domenica 28 ottobre 2007

Tonini prete da 70 anni

Il cardinale piacentino, oggi 92enne, venne ordinato

a Santimento dal vescovo Menzani il 18 aprile del 1937

"Tonini, prete da settant'anni"

Per l'anniversario gli auguri di Ratzinger e un convegno di bioetica


da Libertà, 18 aprile 2007


Oggi interviene a Melegnano ad un convegno di bioetica, domani presenterà
un libro a Cinisello Balsamo, ieri mattina, a Ravenna, ha parlato per oltre
un'ora ai microfoni di una troupe Rai. È la vita frenetica di un arzillo
92enne che da settant'anni esatti veste la talare e ne va fiero. Mai un
ripensamento, mai un “rospo ingoiato” o un “obbedisco” uscito tra i denti.
Il cardinale Ersilio Tonini non ha difficoltà a dire: «Sono nato prete
e nella mia vita sono stato fortunato: ho fatto quello che avevo sempre
desiderato sin da quando avevo sei anni». Questa mattina ricorrono i 70
anni esatti dal giorno dell'ordinazione di Tonini; due giorni fa, Benedetto
XVI° ha festeggiato il suo ottantesimo compleanno. Il cardinal Tonini e
papa Ratzinger non hanno mancato di scambiarsi vicendevolmente gli auguri per questi due eventi da celebrare.

In realtà il cardinale piacentino, a quanto racconta la suora sua assistente,
non ha dato troppa pubblicità ai suoi settant'anni di sacerdozio che, a
Ravenna, sono stati celebrati ieri mattina con una cerimonia molto sobria
all'interno della comunità in cui Tonini vive. È tuttavia sufficiente una
telefonata da Piacenza perché la macchina dei ricordi del cardinale si
metta in moto e continui inesauribile con incredibile dovizia di particolari.
«Nel 1937 siamo stati ordinati sacerdoti in 24 dal vescovo Menzani - esordisce
il cardinale -, in 4 a Santimento il 18 aprile. Il vescovo, in quel periodo,
stava facendo la visita pastorale ed è stato per questo motivo che l'ordinazione
non si tenne in cattedrale. Di quei 24 siamo rimasti in due: io e monsignor
Luigi Molinari, che fece il parroco a Pianello».
«Di quella data ho un
ricordo splendido - dice Tonini - era il giorno in cui si arriva allo scopo
di tutta una vita, un sogno che si corona». Già, perché Ersilio Tonini
ha cominciato presto ad avere le idee chiare: «Ho iniziato a rendermene
conto a 6 anni: mio padre stava menando la polenta sul fuoco la sera, io,
che ero piccolino, mi infilai sotto il camino e gli chiesi, in dialetto,
se ci volevano molti soldi per studiare da prete. Mi rispose che ce ne
volevano tanti. Poi si confidò con mia madre la quale, un giorno, mi chiamò
e mi disse: “Sono desideri belli, però ora sei piccolo, poi si vedrà, adesso
pensa a fare il bravo a stare vicino al Signore, ma non rivelare a nessuno
il tuo desiderio sennò non saresti più libero». «Fu un suggerimento ottimo
- continua il cardinale -, se avessi cambiato parere sarei stato segnato
per la vita, se avessi reso pubblico il mio desiderio, qualcuno avrebbe
potuto tentare di convincermi a desistere». Tonini è un fiume in piena:
«Un giorno un contadino che aveva intuito qualche cosa mi disse: “Ragazzo
non vorrai mica fare il prete?! Perché, devi sapere, sono tutte favole
e i preti servono solo a mantenere la santa bottega”. Io non dissi nulla
e mi tenni tutto per me, con una gran voglia di guardarci dentro. Quando
arrivai al liceo mi buttai sulla filosofia e gli studi supportarono il
mio convincimento».
Settant'anni con la medesima “casacca” sono un primato
invidiabile: «I momenti belli sono stati tanti. Non mi sono mai pentito,
assolutamente. Quando ero chierichetto a Centovera e il parroco parlava
a messa mi chiedevo perché non potessi farlo anch'io». Siccome a San Damiano
era già tutto esaurito, tutte le domenica il piccolo Tonini andava a piedi
fino a Centovera per fare il chierichetto. «Rifarei la stessa scelta anche
ora, a distanza di settant'anni: era un desiderio per il quale sono nato,
non ho sognato altro che fare il prete».
«Nel mio paese - prosegue - quando
hanno saputo che il figlio di un contadino andava a fare la quarta elementare
a San Giorgio e la quinta a Carpaneto si sono meravigliati tutti, quando
hanno capito che volevo andare in seminario erano molto sorpresi. Nel mio
paese non era mai accaduta una cosa del genere». La scelta di fare il prete
sorprenderebbe oggi come allora, ma oggi, come allora, Tonini direbbe di
sì: «Oggi il problema è un altro: il clima familiare. A casa mia c'era
una grande serenità, mio padre non ha mai alzato la voce con mia madre.
Oggi c'è una tensione verso lo star bene, mia madre, invece, mi comunicò
lo stupore per essere al mondo». «Sono stato molto fortunato come uomo
e come sacerdote. Ho fatto tanto: lo studio a Roma, poi Piacenza e la guerra,
a Salsomaggiore, il Nuovo Giornale, la nomina a vescovo, insomma ti rendi
conto che c'è un'attenzione di Dio su di te».
Federico Frighi

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