domenica 23 settembre 2007

Monari Pasqua 2007

Sei battesimi nella notte di Pasqua
Il vescovo:«Scegliamo davvero.È in gioco la nostra vita»


da Libertà, 10 aprile 2007

Nicola, macellaio originario del
Camerun, Mariella, impiegata
proveniente dall’Equador, Eric
e Gabriel, studenti di 23 e 17 anni
nati in Perù, Arta, badante
albanese. Sono i cinque adulti
battezzati dal vescovo Luciano
Monari - con loro c’era anche
un bambino - nella notte di Pasqua,
cinque persone che hanno
scelto di diventare cattoliche
provenendo da esperienze diverse,
come il protestantesimo
o l’islam moderato dei Balcani.
Per la Chiesa cattolica piacentina,
quello di sabato sera in cattedrale
è stato il clou delle celebrazioni
della Pasqua 2007 (terminate
con la messa festiva in
duomo e nella concattedrale di
Bobbio), ed è per questo che il
vescovo ha voluto un segno forte
per tutta la comunità cristiano-
cattolica locale. Nella notte
in cui la Chiesa celebra la resurrezione
del Cristo, cinque persone
ricevono i sacramenti dell’iniziazione
cristiana (battesimo,
comunione e cresima) dopo
un cammino durato oltre un anno.
«Vorrei che la Pasqua fosse
vissuta non solo come festa che
parla di un evento misterioso
lontano da noi, ma come una opportunità
concreta che ci viene
offerta dalla grazia di Dio» dice
Monari nella notte della veglia.
«Siamo così abituati ai nostri
vecchi modelli di vita che non
immaginiamo neppure che si
possa mutarli - osserva il vescovo
nel passo più laico del suo intervento
-. Sappiamo e riconosciamo
anche apertamente che
sono modelli fasulli, avvilenti».
«Un cantante o una top model
che si drogano - continua il presule
- o un ricco che si fa di cocaina
sono evidentemente persone
infelici che cercano di anestetizzare
con la droga la propria
infelicità, ma nonostante
questo ce li propongono come
dei modelli invidiati. Invidiati
per che cosa? Perché sono ammirati
da tutti? Sappiamo che si
tratta di un mondo falso, e però
facciamo fatica a staccarcene, a
immaginare di costruire un
mondo dove si viva per dei valori
autentici».
«La Pasqua è occasione di questo:
ci viene dato un modello» evidenzia
Monari. A prima vista
«non è un modello gradevolissimo
- riconosce il vescovo - perché
il suo logo, il suo simbolo, è
il volto umiliato del Crocefisso.
Eppure, quel volto parla di un amore
che rigenera, che dà speranza,
che assume senza sconti
tutta la fatica di vivere, ma trasforma
questa fatica di vivere
in amore generoso».
Accanto a sé ha il vicario generale
monsignor Lino Ferrari
e quello episcopale monsignor
Giuseppe Busani. È proprio
Busani, assieme alla scalabriniana
suor Zoya, ad aver seguito
in prima persona il cammino
dei cinque nuovi battezzati.
«Sono persone che hanno compiuto
un cammino di preparazione
individuale lungo un anno
- spiegherà poi la religiosa -
nelle loro parrocchie, seguiti da
un accompagnatore ed hanno
preso parte anche a momenti
comuni». È il cosiddetto catecumenato:
il percorso che l’adulto
deve fare per far parte della comunità
cattolica. In tempi di
proselitismo dilagante da parte
di sette o pseudo tali, la Chiesa
piacentina risponde così, con
un cammino e una proposta forte
ed onerosa, mirata a formare
cristiani praticanti, motivati e
convinti. È questione di scelte.
Lo ribadisce Monari dal pulpito
la notte di Pasqua: «Tocca a noi
scegliere, ma scegliamo davvero!
Non basta deplorare i cattivi
modelli, o dire parole carine su
Gesù Cristo. È in gioco la nostra
vita: si tratta di perderla o di
salvarla, di renderla degna dell’uomo
o di buttarla via come
un rifiuto». Parole che suonano
come una sveglia per i cattolici
piacentini e che non possono essere
lette non tenendo conto delle
esortazioni di papa Benedetto
XVI e della Cei (di cui Monari è
vice presidente) sull’unità della
famiglia.
Negli ultimi sette anni sono
stati oltre cinquanta i nuovi fedeli
della comunità cattolica
piacentina. Soprattutto stranieri
che, arrivati in Italia, hanno
sentito il bisogno di seguire un
percorso di fede con tappe ben
definite. L’ingresso avviene nell’Avvento,
dopo aver esaminato
il candidato, le vere motivazioni
che lo spingono a diventare cattolico.
Dopo alcuni mesi in parrocchia
la seconda tappa si celebra
in Duomo con il vescovo
Monari che ti chiama con nome
e cognome e che ti inserisce sul
“libro della vita”. Da catecumeni
si diventa “eletti” il mercoledì
delle ceneri. Nel periodo
quaresimale altri riti vengono
vissuti nelle parrocchie; poi la
consegna del Padre Nostro e del
Credo, la terza e quarta domenica
di quaresima; gli “scrutini”,
preghiere contro il maligno,
una sorta di esorcismo mirato
a scacciare il peccato originale.
Uno di questi “scrutini” -
il terzo - avviene in cattedrale,
alla fonte battesimale. In ottobre,
novembre e marzo si esce
dal mondo di tutti i giorni rifugiandosi
nei ritiri spirituali. Il
cammino non finisce con la Pasqua.
Continuerà con il quarto
sacramento: quello della confessione.
Un cammino così strutturato
è iniziato nel 2001, quando suor
Zoya ha accompagnato in Duomo
nove albanesi e un’italiana.
Prima i nuovi cattolici adulti,
venivano battezzati e poco più.
«Siamo in un mondo che sta
cambiando - spiega la scalabriniana
- e ci sono sempre più adulti
che richiedono di diventare
cattolici, molti stranieri, alcuni
italiani. In Francia, dove i
fenomeni migratori sono arrivati
prima, il cammino d’iniziazione
è attivo da oltre vent’anni
e la durata della formazione è
più lunga (due o tre anni)».
Federico Frighi

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