domenica 23 settembre 2007

Monari scorta

Dopo le minacce a monsignor Bagnasco le misure di protezione potrebbero aumentare
“Angeli custodi” per il vescovo
Agenti in borghese ad ogni uscita pubblica di Monari


da Libertà, 11 aprile 2007

Due “angeli custodi”, a volte tre, vegliano sul
vescovo Luciano Monari durante ogni sua uscita
pubblica piacentina. Sono le misure di protezione
disposte dalla questura di viale Malta
per garantire la sicurezza del capo della diocesi
di Piacenza-Bobbio. Da quando il presule è
stato nominato vice presidente della Cei (la
Conferenza episcopale italiana) per il Nord Italia
la sua posizione è divenuta ben più istituzionale
di quanto potesse essere quella di
un vescovo di Piacenza-Bobbio, sia pur conosciuto
e stimato, però sempre titolare di una
chiesa di “provincia”. Ecco dunque spiegata
l’attenzione della questura per monsignor Monari,
attenzione che potrebbe aumentare in
queste ore in seguito alle minacce, anche di
morte, ricevute pubblicamente dal presidente
della Cei, l’arcivescovo Angelo Bagnasco.
Monsignor Monari, nelle
sua veste di vice presidente
della Cei, è intervenuto più
volte, anche su Avvenire, il
quotidiano dei vescovi, ribadendo
il messaggio della
Chiesa italiana sul valore e
sull’unità della famiglia. A
differenza dell’arcivescovo
Angelo Bagnasco, tuttavia,
la sua posizione più defilata
sul palcoscenico mediatico
nazionale, ha fatto sì che non
venisse toccato direttamente
dalle contestazioni. Tuttavia,
poiché è meglio essere previdenti,
la figura di Monari è
entrata a far parte di una sorta
di programma di protezione
della questura, voluto dal
precedente questore Piero
Innocenti e perfezionato dall’attuale
Michele Rosato. Una
rete discreta e silenziosa operata
dal personale della Digos
in borghese che sorveglia
il vescovo in tutte le sue uscite
pubbliche. Non solo quelle
tra le vie della città (come la
processione della domenica
delle palme), ma anche le celebrazioni
all’interno delle
chiese, come la messa di Pasqua
in cattedrale o, la meno
nota commemorazione dei
martiri cristiani, nella basilica
di Sant’Antonino. Due, a
volte tre, agenti in borghese
controllano l’esterno e l’interno
dei luoghi sacri con una
particolare attenzione per la
figura del presule, confondendosi
tra i fedeli. Come si apprende
da una fonte vicina alle
forze dell’ordine, si tratta di
provvedimenti assolutamente
preventivi che, almeno a
Piacenza, non sono motivati
da manifestazioni evidenti come
le scritte minacciose apparse
sui muri di Genova subito
dopo la prima presa di
posizione del neo presidente
della Cei sui Dico, accostati
ad esempi estremi come la pedofilia
e l’incesto. Da «Bagnasco
vergogna» si è passati al
ben più inquietante «Bagnasco
a morte» corredato da una
stella a cinque punte, simbolo
delle Brigate Rosse. «Da
noi al momento non ci sono
stati segnali del genere - conferma
il segretario di Monari,
don Giuseppe Basini - a
differenza di monsignor Bagnasco
cui va tutta la nostra
solidarietà: le contestazioni
di questi giorni sono espressione
di un clima di intolleranza
nei confronti della
Chiesa cattolica». L’attenzione
nei confronti del vescovo
diocesano, a Piacenza, come
fa sapere don Basini, è sempre
stata alta e i vari questori
che si sono succeduti in passato
hanno sempre trattato
con un occhio di riguardo i
vescovi. Anche monsignor
Antonio Mazza, predecessore
di Monari, almeno nelle celebrazioni
più importanti, poteva
contare sulla presenza
vigile delle forze dell’ordine.
Federico Frighi

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