domenica 28 ottobre 2007

Tonini su Marta e Milagros

Sulla vicenda delle gemelline siamesi peruviane

Tonini, i giornalisti hanno agito bene

da Libertà, 30 maggio 2000


L'obiettivo dell'opinione pubblica mondiale puntato sulle gemelline Marta
e Milagros sancisce la vittoria dell'uomo sui falsi idoli dello sport e
dello spettacolo. Con questa riflessione il cardinale Ersilio Tonini, a
margine del convegno alla Cattolica, è intervenuto in difesa dei mezzi
di comunicazione che «hanno illuminato a giorno» la vicenda delle gemelline
siamesi peruviane. Fallito il tentativo di salvare una delle piccole, il
dramma consumatosi all'ospedale di Palermo ha messo sotto accusa tv e giornalismo
per l'eccessiva pubblicità con cui, secondo alcuni (anche tra le alte sfere
della Chiesa cattolica), sarebbe stato trattato il caso di Marta e Milagros.
Diversamente ha dimostrato di pensarla il porporato: «Che il mondo intero
abbia trepidato per queste due creature e si sia intenerito di fronte al
loro caso significa che finalmente la nostra attenzione non si è fermata
solo su Schumacher, la formula uno o i prossimi campionati europei di calcio;
ma che c'è qualche cosa di più grande: il mondo intero che si ferma ad
ascoltare la storia di due bambini». «I bambini - ha continuato il porporato
- sono stati da sempre il tesoro e la misura del valore della società».
Tonini ha portato ad esempio le popolazioni latine: «I romani, che non
erano stupidi, avevano tradotto nel loro linguaggio questo grande valore:
i figli li hanno chiamati necessarii». « A prima vista sembrerebbe il contrario
- ha proseguito -: che i genitori siano necessari ai figli. Invece i romani
erano già arrivati alla conclusione che i figli erano irrinunciabili da
un punto di vista affettivo». Monsignor Tonini, da giornalista qual'è
(in passato è stato direttore del settimanale della diocesi piacentina
«Il nuovo Giornale» ed oggi scrive le sue riflessioni sul «Corriere della
sera"), ha difeso la categoria, vittima, secondo il porporato di un abbaglio
pilotato. «Il mondo giornalistico è stato deviato - ha detto Tonini -:
non ci hanno fatto sapere quale era la percentuale di riuscita dell'intervento
chirurgico sulle gemelline. Se ci avessero rivelato che c'era soltanto
il dieci per cento di probabilità che l'intervento riuscisse, allora sì
che c'era da chiedersi se fosse veramente valsa la pena di porre questa
sfida». Il dito è puntato verso gli uomini della scienza: «Gli scienziati
devono essere più precisi, sono loro che devono aiutare l'opinione pubblica
a dare un giudizio morale». E ancora: «Il fatto diventa valore quando l'intelligenza
lo misura». Un esempio: «Dell'animale si giudica solo il risultato di un'azione:
il cane che sbrana non ha consapevolezza di sbranare». Diverso è per l'uomo:
«Dell'azione umana non si riportano soltanto i dati di fatto: ci si interroga
se una data cosa era giusta o non era giusta». «E quale è la misura per
giudicare» si è chiesto Tonini «se non la dignità della persona umana».
La conclusione: «Se la risposta, anche della morale, è stata incerta è
perché non ci sono state date indicazioni scientifiche abbastanza sicure».
Montanelli ha altre opinioni Indro Montanelli non la pensa come il cardinale
Tonini, a proposito dell'interesse dei media sulla vicenda delle gemelline
siamesi. «Una storia sfruttata come uno spettacolo, quando non c'era nulla
da spettacolarizzare": non ha dubbi Montanelli nel bollare con un secco
«non mi è piaciuta per niente» la vicenda delle due gemelline siamesi Marta
e Milagros, morte durate l'operazione per tentare di separarle e consentire
a una di loro di sopravvivere. Montanelli, che esprime dubbi sulla decisione
di fare l' operazione, a margine di un convegno per ricordare il ventennale
dell' uccisione del giornalista Walter Tobagi, afferma che «aver messo
l'intervento sotto gli occhi di tutti puzza di esibizionismo», e dice di
essere «dalla parte del chirurgo che non ha voluto partecipare: i fatti
gli hanno dato ragione, anche se l'intervento fosse riuscito e si fosse
salvata una vita, mi domando che vita sarebbe stata». Per Montanelli infatti,
a prescindere dagli aspetti fisiologici dell' intervento, non si è pensato
a quelli morali e psicologici, perchè se Marta fosse sopravvissuta «avrebbe
sempre saputo che era viva grazie alla morte della sorella».

Federico Frighi

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