 1891 aveva visto sorgere la prima Camera del Lavoro d’Italia.
La svolta del XX secolo comportò un fervido impulso allo sviluppo economico: fiorivano, in città, le industrie manifatturiere, meccaniche e i bottonifici, dove venne impiegata anche e soprattutto la manodopera femminile. Gli archivi fotografici del tempo ci restituiscono profili di donne chine nei campi, su distese di pomodori o in fabbrica. La fatica quotidiana si rivelò un passo fondamentale nell’acquisizione di autonomia, e il lavoro fu, per quelle donne e ragazze fiere e forti, una conquista dura, ma essenziale, nel lungo cammino verso il riconoscimento della parità di diritti che conduce sino ad oggi: il mondo femminile è alla ricerca, con successo, di una propria dimensione professionale e politica, destinata a crescere e ad essere sempre più qualificata.
Nella nostra città, nei primi anni Cinquanta, sorse, come Ella ben sa, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, avviata da Padre Agostino Gemelli. Una realtà accademica che ben presto assunse dimensioni importanti. Gli studenti provenivano e provengono da tutta Italia. La Cattolica è da sempre un centro di eccellenza a supporto dell’industria agricola, che nel territorio piacentino ha avuto e ha tuttora un ruolo fondamentale, soprattutto nell’agroalimentare.
Un ulteriore elemento di pregio, per Piacenza, è costituito dalla presenza del Politecnico di Milano, che valorizza la nostra tradizione imprenditoriale nei settori della meccanica, dei trasporti e dell’energia.
L’economia del nostro territorio risente delle sofferenze esistenti a livello nazionale, ma la qualità delle aziende, soprattutto di piccole e medie dimensioni, che Ella avrà modo di conoscere, è all’avanguardia e ci consente di guardare con fiducia al futuro. Inoltre, si sta ampliando una rete di infrastrutture moderne, adeguate alle esigenze delle realtà che portano lavoro e occupazione in questo contesto in espansione. Non possiamo però dimenticare che anche qui, come in ogni città italiana, esistono sacche di povertà e di emarginazione. La qualità della vita è buona, è vero, ma di questi tempi la crisi coinvolge soprattutto i più deboli e i meno abbienti, che dobbiamo mettere in condizione di migliorare la loro situazione sociale.
Favorire la coesione sociale significa anche procurare un ambiente sicuro ai propri concittadini, attraverso la riqualificazione e la ricostruzione urbana, e servizi basilari in campo educativo, sociale e culturale.
Mi rivolgo dunque a Lei, Eccellenza, chiedendoLe di accompagnarci in questo difficile percorso, nel tentativo di dare conforto a chi ne ha realmente bisogno e di far sì che coloro che vivono in situazioni di privilegio abbiano la giusta sensibilità per una città più solidale, più equa e meno rintanata in quell’individualismo che è il male del nostro tempo.
In questa terra di confine, crocevia di culture e tradizioni, che oggi si interroga sulla crescente complessità del mondo e della società contemporanea, il dialogo tra laicità e spiritualità rappresenta da sempre uno stimolo prezioso alla riflessione e al dibattito pubblico. Sono certo che a Piacenza potrà trovare una comunità aperta all’ascolto e desiderosa di condividere, insieme a Lei, un percorso di crescita interiore e riscoperta di valori essenziali quali la carità cristiana, l’incontro con la diversità, l’attenzione alle necessità di chi vive situazioni di disagio, solitudine e povertà.
Eccellenza, un’ultima considerazione. Ella è un viaggiatore, porta tra la gente la parola di Dio e, come diceva William Shakespeare, “quelle dei viaggiatori non furono mai frottole, anche se qualche pazzo sedentario non è disposto a crederle”. Ecco, insieme possiamo dare un senso a questo viaggio continuo, in una Piacenza che deve crescere e far sì che i “sedentari”, intesi come coloro che rifiutano il cambiamento e si richiudono nel loro immobilismo, siano sempre meno.
Anche con questo intento, farò il possibile, come sindaco, affinché la collaborazione tra mondo laico e cattolico prosegua proficuamente, come è avvenuto in passato. Perché anch’io sono convinto, come Ella ha affermato in un suo intervento che ho avuto il piacere di leggere, che “il segreto è guardare la realtà sapendo vedere, nelle piccole trasformazioni di ogni giorno, il fondamento di una speranza grande”.
Grazie.

Nessun commento: