domenica 23 settembre 2007

Monari e la Sindone

In cinquecento hanno partecipato ieri al viaggio verso il Duomo di Torino organizzato dalla nostra diocesi per l’ostensione di fine millennio
Anche i piacentini “stregati” dalla Sindone
Guidati dal vescovo Monari hanno sostato in preghiera davanti al sacro lenzuolo


da Liberta, 26 aprile 1998

Commozione, incredulità, lacrime
sui volti della gente all’uscita
dal duomo di Torino.
Potenza della Sindone, il lenzuolo
in cui la tradizione, ma
non la scienza, vuole avvolto il
corpo di Gesù morto in croce.
Al pellegrinaggio organizzato
dalla diocesi per l’ostensione
di fine millennio era tutto esaurito
già da tempo: dieci pullman,
oltre cinquecento persone
provenienti per lo più da
Piacenza, Vigolzone e Borgonovo.
Molti quelli che sono dovuti
rimanere a casa.
Primo dei piacentini ad entrare
nella cappella della Sindone
è stato il vescovo Luciano
Monari, accompagnato dal segretario
don Giuseppe Basini.
«La Sindone è un aiuto a contemplare
e a guardare il Cristo
- ha detto il vescovo nell’omelia
officiata nella chiesa di Santa
Giulia all’arrivo del pellegrinaggio
-. Su quel telo si possono
vedere i segni della sofferenza
di Cristo che sono i nostri peccati
». Per monsignor Monari si
è trattato del battesimo dell’ostensione.
Mai era stato a Torino
a vedere il “sacro lenzuolo”.
Chi ci è già stato nel 1978 è
invece l’avvocato Andrea Losi
che nel tempo ha maturato
sempre più la convinzione dell’autenticità
della Sindone. Il
principe del foro si augura che
la scienza riesca a provare
quello che la Chiesa non è ancora
riuscita a definire. «Per
me - ammette Losi - è veramente
il sudario di Cristo. È un fatto
straordinario». Profondamente
commossa la moglie,
Bianca Luppi: «Qui c’è stato avvolto
il Salvatore», dice sottovoce.
C’era già stato anche nel
’78 ma è voluto ritornare. Pierino
Monticelli, 60 anni: «È
sempre impressionante vederla
- rivela -. Quello è il corpo di
uno che ha le stesse ferite di
Gesù». Per Paola Brandini è invece
la prima volta. «Sono emozionata
- balbetta la signora
-. È un momento indescrivibile
». Non trova le parole neppure
Laura Raimondi che alla fine
commenta: «La Sindone fa
venire in mente le sofferenze
del mondo». «Ho ripensato alla
passione del Signore e al Venerdì
Santo», rivela a caldo
un’altra signora, Piera Corona,
mentre è ancora in duomo.
«Papà, posso toccarla?».
A fare l’improponibile domanda
è Carlo Braghieri, 7 anni,
che lunedì dovrà portare alla
maestra una dettagliata relazione.
Scontata la risposta.
L’ultima ostensione del millennio
ha raccolto consensi anche
per l’organizzazione- «Nel ’78
arrivavi direttamente davanti
alla Sindome senza alcuna preparazione
- ricorda Luigi Rizzi,
51 anni, di Gropparello - Oggi
c’è che ti aiuta a capire».
Tutti escono dal duomo soddisfatti,
compresi i più anziani.
«È tutta un’altra cosa rispetto
alla ostensione del ’78 - inizia il
suo monologo Carla Cella -. Allora
aspettammo due ore sotto
il sole e in mezzo alla polvere».
L’unico neo nell’organizzazione
lo trova Magda Pagani, «Avrei
voluto avere più tempo a
disposizione e una maggiore
possibilità di raccoglimento».
E come darle torto. I famosi due
minuti davanti alla Sindone in
realtà erano cumulativi: una
sosta in compagnia di una cinquantina
di persone fra spintoni
e raffiche di scatti di macchine
fotografiche senza flash.
Federico Frighi

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