domenica 23 settembre 2007

Monari ad limina

I retroscena dell’udienza privata del vescovo.«L’ho trovato sereno,contento
e con molta voglia di fare»
Il Papa esalta la fama dell’Alberoni
Benedetto XVI invitato a Piacenza.Monari:«È più una speranza»


da Libertà, 28 gennaio 2007

Benedetto XVI non ha avuto bisogno dell’atlante
papale che tiene aperto sulla scrivania
durante le visite ad limina. Piacenza la conosceva
già, almeno per sentito dire. A non avere
confini e ad arrivare sin nelle stanze del
Palazzo Apostolico è la fama del Collegio Alberoni.
«Abbiamo iniziato il nostro colloquio
parlando di quello e dei cardinali piacentini»
ha raccontato ieri mattina il vescovo Luciano
Monari, reduce dal faccia a faccia con papa
Ratzinger avvenuto nella tarda mattinata di
venerdì. Quindici minuti da soli nella Biblioteca
privata del Santo Padre nell’ambito della
visita ad limina apostolorum - che i vescovi
devono fare ogni cinque anni - con i presuli
dell’Emilia Romagna. L’esordio sull’Alberoni,
il congedo l’invito a Piacenza, che molto
difficilmente Benedetto XVI potrà onorare.
«L’avevo già invitato prima a
venire a Piacenza - sorride il vescovo
-, l’hanno invitato tanti
altri in tante altre diocesi, ma
non credo che si muoverà così
tanto come Giovanni Paolo II».
Monsignor Luciano Monari,
ieri mattina, ha celebrato, poco
dopo le dodici, la messa per il
patrono dei giornalisti, San
Francesco di Sales. A Piacenza
era appena tornato, nella notte,
dopo un lungo viaggio in auto
dal Vaticano assieme al vescovo
di Fidenza, Maurizio Galli.
«È stato un momento bello, in
amicizia e semplicità» ricorda
Monari il suo quarto d’ora con
il Papa. Quando il maestro di
camera lo ha chiamato e di
fronte a Benedetto XVI lo ha
presentato - “sua eccellenza Luciano
Monari, vescovo di Piacenza
e Bobbio” - anche ad un
presule vice presidente della
Cei, abituato a parlare di fronte
alle folle, il sangue ha cominciato
a scorrere veloce nelle vene.
«Un po’ emozionato lo ero anch’io
» confessa Monari. Ma siccome
Ratzinger - dicono - è uno
che ti mette a tuo agio e non fa
pesare il proprio ruolo, il colloquio
è iniziato e proseguito nel
segno della cordialità. «Abbiamo
parlato per un quarto d’ora
- prosegue Monari - così come
prevede il protocollo: del collegio
Alberoni e della sua ricca
tradizione, dei suoi cardinali,
dei problemi della diocesi di
Piacenza, del calo delle vocazioni,
dela questione della famiglia
(un argomento sul quale
Benedetto XVI insiste molto
con i vescovi, ndr.), del futuro
della comunità cattolica di Piacenza-
Bobbio». Aspetti squisitamente
pastorali, nient’altro,
neppure della Conferenza episcopale
italiana che Monari
rappresenta per il Nord Italia e
della quale è in corso il toto-successore
del cardinal Ruini, con
proprio il vescovo di Piacenza-
Bobbio tra i papabili. «Un quarto
d’ora, compreso il momento
delle foto ufficiali, passa presto
» dice il vescovo. «È un momento
importante - prosegue il
presule -, con la visita ad limina
si ritrova così soprattutto il
senso della comunione. La
Chiesa è fondamentalmente una
comunione, un legame che
passa attraverso i vescovi. La
Chiesa di Roma ha questo compito
di collegamento tra tutta la
cattolicità. L’incontro con il vescovo
di Roma (il Papa, ndr.) è
come ritrovare il senso della
nostra universalità: noi di Piacenza-
Bobbio siamo una piccola
Chiesa ma facciamo parte di
un’unica grande comunità,
quella della Chiesa cattolica».
«Il rapporto con il Papa ci dà
questa ricchezza e gioia - continua
Monari -. Benedetto XV?
L’ho trovato sereno, contento e
con molta voglia di fare».
Federico Frighi

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