domenica 23 settembre 2007

Monari e la Sindone 2

Siamo saliti sul vecchio pullman del “Centro Manfredini”in viaggio verso il capoluogo piemontese
In coda dal mattino per vedere il sudario di Cristo
La visita dura un’ora - Un filmato illustra come è stato possibile “scoprire”il volto di Gesù


da Libertà, 26 aprile 1998

L’unico stridore nel pellegrinaggio
computerizzato di fine
millennio è il vecchio pullman
del “Centro Manfredini” di via
Beati. A metà fra lo scuolabus e
le corriere che giravano per la
provincia nei primi anni ’70, lo
sgangherato torpedone blu,
guidato dal prete in persona
(don Angelo Bortolotti), alla fine
ce l’ha fatta e, sbuffando, è
arrivato pure lui a Torino.Neppure
troppo indietro rispetto ai
nove pullman granturismo affittati
dalla diocesi. Per il resto
l’ostensione di fine millennio è
tutta proiettata verso il futuro.
Prima di tutto l’accesso limitato
e a numero chiuso: 50 mila
persone al giorno. Non una di
più. Senza il tagliando bianco
(è gratuito) non c’è verso di entrare.
Si prenota attraverso un
numero verde oppure “navigando”
in Internet. Addio anche
alle lunghe code massacranti
sotto il sole o la pioggia
di Torino. Stavolta c’è un tunnel
formato da gazebo bianchi
che corre in mezzo ai freschi
giardini reali e ogni tanto anche
panchine di legno su cui riposare.
Ti metti in fila e scopri
un’altra novità: non ci sono
giapponesi. I visitatori sono
quasi tutti italiani e in maggioranza
pellegrini. Vengono
da ogni parte d’Italia. Il gruppo
che precede i piacentini è di
un comune del torinese, Torsello,
distante dal capoluogo
piemontese come Rivergaro lo
è da Piacenza. Sono arrivati in
500 e ritorneranno nelle loro
case rigorosamente a piedi. «
Per fare penitenza», dice il prete
che li guida. La coda procede
veloce fra pannelli appesi che
raffigurano le ostensioni svoltesi
a Torino negli anni passati
(dalla prima, nel 1578, a quella
del 1978) e cartelli che invitano
al silenzio e al raccoglimento.
Tra le barriere di controllo. All’ultima
se non si ha il codice
giusto non si passa. Il percorso
didattico ha il suo culmine nella
sale di prelettura, dove un
filmato mostra il lenzuolo della
Sindone a grandezza naturale
e ne illustra i segni impressi in
negativo. Poi l’ingresso in duomo
da una porta laterale dopo
aver visto i ponteggi attorno alla
cupola ancora sotto restauro
in seguito al furioso incendio
dell’11 aprile scorso. Nella penombra
spunta la teca illuminata.
La Sindone, un telo rettangolare
di 4 metri e mezzo
per uno e dieci, è lì, racchiusa
in un sarcofago di vetro da quasi
quattro tonnellate. Stavolta
l’hanno realizzato anti-tutto:
furto, incendio, terremoto,
bombe. Intorno alla teca tutto
un drappeggio di velluti viola,
il colore della liturgia. A gruppi
di 50 ci si ferma per circa
due minuti. Giusto il tempo per
uno preghiera e un’emozione.
Alla fine si esce nel cortile del
palazzo reale: un’ora di visita è
terminata l’ostensione più veloce
del millennio.
f.fr

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